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Economia

Transizione energetica: "Serve un percorso che non comporti 'terremoti' occupazionali"

Vandini (Italia in Comune): "La ricerca ha evidenziato come le fonti rinnovabili associate all’efficienza energetica creino un numero di posti di lavoro dieci volte maggiore di quanto generato dalla produzione elettrica fossile"

"In un contesto dove troppo spesso la scienza diventa carne da macello alla ricerca di un consenso elettorale facile, il nostro contributo al dibattito non può evitare di partire da un ragionamento molto semplice: la transizione energetica del nostro paese deve seguire un percorso organizzato e preciso all'interno di un arco temporale che ci accompagnerà fino al 2030". La pensa così Pietro Vandini, coordinatore di Italia in Comune Ravenna (il partito fondato da Federico Pizzarotti), che spiega come questo percorso debba essere la conseguenza di un piano energetico nazionale dettagliato e lungimirante "che tenga conto della necessaria transizione energetica, equilibrata, e che non comporti terremoti occupazionali come invece succederebbe chiudendo tutto dall'oggi al domani".

"Il focus non deve essere "l'ora e subito" - prosegue Vandini - E' ridicolo pensare di annullare un mondo industriale prima ancora di aver costruito le giuste alternative, esponendoci tra l'altro ad ulteriori spese per l'acquisto di energia dall'estero. Fare questo significa non tenere conto dei problemi sociali che potrebbero nascere con la perdita di migliaia di posti di lavoro. Siamo ben consapevoli della qualità enorme in termini di competenze e professionalità del nostro comparto industriale e dell'oil&gas e siamo ben consapevoli che uno sviluppo sostenibile non possa evitare un percorso assieme alle imprese, perchè quella è l'unica strada percorribile. Tutto il resto è utopia spicciola. All'interno di un percorso decennale che si pone l'obiettivo di ridurre l'utilizzo di fonti fossili in favore di fonti energetiche rinnovabili, il gas naturale è certamente la fonte energetica fossile ideale per accompagnare questo passaggio. In questo arco temporale importanti investimenti in favore del risparmio energetico e delle fonti rinnovabili creano lavoro. Il team del Technology and Policy Assessment dell’Ukerc, il centro per la ricerca energetica inglese, ha studiato i dati analizzati da cinquanta studi pubblicati dal 2000 sul rapporto tra investimenti in energia verde e la creazione di posti di lavoro negli Stati Uniti, Europa e Cina, e l’ha paragonato a quello impiegato nel settore della produzione di energia da fonti fossili, evidenziando come l’energia rinnovabile e l’efficienza energetica creino, per ogni Gwh prodotto, fino a un posto di lavoro in più rispetto ai combustibili fossili. In media l’elettricità prodotta da carbone e gas crea 0.1-0.2 posti di lavoro lordi per GWh, l’energia generata dal vento porta alla creazione lorda di 0.5 posti di lavoro per GWh, quelli generati dal solare sono tra 0.4-1.1 per GWh e quelli generati grazie all’efficienza energetica sono pari a 0.3-1 per GWh. La ricerca ha dunque evidenziato come le fonti rinnovabili associate all’efficienza energetica creino (sempre per ogni GWh prodotto) un numero di posti di lavoro dieci volte maggiore di quanto generato dalla produzione elettrica fossile. Questo vuol dire che un percorso graduale che va in questa direzione può far solo bene al mondo del lavoro e all'ambiente".

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