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Martedì, 30 Aprile 2024
Economia

Campagne devastate dalle bombe d'acqua, Coldiretti: "A rischio 50mila posti di lavoro"

Coldiretti: "L’Italia deve difendere il proprio patrimonio agricolo e la propria disponibilità di terra fertile con un adeguato riconoscimento sociale, culturale ed economico del ruolo dell’attività nelle campagne"

In Romagna nell’arco di soli 2 giorni si sono abbattute ben 30 bombe d’acqua su un territorio reso fragile dalla prolungata siccità a causa della caduta al nord del 40% di precipitazioni in meno nel primo quadrimestre dell’anno. E’ quanto emerge dal monitoraggio della Coldiretti sui dati dell’European Severe Weather Database (Eswd) e di Isac Cnr in riferimento all’alluvione che ha colpito la Romagna con dispersi e vittime. "La furia del maltempo – sottolinea la Coldiretti – si è scatenata su terreni secchi che non sono riusciti ad assorbire l’acqua che è caduta violentemente provocando allagamenti, frane e smottamenti nelle aree rurali dove molte aziende agricole risultano irraggiungibili con problemi per la consegna del latte munto ma anche per garantire acqua e alimentazione agli animali allevati".

Sono oltre 5mila, secondo la Coldiretti, le aziende agricole colpite dal maltempo per frane o allagamenti che mettono a rischio nell’intera filiera almeno 50mila posti di lavoro tra agricoltori e lavoratori dipendenti nelle campagne, nelle industrie e nelle cooperative di lavorazione e trasformazione, con danni al momento incalcolabili in attesa del deflusso delle acque e del fango. "Il settore più colpito – precisa la Coldiretti – è quello dell’ortofrutta con il lento deflusso dell’acqua rimasta nei frutteti che “soffoca” le radici degli alberi fino a farle marcire e il rischio di far scomparire intere piantagioni che impiegheranno 4 o 5 anni prima di tornare produttive".  

"A causa della cementificazione e dell’abbandono l’Italia ha perso quasi 1/3 (30%) dei terreni agricoli nell’ultimo mezzo secolo con la superficie agricola utilizzabile in Italia che si è ridotta ad appena 12,8 milioni di ettari ed effetti sulla tenuta idrogeologica del territorio e sul deficit produttivo del Paese e la dipendenza agroalimentare dall’estero. Il risultato – sottolinea la Coldiretti – è che in Italia oltre 9 comuni su 10 in Italia (il 93,9% del totale) secondo l’Ispra hanno parte del territorio in aree a rischio idrogeologico per frane ed alluvioni Ma la percentuale arriva al 100% in molte regioni come l’Emilia Romagna. Per effetto delle coperture artificiali il suolo non riesce a garantire l’infiltrazione di acqua piovana che scorre in superficie aumentando la pericolosità idraulica del territorio nazionale secondo l’Ispra".

"Per questo – continua la Coldiretti – l’Italia deve difendere il proprio patrimonio agricolo e la propria disponibilità di terra fertile con un adeguato riconoscimento sociale, culturale ed economico del ruolo dell’attività nelle campagne. Ma serve anche approvare la legge contro il consumo di suolo che giace in Parlamento da oltre 10 anni. Siamo infatti di fronte alle evidenti conseguenze dei cambiamenti climatici anche in Italia dove l’eccezionalità degli eventi atmosferici è ormai la norma, con una tendenza alla tropicalizzazione che – continua l'associazione di categoria – si manifesta con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo, con sbalzi termici significativi che compromettono le coltivazioni nei campi con perdite della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne che già lo scorso anno hanno raggiunto i 6 miliardi di euro". 

“Serve garantire l’arrivo degli aiuti nel minor tempo possibile e dare a queste zone martoriate la possibilità di riparare i danni e ripartire con la nomina di un Commissario alla ricostruzione come fatto ai tempi del terremoto” afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini. Ma sono anche necessario investire nei bacini di accumulo che diventano quindi fondamentali per la sicurezza di tutto il nostro Paese, conservando l’acqua in eccesso per ridistribuirla quando serve utilizzando al meglio le risorse del Pnrr, dei fondi di coesione e del REpowerEU. A fronte di questa situazione climatica – continua Prandini – è infatti strategico intervenire con progetti di lungo respiro che vadano oltre l’emergenza come il piano elaborato dalla Coldiretti con Anbi che punta ad aumentare la raccolta di acqua piovana, oggi ferma all’11%, attraverso la realizzazione di invasi che garantiscano acqua per gli usi civili, per la produzione agricola e per generare energia pulita idroelettrica, aiutando anche la regimazione delle piogge in eccesso nei momenti di maggiori precipitazioni come quello attuale".

La Regione al lavoro per un calcolo dei danni e per le prime richieste di aiuti a imprese e agricoltori

Allagamenti, asfissia delle piante che si trovano nei terreni inondati, perdite e danni irreversibili ad allevamenti e strutture da quelle delle imprese alle reti viarie, di scolo e irrigue. Il sistema agricolo fa i conti con il disastro economico provocato dalla seconda e più grave ondata dell’alluvione e delle esondazioni che martedì e mercoledì hanno seguito quelle di inizio maggio, e che probabilmente vale alcuni miliardi di euro. Il settore veniva già da una fase di siccità, poi gelate e grandinate che avevano compromesso seriamente i raccolti. Oggi sono scomparsi addirittura molti siti produttivi causa le frane.

“Prima di tutto - afferma l’assessore regionale all’Agricoltura Alessio Mammi- esprimo vicinanza e cordoglio per le vittime di questa tragedia. Adesso la priorità è intervenire nell’emergenza e mettere in sicurezza cittadini e comunità. Purtroppo, l’agricoltura è il settore economico più colpito. Servono interventi nazionali ed europei, che devono arrivare velocemente. L’agricoltura dell’Emilia-Romagna, così colpita, rischia molto. Siamo il cuore agroalimentare del Paese; molti prodotti primari e di lavorazione agroalimentare provengono dal nostro territorio e oggi - prosegue Mammi - parte di questa ricchezza rischia di essere compromessa da questa catastrofe, dalla quale dobbiamo rialzarci tutti assieme”.

La situazione

Le principali emergenze, indica viale Aldo Moro, sono i terreni completamente sradicati e franati, siti alluvionati, asfissia dei vigneti e dei frutteti, allevamenti allagati, danneggiamenti irreversibili alle infrastrutture viarie vicinali e poderali, rotture degli impianti di irrigazione, danni idrogeologici e spondali. L’alluvione inoltre ha sviluppato uno scenario orografico in continuo cambiamento che rende molto complicata la ricostruzione del quadro, in particolare per la morfologia del suolo, completamente stravolta dalle frane e dalle alluvioni ed esondazioni dei fiumi.

L’assessore ha già convocato la consulta agricola regionale. Nei prossimi giorni sono previsti incontri sul territorio coi sindaci per fare il punto con le associazioni professionali agricole e agroalimentari e le parti sociali. È già stata fatta una perimetrazione generale delle cinque province coinvolte nella prima calamità alluvionale che andrà aggiornata al nuovo evento, calcolando delimitazioni più puntuali che tengano conto dei nuovi danni occorsi.

Le richieste

Tra le richieste immediate, un provvedimento legislativo speciale con finanziamenti basati su contributi a fondo perduto, la sospensione dei mutui e aiuti in conto interesse per il periodo di sospensione, inoltre proroghe delle scadenze fiscali e tributarie, deroghe per adempimenti legati a Politica agricola comunitaria e Sviluppo rurale, ammortizzatori sociali. In dettaglio, Mammi ha già chiesto un incontro al ministro della Sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida, per una ricognizione delle necessità, precisando che “oggi più che mai serve una dare un segnale forte di vicinanza agli agricoltori e alle imprese dell’agroindustria”.

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