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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca

Povertà, a Santa Teresa una borsa di studio per i meno fortunati. 25 accessi al giorno per i servizi docce e ristoro

Istituita una borsa di studio in memoria dei fratelli Luca e Lauro Lanconelli: una ex ospite della Casa della Carità frequenterà un corso per il conseguimento della qualifica di operatore socio sanitario

La settima Giornata mondiale dei Poveri, celebrata domenica, è stata un giorno speciale per Cisse Mame Diarra, ex ospite della Casa della Carità dell’Opera di Santa Teresa. Nel giorno in cui Papa Francesco invita ogni cristiano “a fermarsi e a prendersi cura di chi è in difficoltà”, l’Opera ha consegnato a Cisse Mame la prima borsa di studio istituita in memoria di Luca e Lauro Lanconelli, due fratelli ravennati morti tragicamente in due diversi incidenti. Grazie alla donazione ricevuta dal padre dei due ragazzi, Mame frequenterà un corso per il conseguimento della qualifica di operatore socio sanitario. Un primo grande traguardo per una giovane donna e mamma di tre bambini, che potrà ottenere una qualifica professionale ed entrare a pieno titolo nel mondo del lavoro. Fino a qualche mese fa, Mame e suo marito, entrambi originari del Senegal e in Italia da diversi anni, si trovavano in serie difficoltà economiche e senza un posto in cui vivere. Dopo aver perso la casa, Mame è stata accolta insieme ai suoi tre figli alla Casa della Carità, progetto di accoglienza temporanea avviato dall’Opera per far fronte alla prima grande emergenza, quella abitativa. 

Protagoniste della giornata di domenica sono state anche le testimonianze di alcuni beneficiari dei servizi di Santa Teresa e della Caritas: persone, spesso fragili e sole, e frequentatori abituali del servizio “Docce, Guardaroba e Ristoro”, della Casa della Carità “San Giuseppe”, della Mensa dei poveri e dell’Emporio solidale “Don Angelo Lolli”. Come quella di Elisabetta, che vive in Italia da 24 anni e da 15 ha un’invalidità che non le permette più di lavorare. Elisabetta abita in una casa popolare; a Ravenna è sola, i suoi figli sono rimasti in Polonia, paese in cui è nata. Con i pochi soldi che riceve dai sussidi riesce a stento a comprarsi da mangiare. “Cerco di risparmiare su tutte le utenze di casa. In inverno non accendo mai il riscaldamento, perché i costi sarebbero troppi alti da mantenere. L’Opera di Santa Teresa - racconta - è come una seconda casa: qui posso bere un caffè caldo, mangiare un pezzo di torta, fare una doccia e indossare vestiti puliti grazie al servizio Docce. Ringrazio tutti i volontari e gli operatori, perché ogni giorno ci dimostrano grande comprensione e disponibilità. Ci ascoltano, sorridono e si occupano di noi”.

Beneficiaria dei servizi è anche Ivana, utente abituale dell’Emporio della Caritas e volontaria alla protezione civile. “Si fa fatica ad andare avanti quando si percepisce una pensione molto bassa - dice la 65enne -. L’Emporio è un progetto importante per chi come me vuole continuare a vivere con dignità. Ho ricevuto tanto amore e comprensione dal Centro d’Ascolto della Caritas, cerco di ripagare questa grande generosità svolgendo servizio di volontariato”.

Manuela, 59 anni, e il marito Claudio, 63, non hanno figli e da quasi un anno vivono a Santa Teresa, dopo aver perso il lavoro e la casa. “Non riuscivano più a pagare le rate del mutuo. La nostra casa così è finita all’asta; è stata venduta subito per poche migliaia di euro. Santa Teresa ci ha accolto, qui abbiamo trovato una seconda famiglia. La domenica lavoriamo nella cucina della Mensa dei poveri, dove insieme agli altri volontari prepariamo i pasti per le tante persone che vengono a mangiare. Persone meno fortunate di me e Claudio, perché spesso vivono per strada, al freddo”.

“La collaborazione sempre più stretta tra la Caritas e l’Opera di Santa Teresa  ci permette di far fronte alle nuove forme di povertà, frutto del nostro tempo. Oggi l’emergenza più grande è quella abitativa. Chi non ha più una casa, divent povero di relazioni, affetti, amicizie e ha bisogno di essere accolto e ascoltato. Con il nostro lavoro - spiega Daniela Biondi, vice presidente della Caritas diocesana Ravenna-Cervia - teniamo viva l’attenzione verso gli ultimi. Invito tutti, dunque, a segnalarci storie di solitudine e fragilità, per aiutarci a svolgere bene il nostro compito”.

“La nostra Fondazione – dichiara Filippo Botti, responsabile delle attività istituzionali a Santa Teresa – si impegna ad attivare, insieme alla Caritas, alle istituzioni e agli enti del territorio, percorsi di integrazione sociale per offrire opportunità di riscatto e rendere pensabile la possibilità di una vita dignitosa a chi non riesce neppure ad immaginare una vita. I numeri della povertà nella nostra città sono in continuo aumento. Portando come esempio quelli relativi al servizio “Docce, Guardaroba e Ristoro”, attualmente sono oltre 3.000 gli accessi dall’inizio dell’anno,  circa 25 giornalieri, a fronte dei 6-7 del 2021, anno di avvio del progetto”. Botti ha infine ricordato che sono già iniziati i lavori per l’apertura del nuovo dormitorio cittadino a Santa Teresa e così anche quelli di ampliamento degli alloggi alla Casa della Carità. 

Le celebrazioni di questa mattina si sono aperte con la Santa Messa delle 9:30 nella Chiesa di Santa Teresa e concluse con il pranzo condiviso alla “Mensa della Carità”, a cui hanno partecipato circa 150 persone. Nell’omelia l’arcivescovo di Ravenna-Cervia Lorenzo Ghizzoni ha ricordato il valore della carità: “La carità è l’unica grande risposta capace di eliminare le guerre e la sofferenza umana. È un talento che appartiene a ognuno di noi, ma spesso resta nascosto. Solo la carità di tutti può cambiare le sorti della società”.

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