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Guido Barbujani spiega le razze e l'evoluzione dell'uomo a "Scritture di frontiera"

L’incontro chiude il ciclo Scritture di Frontiera, nato dalla collaborazione tra l’Assessorato all’Immigrazione, ScrittuRa Festival e l’Istituzione Biblioteca Classense

Mercoledì 5 aprile alle 18 alla Biblioteca Classense di Ravenna sarà ospite uno dei più importanti genetisti d’Europa, Guido Barbujani, per un incontro sulle razze e sull’evoluzione dell’uomo, in dialogo con Matteo Cavezzali partendo dai suoi libri “Sono razzista ma sto cercando di smettere” (Laterza, con Pietro Cheli) e di “Come eravamo. Storie della grande storia dell’uomo” (Laterza). L’incontro chiude il ciclo Scritture di Frontiera, nato dalla collaborazione tra l’Assessorato all’Immigrazione, ScrittuRa Festival e l’Istituzione Biblioteca Classense.

Niente razze, ma molto razzismo. Nonostante studi approfonditi abbiano dimostrato da tempo che di razze umane ce n’è una sola, certi sentimenti non smettono di circolare. Siamo tutti parenti, discendenti dagli stessi antenati africani che hanno colonizzato in poche migliaia di anni tutto il pianeta. Niente razze, ma molte differenze, scritte un po’ nel nostro DNA. E moltissimo nella nostra cultura, nei tanti luoghi comuni dove andiamo a inciampare ogni giorno, nei pregiudizi che ci guidano attraverso le piccole e grandi vicende della vita e che ci portano a subire, dire, fare o semplicemente pensare cose razziste.

“Il tema della razza è così interessante, così stimolante, che tutti quanti abbiamo un’opinione al proposito, mentre su altri temi scientifici, sulla teoria della relatività o sulla deriva dei continenti, spesso non abbiamo un’idea precisa. – spiega Barbujani - E questo perché tutti noi incontriamo altra gente, e ci formiamo un’opinione sulle persone che incontriamo. Siamo tutti d’accordo sul fatto che la gente intorno a noi è diversa, ha aspetto e comportamenti diversi, ed è anche vero che spesso, guardando uno che non conosciamo, riusciamo grosso modo a capire da che continente proviene. Ma si è cercato per secoli di tradurre queste differenze in una classificazione razziale dell’umanità, e bisognerebbe riflettere sul fatto che non si è mai arrivati a un catalogo unico, definitivo, delle razze umane: cioè, ognuno la vede in un modo diverso. Perciò noi sosterremo che l’umanità è fatta di gente diversa, con aspetto e mentalità diverse, e che queste differenze sono in parte genetiche, cioè ereditarie. Ma sosterremo anche altre due cose. La prima è che nessuna delle differenze che ci inquietano, ci irritano o ci ostacolano nel rapporto con gli altri ha origini genetiche note, ma tutte dipendono da differenze culturali: anche loro, in qualche modo, trasmesse attraverso le generazioni, ma non certo perché stanno scritte irrimediabilmente nei nostri geni. La seconda è che nella nostra specie non ci sono i gruppi distinti biologicamente che troviamo in altre specie, per esempio negli orangutan, e che si chiamano razze. Nella nostra specie le varie popolazioni sono molto simili fra loro, le caratteristiche dell’una sfumano in quelle delle altre senza evidenti discontinuità. Risultato: nessuno è mai riuscito a definire quali e quante siano le razze umane”.

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