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E Mandela divenne libro, opera e mosaico

Presentate - con l’Ambasciatrice del Sudafrica in Italia Nomatemba Tambo e con Michael Williams regista e autore di “Mandela Trilogy” - le iniziative dedicate a Nelson Mandela, il leader sudafricano simbolo della lotta contro la discriminazione razziale e l’apartheid, a cui Ravenna Festival dedica l’edizione 2016

La Professoressa Maria Teresa Buglione, preside del Liceo Artistico, ha presentato al pubblico il ritratto musivo di Mandela eseguito da 19 alunni del liceo “Nervi-Severini”: Biondi Giada, Cavallari Alex e Mele Clarissa (classe prima F); Aideyan Osaruenamen Theodora, Tramarin Angela, Brunetti Margherita, Di Mattia Matteo, Sacchetti Sara e Sardini Mirko (classe prima E); Haly Emma, Bazzocchi Matteo e Paci Maria Giulia (classe seconda E); Filippi Alice, Racagni Dario, Piazza Rachele, Accorsi Adriana, Rossi Edoardo, Garolla Aurora e Sassi Valentina (classe seconda F).

Il mosaico dedicato a Mandela

Il mosaico, realizzato con tessere di pasta vitrea (dimensioni 80x70), sarà esposto nel foyer del Teatro durante le recite di Mandela Trilogy.  Nei 40 giorni necessari per la realizzazione, dal 10 aprile al primo giugno (conclusione dei lavori), si sono susseguite le diverse fasi di lavoro a partire dall’esecuzione del cartone preparatorio (con rielaborazione della foto selezionata tra varie proposte), dalla scelta della gamma cromatica e l’impostazione del campionario dei colori. La tecnica utilizzata è quella indiretta (su grassello e sabbia) prima dello strappo e posa in cornice su legante definitivo.

Hanno contribuito alla realizzazione: la Prof.ssa Daniela Caravita (che ha seguito la progettazione del cartone preparatorio e diretto le fasi di laboratorio di mosaico), la Prof.ssa Patrizia Cingolani  (coordinatrice dell’equipe e docente di Mosaico) e Paola Nappini (aiuto tecnico di laboratorio). Il Professor Paolo Racagni, consulente e collaboratore del progetto, ha sottolineato alla presentazione le scelte e l’ispirazione per il tema iconografico “...dalle tenebre dell’Apartheid alla luce dei diritti per la libertà. Quello sguardo che attinge dal passato, da quella oscurità densa di sofferenza e resistenza, per rimandare a noi i piccoli bagliori d’oro della speranza...forma e colore che proseguono in fioritura di vita, per tutti!”.

All’Ambasciatrice del Sudafrica, contornata dagli allievi del liceo, l’onore di scoprire il mosaico in un momento di grande intensità emotiva a cui, come immediato segno di apprezzamento e ringraziamento, ha realizzato immediatamente una foto per inviarla in diretta a Graça Machel, vedova di Nelson Mandela.

Anche il libro di Ravenna Festival 2016 - che si apre con un significativo scritto del Reverendo Desmond M. Tutu (arcivescovo emerito della Chiesa Anglicana di Cape Town) tratto da Mandela. Il ritratto di un uomo seguito dal saggio di Rocco Ronza (docente all’Università Cattolica del Sacro Cuore) che tratteggia la figura di ‘Madiba’ come l’ultima icona del Novecento - è una ulteriore dedica a Mandela.

Un libro che poi passa dal Sudafrica all’Italia il cui ruolo, nella percezione generale, nella lotta contro l’apartheid appare marginale rispetto a quello di altri paesi del mondo occidentale. Al contrario, l’Italia ebbe un certo rilievo strategico e operativo per ciò che concerne il sostegno e la solidarietà materiale verso l’Africa australe, e attivò una precoce ed efficace mobilitazione del mondo politico e dell’opinione pubblica nella lotta contro l’apartheid.

Una storia che parte da Reggio Emilia negli anni Sessanta, giunge all’apice nel 1978, proclamato dalle Nazioni Unite “Anno internazionale contro l’apartheid”, e arriva a toccare Ravenna dove nel 1986 salpa dal porto una delle navi della Solidarietà Italiana destinata al popolo africano, alla presenza delle autorità locali e di Arrigo Boldrini. L’impianto iconografico del libro 2016 racconta principalmente questa storia intrecciando documenti fotografici provenienti dall’archivio Cigarini di Reggio Emilia, a materiali internazionali come le immagini dalla mostra fotografica di Eli Weinberg promossa dall’African National Congress per sensibilizzare la popolazione mondiale al problema dell’apartheid, Portrait of a People: A Personal Photographic Record of the South African Liberation Struggle. 

La vicenda di Mandela, del Sudafrica e del rapporto tra Reggio Emilia e i movimenti anticoloniali e anti-apartheid dell’Africa australe sono raccontate da Adolfo Ceretti, Mario Lanzafame e Carlo Podaliri. Marcello Lorrai dedica un corposo saggio alla diaspora jazzistica sudafricana, mentre Itala Vivan e Claudia Gualtieri introducono e traducono i testi di poeti dedicati a Mandela. 
La figura di Joan Baez (che concluderà il Festival il 13 luglio) e il suo contributo alle lotte per i diritti umani sono rievocati da Alessandro Carrera, per poi tornare nei nostri luoghi con una “assonanza” per nulla azzardata, un omaggio all’idea di 25 aprile e a chi ha vissuto la comune esperienza di lotta partigiana o di clandestinità.
“ll 25 aprile 2016 abbiamo iniziato la nostra passeggiata tra i cippi che ricordano i numerosi caduti per la libertà durante la Resistenza, nei dintorni di Ravenna e Cesena”. Parte infatti da una visita senza fini celebrativi il percorso fotografico di Guido Guidi e Cesare Fabbri.

Dalle fotografie dei movimenti di liberazione nell’Africa australe e dalle riproduzioni dei manifesti delle iniziative italiane (gentilmente concesse dalla Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia, Archivio Soncini-Ganapini), si passa ai ricordi di viaggio di Fosco Maraini, che racconta “una delle esperienze più incantevoli del mondo: vagare per il Giappone di tempio in valle, di villa in bosco, di fiume in monte, di lago in costa marina, con i più cari amici senza un piano prestabilito…”. L’esperienza di Fosco Maraini apre la serie dei contributi dedicati ai 150 anni di collaborazione tra Italia e Giappone – da dove, a ritroso, è partito il viaggio dell’amicizia 2016 – che, come racconta Marco Del Bene, se nell’Ottocento era legata al commercio dei bachi da seta, oggi è cementata dal cinema e dall’industria culturale delle anime. Il punto di vista giapponese è descritto da Shin’ichirô Murakami, professore di Storia politica internazionale all’Università di Kobe, grande conoscitore della cultura italiana, a cui ha dedicato una parte importante dei propri studi e della propria vita personale, avendo trascorso lunghi periodi in Italia a partire dai primi anni Settanta.

In occasione del centenario dalla morte di Olindo Guerrini, non poteva mancare un omaggio al poeta di Sant’Alberto, ragionando su interessi eccentrici rispetto alla sua produzione letteraria, ma altrettanto affascinanti. Il contributo dato alla cucina, a cui Guerrini dedica il volume stampato postumo nel 1918, L’arte di utilizzare gli avanzi della mensa, è raccontato da Antonella Imolesi Pozzi, Cristina Ghirardini e ripercorre il rapporto con la musica, fatto di grandi successi nell’ambito delle liriche per canto e pianoforte e di grandi insuccessi in quello operistico, mentre Giovanni Zaccherini si sofferma sul rapporto con la bicicletta.

Un ricordo di Paolo Poli, che interpretò Dante in occasione della prima edizione di Ravenna Festival, fa da cerniera tra gli omaggi a Guerrini/Stecchetti e i contributi più direttamente legati alla programmazione artistica: una intervista che Luigi Nono concesse a Walter Prati e Roberto Masotti nel 1983 e un ricordo di Morton Feldman della New York negli anni Cinquanta, in cui compositori, pittori, scultori e poeti lavoravano fianco a fianco e che fu determinante per la sua produzione musicale, contraria allo stereotipo secondo cui l’“essenza divina” della musica discenda da Bach e da Beethoven. 
Oreste Bossini infine anticipa il clima della Trilogia Danubiana con un saggio dedicato all’operetta, mentre chiude il volume un testo su Alberto Burri e Ravenna: il Grande Ferro del resto è una scultura da sempre famigliare al pubblico che partecipa ai concerti del Pala de André.
Il libro è in vendita (30 euro) nei luoghi di spettacolo e al punto d’incontro del Festival in via Dante Alighieri n. 1.

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