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Cronaca

Pensioni, nel ravennate le più alte della Romagna: "Ma ci preoccupa il futuro dei lavoratori precari"

La provincia di Ravenna quella che registra un importo medio delle pensioni in linea con il dato regionale

I ravennati sono i pensionati più "fortunati" della Romagna. In base ai dati forniti dall’Osservatorio Inps, è possibile analizzare i redditi da pensione e vedere che in Romagna si registra nel 2022 un importo medio mensile di 948 euro. Come per i redditi da lavoro, è la provincia di Rimini il fanalino di coda in regione con un importo medio di 880 euro nel 2022, dato in crescita però del 3,14% rispetto al 2021. La provincia di Ravenna quella che registra un importo medio delle pensioni in linea con il dato regionale (1.024 euro a Ravenna nel 2022; 1.054 l’importo medio regionale), anche questo in crescita rispetto al 2021 (+3,14%). La provincia di Forlì-Cesena evidenzia un importo medio mensile quest’anno di 938,91 euro, al di sotto della media regionale ma in crescita rispetto al 2021 del 3,22%

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“Le pensioni hanno registrato anche negli anni della pandemia - afferma Maria Antonietta Aloisi, segretario generale dei pensionati Cisl Romagna - una tenuta maggiore rispetto ai redditi dei lavoratori, anche se l’aumento del costo della vita, specialmente del gas, hanno inciso tantissimo sui pensionati, che stando più tempo a casa hanno sempre tenuto accesi i termosifoni ricevendo delle bollette molto alte. Ciò che ci preoccupa è la prospettiva di lungo periodo: bassi redditi porteranno certamente a pensioni più basse nei prossimi decenni e sappiamo bene come ad oggi siano i pensionati a essere la struttura portante delle famiglie, soprattutto a livello economico. Sono i pensionati ogni giorno i veri ammortizzatori sociali del nostro Paese. La forte precarietà che caratterizza il lavoro degli ultimi decenni e la mancata creazione di nuovi posti di lavoro hanno portato i lavoratori ad andare in pensione con importi sempre più bassi. Le più penalizzate sono certamente le donne, costrette sempre più spesso a scegliere un lavoro part time e non sempre continuativo, per far fronte alle esigenze familiari. Inoltre l’aumento dei prezzi incide ovviamente anche sulle pensioni, la cui rivalutazione avvenuta da gennaio 2022 del 1,7% certamente non compensa i tanti anni in cui nemmeno un euro è stato dato per adeguare le pensioni all’aumento del costo della vita”.

“Quello che come sindacato dei pensionati chiediamo da tempo - conclude il segretario dei pensionati Cisl Romagna - e che è incluso nelle tesi congressuali del 19esimo congresso nazionale che in questi giorni si svolge a Riccione, è rendere obbligatoria la pensione complementare, per evitare che i nostri figli e nipoti vadano in pensione con meno della metà dell’ultima retribuzione. Inoltre sappiamo che sono principalmente i pensionati e i lavoratori dipendenti a contribuire al sistema fiscale italiano. E’ quindi fondamentale far sì che si ottenga una riforma fiscale che dia più risorse a lavoratori e pensionati, favorendo i consumi e combattendo l’evasione fiscale, per una equa distribuzione delle ricchezze”.

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