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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca

Cuore e orgoglio romagnolo. Fra volontari ed evacuati: una grande "famiglia" nei centri d'accoglienza

Un viaggio nei centri di accoglienza: un centinaio di sfollati sono già presenti nelle due palestre ravennati. Sono tantissimi i volontari che li sostengono, così come grande è la solidarietà dei cittadini che hanno donato viveri e beni di prima necessità

Una calma quasi irreale, un incredibile senso di serenità che si respira e che, per un attimo, ti fa dimenticare l'emergenza che ti circonda. Questa è l'atmosfera che mi ha accolto venerdì pomeriggio nelle palestre dell'Itis "Nullo Baldini" e dell'Istituto Geometri "Camillo Morigia" di Ravenna. Il sorriso dei volontari, la loro tranquillità e disponibilità sono il primo elemento che si percepisce entrando negli spazi di queste due scuole ravennati, trasformate in centri accoglienza per l'emergenza alluvione che sta tenendo sotto scacco gran parte della provincia e la città di Ravenna.

Volontari e sfollati nei centri d'accoglienza di Itis e Geometri

C'è una pioggia leggera (che sarebbe apprezzabile in un periodo normale, ma che in questi giorni aumenta solo il malumore), mentre entro nella palestra del Morigia. Qui è stato appena allestito un nuovo spazio di accoglienza per le tante persone sfollate dalle zone allagate o a rischio. Le brande sono ancora da montare, ma ci sono già i primi sfollati, la maggior parte giunge da Fornace Zarattini. Fra loro c'è una bella famigliola, con due bambine. Le bimbe giocano, i genitori sembrano tranquilli. Perciò mi avvicino, con il timore di disturbarli. Invece sono molto disponibili: mi spiegano che la loro casa al momento non era allagata, ma che era venuta a mancare la luce. E quindi non avevano altra scelta che andarsene.

Ma nella palestra c'è ancora tanto da fare. I volontari non si fermano un attimo, insieme a loro ci sono i consiglieri comunali Giancarlo Schiano e Gianmarco Buzzi che li coordinano e accolgono i nuovi sfollati che giungono nella palestra. Servono nuove cose per completare l'allestimento. Così accompagno i volontari tra i corridoi della scuola, deserta. Andiamo in un'aula per prendere sedie e banchi: sotto alcuni di questi ci sono ancora libri e quaderni, lasciati lì da qualche studente per il giorno dopo, ignari che la chiusura degli istituti si sarebbe rivelata più lunga del previsto. Portiamo tutto l'occorrente in palestra, realizzando tavoli e un punto ristoro. Il cibo, come spiegano i volontari, per fortuna non manca. Merito della solidarietà dei ravennati.

E il cuore, l'affetto, verso i concittadini alluvionati si nota bene attraversando i corridoi della adiacente scuola Itis. Proprio qui, nella palestra "Sighinolfi" è allestito sin dal principio dell'emergenza un altro punto di accoglienza per gli sfollati. In alcuni locali è stato realizzato una sorta di magazzino, per viveri e beni di prime necessità. E anche qui sono tanti i volontari presenti: ci sono gli operatori della Croce Rossa, gli scout, anche le insegnanti delle scuole comunali, divenute tuttofare che cucinano, servono il cibo e giocano con i bambini.

Qui negli spazi della palestra dell'Itis sono circa un centinaio gli sfollati: fra loro bambini, anziani e anche rifugiati. Ma "da qui ne sono passati molti di più", racconta la parlamentare ravennate Ouidad Bakkali, presente sul posto insieme al senatore Marco Croatti. Molti dei primi sfollati giunti alla palestra dell'Itis, infatti, hanno trovato una nuova collocazione. C'è chi ora sta da amici o parenti, chi per particolari esigenze è stato portato altrove. Si è pensato in primo luogo ai più fragili, persone con difficoltà che necessitavano di luoghi più adatti. Molti sono ora accolti in varie strutture alberghiere del territorio, specialmente sui lidi ravennati.

C'è aria di tensione nell'aria, è inevitabile che sia così. Non si sa bene cosa aspettarsi da quest'acqua, sia quella che cade dal cielo, sia quella che scende, inesorabilmente a valle. Ma nelle due grandi palestre scolastiche, si vede la vita che va avanti lo stesso, nonostante le difficoltà, nonostante un mondo che sembra volerci crollare addosso e trascinarci giù. Questa serenità da dove arriva? Forse arriva dai sorrisi dei volontari, presenti in abbondanza e suddivisi su turni. Si muovono con grande professionalità e ispirano tranquillità, come capitani di mare in mezzo a una tempesta. Poi ci sono gli sfollati, che vogliono anche loro fare qualcosa, non vogliono stare con le mani in mano, e soprattutto non vogliono perdere la speranza. Volontari ed evacuati, assieme, uniti, come una grande famiglia. A tutto questo si aggiunge l'orgoglio romagnolo, quello che non ci fa arrendere mai. Quello che ci dice "Sl'è not us' farà dè". L'argine più forte, quello che è dentro ognuno di noi.

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