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Cronaca

Ravenna piange un uomo simbolo della Resistenza: è morto il partigiano Decimo Triossi

Fu staffetta partigiana a 15 anni, ricoprì l'incarico di presidente della provincia di Ravenna e assessore regionale alla Sanità. Il cordoglio del sindaco Michele De Pascale

Ravenna è in lutto per la morte di Decimo Triossi, 93 anni, nato a Porto Fuori il 13 aprile 1930. Triossi, geometra, da giovanissimo (15 anni) si unì alla lotta partigiana. Nei primi anni ’50 ricoprì il ruolo di segretario provinciale della Federazione Giovani Comunisti Italiani, poi entrò nel direttivo nazionale. Fu inoltre dirigente cooperativo, e in ambito pubblico ricoprì nel quinquennio 1970-75 l’incarico di Presidente della Provincia di Ravenna. Negli anni seguenti fu anche assessore regionale, prima all'Urbanistica e all'Edilizia e poi alla Sanità nella Giunta a guida Pci (1975-1985). Impegnato anche nell’associazionismo fu un punto di riferimento per la memoria storica ravennate in qualità di dirigente Anpi e anche di presidente dell’Istituto Storico della Resistenza, dal 1998 al 2008.

Dalle 14.30 di domani, venerdì 21 aprile, nel palazzo della Provincia di Ravenna sarà allestita la camera ardente, aperta a tutti coloro che vorranno portare l’ultimo saluto a Triossi. Nella giornata di venerdì la camera ardente sarà aperta fino alle 18.30. Verrà riaperta sabato 22 dalle 8 alle 17. I funerali si svolgeranno sabato, con partenza alle 17.20 dal palazzo della Provincia verso il cimitero di Ravenna. Nella giornata di venerdì, dalle ore 10 alle ore 16.30 si terranno i picchetti d’onore.

“Apprendo con grande dolore della morte di Decimo Triossi – ha detto il sindaco di Ravenna Michele de Pascale – a cui mi legava un rapporto di grande affetto e profonda stima. Impegnato da giovanissimo nella Resistenza, dirigente provinciale e nazionale della Federazione giovanile comunista, uomo delle istituzioni - ha ricoperto il ruolo di presidente della Provincia di Ravenna e di assessore regionale -  impegnato nella cooperazione, ha tracciato il percorso di crescita della storia della sinistra nel nostro territorio, incarnando i valori che hanno reso la nostra comunità prospera, moderna e umanamente più ricca. Ha trascorso l’ultima parte della sua vita dedicandosi alla cura e alla trasmissione della memoria come presidente dell’Istituto storico e dirigente Anpi. Lo ricordo emozionato e felice lo scorso luglio in occasione della visita del presidente Mattarella per il centenario dell’assalto fascista alla Federazione delle cooperative, a cui aveva voluto partecipare nonostante i suoi problemi di salute. Decimo continuerà a rappresentare un punto di riferimento imprescindibile per la generazione degli amministratori di questo territorio, a cui ha saputo consegnare saperi e valori che ci guidano quotidianamente e ci aiutano ad affrontare le sfide contemporanee. Alla sua famiglia e ai suoi cari giungano le mie più sincere condoglianze”. Anche Articolo 1 di Ravenna si unisce al dolore di quanti piangono la scomparsa del caro Decimo Triossi. “Un grande uomo politico, onesto, intelligente, e un ottimo uomo di governo”: così lo ricorda il senatore Vasco Errani.

"Ci lascia uno degli ultimi testimoni della Resistenza, che con le sue azioni e il suo impegno ha contribuito alla libertà del nostro Paese. Ci mancherà quest’uomo coraggioso, animato da un grande bene per la nostra comunità che ha guidato come segretario della FGCI negli anni 50, come presidente della Provincia e poi assessore regionale - ha detto il segretario provinciale del PD Alessandro Barattoni - Con la sua passione e la sua lucidità è sempre stato per me un punto di riferimento fondamentale con cui confrontarmi sui cambiamenti politici, sull’antifascismo e sulla sinistra; le nostre conversazioni erano sempre stimolanti e costruttive. Alla sua famiglia, alla sua cara moglie Lubiana, faccio le più sincere condoglianze, mie personali e di tutto il Partito Democratico. Decimo è stato per tutti noi una guida, gli saremo eternamente grati.”

Anche l'Anpi provinciale di Ravenna piange la scomparsa di Triossi: "Ancora il 27 novembre scorso, pur in precarie condizioni di salute, volle intervenire alla cerimonia in ricordo dell’eccidio di Madonna dell’Albero, nel quale peraltro rimasero vittime alcuni suoi familiari. L’Anpi di Ravenna lo ricorda con commozione, con l’orgoglio di averlo avuto nelle sue fila dando un contributo di grande qualità politica e culturale alla diffusione dell’antifascismo, specie tra le giovani generazioni. Un abbraccio alla moglie Lubiana, che ne ha condiviso un lungo tratto della vita ma anche gli ideali e l’impegno politico antifascista".

Legacoop e Federcoop Romagna si associano al dolore della famiglia e della comunità: "Decimo è stato innanzitutto un uomo della Resistenza, quindi delle istituzioni - sottolineano Mario Mazzotti e Lorenzo Cottignoli -: ma noi vorremmo ricordarlo anche come grande cooperatore. A metà degli anni Sessanta fu presidente della Federazione delle Cooperative di Ravenna, in un momento molto delicato a livello sia economico che politico: fu lui a traghettare la cooperazione in una importantissima fase di riforma. Decimo aveva l’imprinting del cooperatore, fin dall’inizio della sua vita politica e istituzionale: un imprinting che lo ha l’accompagnato in tutte le esperienze successive e gli ha consentito, anche nei vari ruoli di rappresentanza pubblica - da Presidente della Provincia in momento di grande scontro politico, e poi anche nel suo impegno di Regione - di mettere sempre a valore il rapporto con il territorio. E’ stato un dirigente di grande equilibrio e si è sempre fatto voler bene da tutti, pur nella sua schiettezza da vero combattente. Con lui perdiamo un esempio importante, un vero pezzo di storia del nostro territorio”. 

Decimo Triossi con la moglie-2

Quel sorriso smagliante di Decimo Triossi

"Mi piace ricordare, di Decimo Triossi, soprattutto lo smagliante sorriso che non negava a nessuno e che trasmetteva a chi lo circondava una luce gioiosa che gli veniva dall’anima - ricorda lo scrittore ed editore Ivan Simonini -. L’ho sempre considerato un comunista saggio e illuminato, anche quando, come nel ’68, mi diceva francamente dove non era d’accordo con me. Nel suo percorso di capo politico ha sempre favorito i più giovani, forse sempre memore di quei capi partigiani che gli avevano permesso di fare la staffetta della Resistenza a soli 14 anni. Potevi stare certo, di lui politico, che se diceva una cosa, era quella. Ciononostante non aveva un approccio dogmatico ai problemi. Ricordo che nel 2014 quando le Edizioni del Girasole pubblicarono il volume bilingue “Mari e cieli di Balbo” sull’epica impresa della trasvolata atlantica del 1933, Paolo Mieli, Autore della postfazione, al momento di inviarmene il testo, mi disse di sottoporlo, prima di pubblicarlo, a qualche storico dirigente dell’ex Partito Comunista (Balbo era anche quello che aveva messo a ferro e fuoco Ravenna nel 1921 e nel 1922) che fosse ancora lucido di testa. Non ebbi dubbi e portai la postfazione di Mieli a Decimo (allora Dirigente ANPI) il quale volle vedere tutto l’impaginato del libro e, dopo una decina di giorni, mi scrisse che si era divertito molto a leggerlo e aggiunse poche osservazioni critiche che poi Mieli accolse nel suo testo definitivo. Decimo non volle essere ringraziato ufficialmente nel libro giacché “c’è sempre qualcuno che storce il naso anche quando non è il caso”. Quando nel 2021, ho curato, con Flavio Cassani, le 400 pagine de “Il Partito Comunista della provincia di Ravenna” nel Centenario della nascita (1921-2021). Oltre agli archivi pubblici, essendo ormai disperso in mille rivoli l’archivio del partito, utilizzammo fotografie e documenti di una trentina di archivi privati: quelli decisamente più ricchi si sono rivelati quello romano di Luigi Martini e quello portofuorense di Decimo Triossi che ci permise di utilizzare alcune decine di immagini. Era così contento di quel libro che volle essere presente - assieme all’amatissima moglie e compagna Lubiana Zabberoni - alla prima presentazione pubblica nella Casa del Popolo della sua Porto Fuori, nonostante la sua salute di ultranovantenne fosse già precaria".

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