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Cronaca

Morto nella canoa. Ancisi (LpR) sostiene la vedova: "Stava soccorrendo o lavorando?"

La morte di Cristiano Fini il 10 febbraio scorso sul fiume Reno, nel punto in cui è situato servizio pubblico del traghetto di Sant'Alberto, è stata una grande tragedia. L'uomo è stato ingoiato dalle acque del fiume in piena mentre era su una canoa

La morte di Cristiano Fini il 10 febbraio scorso sul fiume Reno, nel punto in cui è situato servizio pubblico del traghetto di Sant’Alberto, è stata una grande tragedia. L'uomo è stato ingoiato dalle acque del fiume in piena mentre su una canoa, a quanto pare, stava collaborando in un'operazione di manutenzione del traghetto. La Procura della Repubblica sta indagando per ricostruire l'esatta dinamica del tragico incidente.
 

Nel frattempo a reclamare giustizia è stata la moglie Rossana, colpita negli affetti più cari e in condizioni di forte disagio occupazionale ed economico, essendo venuto meno il sostegno del coniuge in un momento particolare della vita familiare caratterizzato dall’acquisto della casa, su cui grava un mutuo bancario. A sostenerla nella sua richiesta è stato Alvaro Ancisi, capogruppo di Lista per Ravenna, che sul tema ha organizzato una conferenza stampa.


 

Dice Ancisi: “Non è dunque di poca importanza dare risposta alla domanda fondamentale: Cristiano si è trovato lì, spontaneamente e casualmente, mentre il titolare del traghetto, si trovava in difficoltà sul natante, al quale stava facendo manutenzione e che si era spostato dalla riva nel fiume di alcuni metri? Di qui la decisione di intervenire, purtroppo azzardatamente, per soccorrere un amico, salendo su una canoa munita, in funzione di remo, solo di una scopa, oppure, anche se in assenza di contratto, la sua presenza e la sua attività sul posto devono inquadrarsi in un rapporto di lavoro attivato da una chiamata in servizio?”


 

Ancisi spiega che “alla luce della documentazione raccolta in ordine al contratto di servizio e alla sua gestione da parte delle autorità pubbliche interessate, ci riserviamo una successiva interrogazione, tanto più necessaria quanto più, dopo il sequestro del mezzo, il servizio dovrà restare sospeso, se non anche successivamente. Nel frattempo, tuttavia, dato che Provincia e Comune di Ravenna contribuiscono alla gestione del servizio, metà ciascuno, per 46.000 euro annui versati al gestore, appare urgente che i pagamenti non ancora avvenuti siano sospesi. In tal senso ho posto un'interrogazione al sindaco”.

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