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Cronaca

Intimidazioni sui social, incendi e violenze per estorcere il 'pizzo' ai loro connazionali: clan nei guai

Scoperta un'associazione per delinquere fondata sul vincolo familiare e su una sorta di gerarchia/venerazione verso i “capi” del gruppo

Operazione 'Far West' tra il vicentino e il ravennate. Mercoledì i militari della Stazione Carabinieri di Rosà, in Veneto - insieme al Nucleo Operativo dei Carabinieri di Bassano del Grappa e in collaborazione con i militari delle compagnie di Ravenna, Cervia-Milano Marittima e il Nucleo investigativo del reparto operativo del comando provinciale di Ravenna - hanno eseguito l'ordinanza del Gip del Tribunale di Vicenza applicativa della misura cautelare della custodia in carcere nei confronti di tre persone, nonché della misura degli arresti domiciliari nei confronti di altre sei. I capi d'accusa sono associazione per delinquere finalizzata alla commissione di una serie indeterminata di delitti, in particolare delitti di minaccia ed estorsione, tentati e consumati in danno di connazionali.

Le 9 persone, tutte di etnia Rom appartenenti a diverse famiglie e dimoranti in Italia - in particolare in Rosà e Ravenna - e all’estero, avevano costituito e partecipavano a un'associazione per delinquere fondata sul vincolo familiare e su una sorta di gerarchia/venerazione verso i “capi” del gruppo, finalizzata a mantenere - tramite una capillare organizzazione operativa anche in territorio estero - un ruolo di supremazia in una città rumena nel distretto di Timis e a estendersi nei diversi Stati europei in cui si erano trasferiti i concittadini di etnia Rom, avvalendosi di un numero considerevole di adepti e fondando la propria azione su intimidazioni, violenze ed estorsioni di denaro.

L’indagine, coordinata dalla Procura di Vicenza, ha preso le mosse da numerose denunce presentate da una famiglia di etnia rom residente nel territorio vicentino, a partire dalle quali si è ha avuto modo di accertare come il metodo estorsivo utilizzato dagli indagati nei confronti di tali soggetti fosse ampiamente rivolto nei confronti di molti connazionali, residenti in Italia e all’estero, dai quali ottenevano il pagamento di somme di denaro per consentire loro di permanere - senza ritorsioni - nei territori nei quali si erano stabiliti. L'azione intimidatoria avveniva mediante richieste estorsive formulate anche con ostentazione di armi e munizioni, poste in essere principalmente attraverso l’utilizzo di social network - visibili dall' intera comunità – e finalizzate alla corresponsione di un vero e proprio “pizzo” da parte dei connazionali, oltre che tramite l’esecuzione di una serie di organizzate azioni incendiarie e di danneggiamento ai danni di coloro che rifiutavano di corrispondere le somme di denaro richieste.

Al vertice dell’organizzazione, con un ruolo di promotori e capi della stessa, è stato individuato un 51enne, mentre un ruolo di rilievo è emerso con riferimento ad altri due uomini di 50 e 51 anni, elementi organici dell’associazione, presenti e attivi in tutti i momenti più rilevanti dell’attuazione del programma criminoso dell’organizzazione stessa, in funzione di esecutori materiali delle pretese estorsive. L’ordinanza cautelare ha interessato anche altre persone di etnia rom – capi e/o partecipi dell’ associazione – le cui ricerche, anche in ambito internazionale, sono in corso di svolgimento.

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