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Cmc approva il Piano triennale: nel 2018 fatturato a 1,4 miliardi di euro

Nel 2015 Cmc ha consuntivato un fatturato di circa 1,1 miliardi di euro, in linea con il 2014, mentre il portafoglio ordini è cresciuto grazie a 1,6 miliardi di acquisizioni effettuate nel solo 2015 assestandosi su un valore di circa 3,5 miliardi di euro

Sabato l’assemblea dei soci della Cooperativa Muratori & Cementisti di Ravenna ha approvato il Piano Industriale 2016/2018 presentato dal direttore generale Roberto Macrì, alla presenza del presidente di Cmc Massimo Matteucci e del presidente di Legacoop Romagna Guglielmo Russo. "Nel prossimo triennio, si prevede che il fatturato della cooperativa compia un ulteriore balzo in avanti grazie alle numerose attività svolte all’estero assestandosi nel 2018 a un valore di circa 1,4 miliardi di euro", afferma Macrì.

Nel 2015 Cmc ha consuntivato un fatturato di circa 1,1 miliardi di euro, in linea con il 2014, mentre il portafoglio ordini è cresciuto grazie a 1,6 miliardi di acquisizioni effettuate nel solo 2015 assestandosi su un valore di circa 3,5 miliardi di euro. La cooperativa è presente con attività produttive ed uffici commerciali in 25 paesi, in 4 continenti e realizza all’estero circa il 60% del proprio giro d’affari. In Italia, nell’ultimo anno, Cmc ha ottenuto lavori per circa 485 milioni di euro principalmente acquisendo partecipazioni societarie o subentrando in contratti risolti a vario titolo da altri appaltatori. Fra le principali commesse realizzate nel corso del 2015 si segnala la realizzazione dei padiglioni Francia, Tailandia e Corea nell’ambito di Expo Milano 2015.

All’estero le acquisizioni più importanti riguardano i progetti per la realizzazione di due gallerie stradali della tangenziale di Stoccolma in Svezia, quelli per la progettazione e la costruzione di due impianti idroelettrici in Kenya e quello per la realizzazione di un molo nel porto di Palm Beach in Florida. “Le oculate scelte strategiche compiute negli ultimi anni ci stanno consentendo di compiere un salto di qualità e consolidare la nostra presenza all’estero - conclude Macrì -. Il mercato dello scavo meccanizzato di gallerie ci vede sempre più protagonisti con 16 Tunnel Boring Machine operanti nel mondo, di cui cinque in Italia”.

LEGACOOP - "E' normale che le decisioni relative all'attività di una grande cooperativa come Cmc provochino un intenso dibattito pubblico - affermano il presidente di Legacoop Guglielmo Russo e il direttore generale Mario Mazzotti -. E' un fatto connaturato alla natura di impresa che, pur operando su tutti i mercati internazionali, è stata sempre in grado di mantenere il proprio radicamento territoriale. Il gruppo dirigente e i soci di Cmc sono da tempo impegnati a ricercare le forme e i modi migliori per garantire certezza dei flussi finanziari e dei capitali necessari ad affrontare il mercato mondiale, consone ad un attore globale. E' una discussione già affrontata da altre grandi imprese cooperative che ha prodotto esperienze importanti e diversificate, mantenendo la natura cooperativa dell'impresa e sviluppando forme societarie controllate, in particolare società per azioni".

"Ne sono esempi tra i più significativi la Sacmi di Imola, il settore della finanza nel quale interviene il gruppo Unipol, quello dei servizi con Manutencoop, il settore della distribuzione con Igd, quello dell'agroalimentare con Granarolo ed altri ancora - continuano -. E' dunque improprio parlare di trasformazione di Cmc in società per azioni e non solo per i paletti e gli impedimenti della normativa vigente, ma soprattutto per la volontà espressa anche nell'ultima assemblea dei soci di trovare il punto più alto di sintesi tra la natura cooperativa dell'impresa e quella di player mondiale del settore delle grandi opere. Il piano industriale di Cmc si dipana in più di trenta paesi del mondo. La maggior parte del fatturato della cooperativa è realizzato all'estero tramite lavori tecnologicamente all'avanguardia. L'impegno dei soci è quello di attrezzarsi per affrontare mercati nuovi e acquisire lavori in nuovi Paesi. Ciò non intacca in alcun modo il legame della cooperativa con il proprio territorio di elezione. Anzi, ponendo le basi per uno sviluppo economico internazionale, dà la possibilità di renderlo ancora più forte".

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