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Cronaca

Dopo più di 20 anni ritrova il fratello grazie al suo libro: "Mi ha chiamata sorellona e io mi sono sciolta"

Dèsirèe è stata separata dal fratello quando lei aveva solo 12 anni, lui appena 8 mesi. Ma le difficoltà, per lei, sono iniziate ben prima. Poi, dopo oltre 20 anni, il lieto fine: "Era scritto da qualche parte, dovevamo rincontrarci"

A 12 anni, Dèsirèe ha dovuto imparare in fretta. Preparare il latte in polvere, cambiare i pannolini, infilare e sfilare tutine, tagliare le unghie, interpretare le mille sfumature del pianto. È stata lei a prendersi cura di Zackaria nei suoi primi mesi di vita. Se chiude gli occhi, lo rivede. È "un chicco di caffè" con le mani grinzose e qualche ricciolo "disegnato a carboncino sulla testa rotonda". Ha i suoi stessi occhi a mandorla - anche se la pelle di colore diverso - e la stessa madre che, trincerata dietro la porta del bagno, cede ogni giorno di più al ricatto della dipendenza per "guardare il mondo sottosopra, la testa rovesciata all’ingiù". E' per lui, Zackaria, che Dèsirèe ha scritto un libro: per trovarlo, ovunque fosse. Per raccontargli la storia della sorella che non sapeva di avere e che lo ha accudito prima che una famiglia per bene lo adottasse. Il racconto di una bambina che ha conosciuto la violenza, l’abbandono e la morte mentre i suoi coetanei dismettevano il quaderno con i quadretti grandi per passare a quello con i quadretti piccoli; di una ragazza cresciuta in una comunità, poi in un centro diurno e poi in un progetto di autonomia guidata; di un’adolescente che ha trovato il coraggio di amare ed essere amata, nonostante tutto; di una donna che ha avuto paura di non farcela, e ce l’ha fatta. Una storia difficile, un inno alla capacità degli uomini di superare i dolori più grandi, imparando a guardarli in faccia fino a che non diventano preziosi.

Si chiama 'Una storia che parla di te' il libro di Dèsirèe Cognetti, 37enne di Torino che il 5 giugno sarà ospite del pre-Festival delle Culture di Ravenna (in collegamento da remoto), all'interno del dibattito 'Neomaggiorenni care leaver protagonisti della propria vita' promosso dall'associazione Agevolando, in cui la stessa Dèsirèe presta attività come volontaria. "Non avevo mai raccontato a nessuno la mia storia per intero, perchè è molto complessa, ma sentivo l'esigenza di farla uscire in qualche modo: così è nata l'idea di scrivere un libro - racconta Dèsirèe - Pensai che la mia storia avrebbe potuto aiutare chi aveva vissuto o stava vivendo una situazione simile: tramite Agevolando ho conosciuto tanti ragazzi che come me erano stati in comunità. Un giorno lessi che un modo efficace per scrivere un libro è quello di avere in mente un destinatario: lì mi si accese la lampadina e iniziai a scriverlo indirizzandolo a mio fratello, sperando magari, anche se senza troppe illusioni, di riuscire a ritrovarlo".

Dèsirèe è stata separata dal fratello Zackaria quando lei aveva solo 12 anni, lui appena 8 mesi. Ma le difficoltà, per lei, sono iniziate ben prima. "I miei genitori erano tossicodipendenti, e io ho scoperto cos'era la droga da piccola vedendolo in casa... sapevo che stavo succedendo qualcosa di sbagliato. I miei genitori mi dicevano di rimanere in una stanza mentre loro erano con gli amici in cucina: una volta, però, sono entrata perchè stavo inseguendo il gatto e li ho visti, loro si sono molto spaventati. A un certo punto sono finiti in carcere, e così io intorno ai 7 anni ho iniziato il mio giro di case: prima sono stata da mia nonna, poi mio padre si è disintossicato e io ho iniziato a vederlo nei weekend. Ma io ero una bambina, volevo stare con lui, e lui vedendomi così sofferente un giorno, invece di riportarmi da mia nonna, mi ha tenuta con sè. Così sono intervenuti i servizi sociali, che mi hanno messa in una comunità per minori. Mio padre poi, smesso con la droga, ha iniziato con l'alcol, tanto che 7 anni fa è morto di cirrosi epatica. Nell'ultimo anno avevamo anche ricucito un po' i rapporti, ho cercato di capire l'uomo che sbaglia accettandolo per quello che poteva essere, e non per quello che avrei voluto che fosse per me. Per due anni sono stata in una famiglia, poi sono tornata da mia mamma, che si era disintossicata; dopo poco, però, ha ricominciato, anche perchè aveva un nuovo compagno che era il suo spacciatore. Dalla loro relazione, nel marzo del 1996, è nato mio fratello Zackaria".

Un fratello che però, per la 12enne Dèsirèe, non era - o non poteva essere - solo un fratello con cui giocare. "Quando è nato Zackaria io gli ho fatto anche da mamma - spiega la donna - Da una parte il prendermi cura di lui mi piaceva: sentivo che era la cosa migliore per lui, perchè mia mamma in astinenza diventava violenta, quindi era un mio modo per proteggerlo, per non fargli vivere le stesse cose che stavo vivendo io. Ma dall'altra parte non ero in grado di prendermi cura di lui come avrebbe fatto un adulto, ero ancora una bambina. Gli cambiavo il pannolino, gli davo da mangiare, gli facevo bagnetto, ma sentivo anche la fatica di avere questa responsabilità; andavo a scuola, avevo i compiti da fare".

Alla fine dello stesso anno, a 8 mesi dalla nascita di Zackaria, un'altra tragedia colpisce la vita di Dèsirèe: sua madre muore di overdose. A quel punto lei e il fratellino vengono separati per sempre. "Io sono stata messa in una comunità per adolescenti, lui in una per bambini - racconta Dèsirèe - Ci siamo visti una sola volta in comunità e un'altra volta in una casa famiglia prima che lui andasse in adozione quando aveva tre anni, io ne avevo 17 anni. Sono anche andata in appello per cercare almeno di mantenere un rapporto con lui, ma il Tribunale non ha accettato, quindi da quel momento non ho più saputo nulla di lui".

Anche l'adolescenza di Dèsirèe, così come l'infanzia, non è stata semplice, tra continui cambi di case, famiglie, comunità. "Il fatto di cambiare spesso in realtà mi dava nuova energia, perchè erano sempre situazioni pesanti - ricorda la 37enne - Al contempo sentivo che, anche se i genitori affidatari mi dimostravano che mi volevano bene, non ero proprio la loro figlia, perchè io avevo già una mamma e un papà e volevo tornare da loro. Dai 14 ai 18 anni, poi, sono stata in una comunità dove c'erano altri ragazzi con esperienze simili; eppure io mi sentivo un pesce fuor d'acqua, non ho mai creato forti legami lì dentro. Loro erano più 'casinisti', io ero molto tranquilla, tanto che sono stata la prima ragazza della comunità a prendere un diploma. Uscita dalla comunità, a 18 anni, per un anno sono stata a casa della coordinatrice della stessa comunità, perchè per lo Stato ero maggiorenne e quindi dovevo rendermi autonoma, ma in realtà stavo ancora studiando. Poi sono stata inserita in un progetto di autonomia guidata: pagavo un affitto agevolato di una stanza, ma ho dovuto trovarmi un lavoro per pagarmi vitto e alloggio, sempre seguita da un educatore della comunità. Lavoravo come baby-sitter di giorno e andavo alle lezioni la sera: qui mi resi conto che avevo più cose in comune con gli adulti che frequentavano le lezioni serali che con i miei coetanei". Forse proprio perchè Dèsirèe è dovuta diventare adulta molto prima del tempo, rispetto ai suoi compagni.

Dèsirèe inizia a vivere la sua vita, ma sempre con quel pensiero in testa: che fine aveva fatto suo fratello? Così nel 2019 decide di scrivere il libro, che ottiene successo e diversi riconoscimenti; tanto che una sera del dicembre dello stesso anno viene invitata in un programma televisivo per raccontare la sua storia. "Fortuna vuole che una collega di Zackaria vide quell'intervista - spiega Dèsirèe - Dal mio raccontò capii che poteva effettivamente trattarsi di lui, così lo avvisò. Lui mi contattò subito su Messenger chiedendomi di incontrarci, perchè c'erano parecchie coincidenze con quel poco che lui sapeva del suo passato, non sapeva neanche di avere una sorella! Sapeva però il nome per intero del suo padre biologico e il nome dell'ospedale in cui era nato, cose che non avevo scritto neanche nel libro. Così il giorno dopo andai a trovarlo a Bra, lui aveva 23 anni".

In un giorno di fine dicembre, come un regalo di Natale, dopo oltre 20 anni i due fratelli hanno finalmente potuto riabbracciarsi. "Lui è arrivato chiamandomi 'sorellona', e io lì mi sono sciolta, sono crollata! - ricorda Dèsirèe sorridendo - E' inspiegabile, inimmaginabile la sensazione che ho provato. Una sorta di senso di liberazione, finalmente ero riuscita a raggiungere il mio scopo, ritrovare mio fratello e accertarmi che stesse bene. Ci siamo raccontati un po' di cose, lui non sapeva niente della sua famiglia, di nostra madre, non aveva idea di che aspetto avesse. Ora continuiamo a sentirci, ma se ci ripenso è tutto pazzesco: lui già allora viveva in Inghilterra, era tornato a Torino proprio nei giorni di quell'intervista per fare dei documenti. Prima si era trovato un lavoro, quello tramite cui aveva conosciuto quella collega, per potersi permettere di trasferirsi poi all'estero. E anche il fatto che la collega abbia visto la mia intervista, una coincidenza assurda... Era scritto da qualche parte, io e Zackaria dovevamo rincontrarci".

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