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Venerdì, 26 Aprile 2024
Economia

"Alveari in città", se ne parla in municipio: Ravenna apre all'apicoltura urbana

Ravenna ha da sempre avuto una vocazione ed attenzione per l'apicoltura. Basti pensare che nei mosaici di Sant'Apollinare si possono già ammirare le 207 api sul mantello del santo

Martedì pomeriggio la sala del consiglio comunale ospiterà un incontro pubblico, organizzato dall'assessorato ai Diritti degli animali in accordo con la commissione consiliare 4, Ambiente, sul tema dell'apicoltura urbana. L’incontro costituisce anche riunione di commissione consiliare. L'appuntamento permetterà di approfondire il quadro normativo vigente, valutando i pro e i contro di una pratica così nuova e interessante.

Interverranno Filippo Bosi, veterinario, esperto di apicoltura (area sanità pubblica veterinaria - dipartimento sanità pubblica di Ravenna, Ausl della Romagna) con alle spalle anni di esperienza in materia e numerose pubblicazioni, il presidente dell’Associazione romagnola apicoltori, Franco Asioli, e altri rappresentanti dell’associazione, che riunisce oltre 500 apicoltori.

Sono inoltre stati invitati Alberto Contessi, dirigente del settore controlli e certificazioni del servizio fitosanitario della Regione, rappresentanti del dipartimento di sanità pubblica dell'Ausl Romagna. L'incontro sarà coordinato dal presidente della commissione 4, il consigliere Pietro Vandini, e dall'assessore ai Diritti degli animali Giovanna Piaia, che aprirà i lavori.

L’iniziativa fa seguito alla approvazione, lo scorso aprile da parte del consiglio comunale, di un ordine del giorno nel quale si chiedeva all'amministrazione comunale di “avviare un percorso virtuoso convocando una apposita commissione di approfondimento a cui invitare rappresentanti dell’associazione Urbees e del Comune di Torino per avere informazioni nel merito dell’esperienza avviata in quella città, coinvolgendo anche le associazioni apistiche più rappresentative ed eventuali altri esperti che l’assessorato competente ritenga utili”.

Inoltre il consiglio comunale nello stesso contesto ha approvato le dovute modifiche all'articolo 100 del regolamento di igiene e veterinaria, uniformando la normativa alle disposizioni nazionali e regionali sulle distanze minime per la collocazione degli alveari. L’attuale testo del regolamento: "Gli apiari devono essere collocati a non meno di dieci metri da strade di pubblico transito e a non meno di cinque metri dai confini di proprietà pubbliche o private. Il rispetto delle distanze di cui al primo comma non è obbligatorio se tra l'apiario e i luoghi ivi indicati esistono dislivelli di almeno due metri o se sono interposti, senza soluzioni di continuità, muri, siepi o altri ripari idonei a non consentire il passaggio delle api. Tali ripari devono avere una altezza di almeno due metri. Sono comunque fatti salvi gli accordi tra le parti interessate. Nel caso di accertata presenza di impianti industriali saccariferi, gli apiari devono rispettare una distanza minima di un chilometro dai suddetti luoghi di produzione".

In Romagna gli allevatori di api sono molto numerosi - basti pensare che solo l'associazione Ara, Associazione romagnola apicoltori, riunisce oltre 500 produttori apistici del territorio romagnolo. La legge nazionale 313 del 2004 annovera l'apicoltura come attività produttiva rilevante e nel nostro territorio costituisce una fetta importante nell'economia agricola. Ravenna ha da sempre avuto una vocazione ed attenzione per l'apicoltura. Basti pensare che nei mosaici di Sant'Apollinare si possono già ammirare le 207 api sul mantello del santo.

L'apicoltura urbana è un tipo di apicoltura praticato esclusivamente in ambiente urbano o metropolitano. Nel mondo recentemente si è diffusa in metropoli come Berlino (15.000 arnie), Londra (3.200 apiari), Parigi, New York, Copenaghen, Tokyo e molte altre. In Italia è ancora una pratica poco diffusa, anche perché la legislazione nazionale sugli allevamenti di api in contesto urbano non è ancora completamente esaustiva. In Italia il primo progetto di apicoltura urbana si è sviluppato a Torino a partire dal 2010. Più recentemente si sono verificati casi di sperimentazione di apicoltura urbana in grandi città come Milano e Roma.

Questo tipo di apicoltura nasce dopo episodi di fuga di sciami di api dalle campagne alle città. Alcune ricerche hanno individuato la causa di queste migrazioni nelle colture industriali e nell'uso dei pesticidi nei campi, che compromettono l'habitat naturale delle api, rendendo invece la città più idonea al loro percorso produttivo.

Ulteriori ricerche dimostrano che la creazione di arnie e apiari in città può avere anche la funzione, specie nelle città metropolitane, di monitorare la qualità dell'aria, monitorare la biodiversità di un territorio, poiché le analisi consentono di rilevare quali varietà di fiori sono state impollinate e in che quantità, come promosso di recente anche dalla Commissione Europea. Dall'altra parte le amministrazioni comunali hanno bisogno di verificare tutte le implicazioni che tali pratiche possono produrre sul territorio, primo fra tutti evitare allarmismi fra i cittadini dovuti alle sciamature.

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