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Cronaca

Cagnoni rinviato a giudizio per omicidio: sarà giudicato anche da giudici popolari

La Corte d’Assise, vale a dire la composizione del tribunale chiamata a giudicare dei reati più efferati e gravi, dovrà decidere se condannare o meno il dermatologo ravennate Matteo Cagnoni

La Corte d’Assise - vale a dire la composizione del tribunale chiamata a giudicare dei reati più efferati e gravi - dovrà decidere se condannare o meno il dermatologo ravennate Matteo Cagnoni per la morte di Giulia Ballestri. Lo farà solo al termine di un processo che si annuncia combattutissimo, lungo e in forma pubblica, che vedrà il suo inizio il 10 ottobre prossimo. E’ l’esito tecnico della decisione del giudice per l’udienza preliminare del tribunale di Ravenna Antonella Guidomei, che lunedì pomeriggio ha rinviato a giudizio Cagnoni, accusato di aver assassinato la moglie Giulia Ballestri, uccisa a 39 anni il 16 settembre scorso nella villa della famiglia Cagnoni in via Padre Genocchi, in centro a Ravenna. 

In sede di udienza preliminare, Cagnoni avrebbe potuto chiedere un rito processuale alternativo, il rito abbreviato, che, come dice il nome stesso, prevedeva di arrivare a sentenza senza l’audizione di testimoni, ma solo sulla base delle carte raccolte, e davanti allo stesso giudice dell’udienza preliminare. Una “speditezza” che il sistema penale italiano “premia” con lo sconto di un terzo della pena. Cagnoni, invece, non facendo domanda in tal senso ha scelto il cosiddetto rito ordinario, che prevede quindi la convocazione della Corte d’Assise (un tribunale di otto persone: due giudici di professione, di cui uno è presidente, e sei giudici popolari). D’altra parte la difesa ha strenuamente sostenuto diverse tesi sull’innocenza del dermatologo ravennate e ha contestato la validità, anche formale, di alcune prove, sostenendo che alcune di esse sono state raccolte in violazione dei diritti della difesa. La palla ora passa alla Corte d'Assise, tra poco più di tre mesi.

Cagnoni, accompagnato dai suoi avvocati, Giovanni Trombini e Francesco Dalaiti, era presente in aula, in stato di detenzione. La difesa ha annunciato che chiederà la misura dei domiciliari con braccialetto elettronico. Sostengono l’accusa il procuratore capo Alessandro Mancini e il pubblico ministero Cristina D'Aniello, entrambi presenti in aula. Le ultime parti presenti in processo saranno quelle civili: quelle in rappresentanza della città e delle associazioni femminili, dal Comune a Linea Rosa, alle Unione donne italiane; fino a quella dei famigliari di Giulia Ballestri, rappresentati dall'avvocato Giovanni Scudellari. 
 

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