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Al Mar gli scatti di Salgado. Un racconto di umanità e diversità: "I migranti sono eroi"

Apre la mostra fotografica dell'artista brasiliano che racconta le migrazioni in 4 continenti: 180 scatti di forte impatto all'interno del museo ravennate

L'arte per riflettere sull'attualità, per raccontare il mondo e le sue diversità. 180 fotografie per svelare un cammino, quello dell'intera umanità. Tutto questo è alla base di "Exodus - Umanità in cammino", mostra al Mar - Museo d'arte di Ravenna dedicata al percorso fotografico di Sebastião Salgado. Ad aprire ufficialmente la mostra, che inaugura oggi alle 18, è direttamente Salgado, attraverso un videomessaggio, scusandosi per non essere presente alla presentazione che coincide con il lancio di un altro suo progetto in Brasile. "Questa esposizione rappresenta la cosa più importante al mondo: la diversità - afferma il fotografo brasiliano - dobbiamo capire e comprendere che chiunque lasci il suo paese è come un grande eroe". E il richiamo naturale va allo sbarco che, nella stessa giornata, è avvenuto al terminal crociere di Porto Corsini dove è arrivata la nave Life Support con 71 migranti a bordo. Il nono sbarco in poco più di un anno al porto di Ravenna.

"Umanità in Cammino": al Mar gli scatti di Sebastiao Salgado (foto Massimo Argnani)

Il tema delle migrazioni è centrale per Salgado, lui stesso migrante, che insieme alla moglie lasciò il Brasile in un momento complesso per iniziare da zero una nuova vita in Europa. E in questa mostra, che il Mar ospita dal 22 marzo al 2 giugno, le foto di Salgado raccontano tutti gli aspetti delle migrazioni. Il destino di chi viaggia e dei territori attraversati dai grandi flussi migratori. Un reportage intenso che attraversa quattro continenti in un arco temporale che va dal 1993 al 1999. In sei anni il reporter brasiliano ha percorso il mondo con opere che catturano partenze e approdi, campi profughi dove milioni di persone vivono un destino incerto.  "La mia speranza è riuscire - spiega l'artista - a fermarci per riflettere sulla condizione dell'umanità alla soglia del nuovo millennio. Oggi più che mai, sento che il genere umano è uno. Vi sono differenze di colore, di lingua, di cultura e di opportunità, ma i sentimenti e le reazioni di tutte le persone si somigliano. Noi abbiamo in mano la chiave del futuro dell’umanità, ma dobbiamo capire il presente. Queste fotografie mostrano una porzione del nostro presente. Non possiamo permetterci di guardare dall’altra parte".

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La mostra

Exodus – Umanità in cammino a cura da Lélia Wanick Salgado (moglie del fotografo), racconta attraverso 180 fotografie la condizione di profugo, l’istinto di sopravvivenza, i momenti di esodo, i disordini urbani e le tragedie di continenti ormai alla deriva, racconta la paura e la povertà così come la volontà, la dignità e il coraggio. La mostra si compone di varie sezioni a carattere geo-politico. 

La prima sezione, intitolata Migranti e profughi: l’istinto di sopravvivenza, tratta in particolar modo le motivazioni che tristemente accomunano i profughi: la povertà e la violenza, il sogno di una vita migliore, la speranza. Si prosegue poi con La tragedia africana: un continente alla deriva, si concentra sul trauma della sofferenza e disperazione di popoli profondamente segnati dalla povertà, dalla fame, dalla corruzione, dal dispotismo e dalla guerra nonostante l’Africa sia un continente con una storia importante per l’umanità, in grande fermento, ricco di energie e vitalità, oltre che di materie prime e ricchezze naturali. La terza sezione, L’America latina: esodo rurale, disordine urbano, racconta una parte del mondo segnata dalla migrazione di decine di milioni di contadini, spinti dalla povertà, verso le aree urbane come Città del Messico e San Paolo, circondate da baraccopoli, dove persino la vita privilegiata è assediata dalla violenza. La sezione Asia: il nuovo volto urbano del mondo si concentra sull’esodo di massa dalla povertà rurale alla creazione di megalopoli in cui i migranti vivono in condizioni precarie, pur credendo di aver fatto un passo verso una vita migliore. Chiude la mostra una sala dedicata ai ritratti di bambini, rappresentativi di altre decine di milioni che si possono incontrare nelle baraccopoli, nei campi profughi e negli insediamenti rurali di America Latina, Africa, Asia ed Europa. La particolarità di questi ritratti risiede nel fatto che hanno scelto di essere fotografati, scegliendo loro la posa da assumere davanti alla macchina fotografica del grande fotoreporter, compiendo così un fiero atto di autodeterminazione di quelle che sono le vittime principali dei fenomeni migratori, senza alcun controllo sul proprio destino.

Durante la presentazione, l'assessore Fabio Sbaraglia ha sottolineato la collaborazione estesa messa in piedi per la realizzazione della mostra: partendo dal Festival delle Culture che intreccia il suo programma in parallelo all'apertura dell'esposizione. Una mostra che parla di migrazioni, prima di tutto. "La ragione profonda della presenza di questa mostra sta nella stretta aderenza al tema che sta caratterizzando il nostro tempo - afferma l'assessore - Lo fa con sguardo attento, anche politico". "La nostra visione delle migrazioni è spesso parziale, condizionata, perché vediamo solo l'ultimo passo di un lungo cammino - ha aggiunto - Questa mostra accende uno sguardo importante e consapevole su quelli che sono i movimenti all'origine delle migrazioni".

Una mostra che coniuga l'aspetto artistico ed etico. Come precisa il presidente del Mar, Mauro Brighi, "Salgado è uno dei fotografi più iconici del nostro tempo" e attraverso le sue foto fornisce una "testimonianza attualissima dei nostri giorni. E' un'umanità che soffre - e che tuttavia - non si arrende alla propria condizione". "Un tributo al coraggio, alla dignità umana - ha sottolineato Brighi - che non ci deve lasciare indifferenti". Il direttore del museo, Roberto Cantagalli, si è soffermato sul percorso organizzativo della mostra, incentrato su "come coinvolgere i nostri concittadini, la nostra comunità". Da questo pensiero è poi iniziata la collaborazione con l'ufficio Immigrazione del Comune. Il mondo artistico quindi si è interfacciato con realtà 'nuove' rispetto al solito, a cominciare da Amnesty International, che ha collaborato alla formazione delle guide per andare oltre l'aspetto artistico dell'esposizione. "Con questa mostra vogliamo contribuire a rafforzare il messaggio di Salgado", ha concluso Cantagalli "e non far spegnere la luce dell'umanità".

Gli eventi collaterali 

La mostra, realizzata in collaborazione con Contrasto, che da anni si occupa di promuovere il lavoro di Sebastião Salgado in Italia, fa parte degli eventi del Festival delle Culture in programma a Ravenna dal 12 marzo al 20 luglio 2024 e simbolicamente inaugura il 21 marzo, Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Discriminazione Razziale.

La mostra è accompagnata da workshop, conferenze e da un consistente percorso laboratoriale rivolto alle scuole e alle famiglie. I laboratori didattici, organizzati con la collaborazione di Amnesty International Italia, hanno l’obiettivo di fornire agli studenti alcuni strumenti utili per un approccio globale ai diritti umani favorendo l’acquisizione di concetti fondamentali legati ai diritti e a utilizzare i diritti umani come quadro di riferimento per esplorare in modo critico la realtà che ci circonda; sviluppando il principio di cittadinanza attiva stimolando una partecipazione orientata alla promozione e alla difesa della dignità delle persone. I temi affrontati si inseriscono pienamente nelle linee guida per l’insegnamento dell’Educazione civica del Ministero della pubblica istruzione e possono fornire agli insegnanti un prezioso supporto nell’insegnamento di questa materia.

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