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Lunedì, 29 Aprile 2024
Economia

Crisi, segnali di ripresa: cala del 40% il ricorso alla cassa integrazione

La percezione di un calo significativo del ricorso alla cassa integrazione si era avuta sin dall’inizio del 2014 ma si è atteso un tempo sufficientemente congruo per assegnare una certa stabilità ai dati

I dati in possesso dell’Ufficio studi e ricerche della Cgil di Ravenna mostrano che in provincia l’impiego della cassa integrazione tra novembre ed oggi si è ridotto di circa il 40%. Si è passati infatti dai 6.334 cassintegrati del primo novembre scorso agli attuali 3.829. Nell’arco di cinque mesi i lavoratori in cassa integrazione sono diminuiti molto sensibilmente invertendo così un trend che proseguiva ormai da diverso tempo. La percezione di un calo significativo del ricorso alla cassa integrazione si era avuta sin dall’inizio del 2014 ma si è atteso un tempo sufficientemente congruo per assegnare una certa stabilità ai dati. L’Ufficio studi e ricerche è andato a indagare sui motivi dell’inversione di tendenza.

“Le ragioni come sempre sono molteplici – commenta Costantino Ricci, segretario provinciale della Cgil - e a tale scopo abbiamo effettuato un’analisi su di una platea di 3.692 cassintegrati per scoprire le direzioni che hanno preso le loro sorti e assegnare un peso relativo alle tendenze in atto”. Dall’indagine risulta che il numero dei dipendenti delle oltre 1.780 imprese, che sino ad ora hanno utilizzato gli ammortizzatori, si sono ridotti ulteriormente di 935 unità facendo giungere a quota 4.427 il numero dei posti persi dal 2008 sino ad oggi (determinati da ragioni varie). Sono 330, l’8,9% del numero complessivo, i lavoratori che escono dalla fruizione delle varie casse perché le imprese sono fallite o cessate o hanno licenziato.

Sono 1.986 (il 53,7%) i lavoratori che restano in cassa. Il dato più incoraggiante mostra invece che sono 1.318 i lavoratori che non utilizzano gli ammortizzatori da oramai cinque mesi, perché le aziende di cui sono dipendenti possono essere annoverate in ripresa produttiva. In un’analisi per settore risulta che il peso dei fallimenti è molto marcato nel commercio, in particolare per la difficile congiuntura del mercato dell’automobile dove si sono registrati 93 posti persi per fallimento su una platea complessiva di 238 lavoratori. Nel manifatturiero il numero di posti persi per fallimento è proporzionalmente molto minore, 182 su una platea di 3.121.

Le aziende in ripresa sono invece tendenzialmente di medie-grandi dimensioni, sia nel settore della gomma-plastica e chimica che in quello della metalmeccanica. “Le imprese del meccanico che registrano maggiore tenuta – conclude Ricci - operano prevalentemente sul mercato estero e nella prospettiva dell’apertura di nuovi mercati, confermando così che le aziende con migliori propensioni ai mercati esteri sono quelle che si dimostrano più solide dal punto di vista della tenuta occupazionale”.

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