Premio Guberti: le opere dei vincitori in mostra
Si tengono sabato 23 giugno, ore 18, al Mar la premiazione del Premio Giulio Guberti e l'inaugurazione della mostra dedicata agli artisti premiati in questa prima edizione.
Sono due under 40 i premiati: lei, Elisa Strinna (classe 1982), una padovana che vive a Maastricht, lui, Giuseppe De Mattia (classe 1980), un barese che vive a Bologna. Una commissione nazionale composta da undici membri tra artisti, critici e intellettuali, un collettivo orfico-cubista francese di inizio Novecento che ha ispirato una mostra ravennate del giugno 1979 che a sua volta ispira oggi la prima edizione di un premio nazionale d’arte contemporanea: questo è La Tradizione del Nuovo - Premio Giulio Guberti Anno I, un premio e una mostra d’arte al MAR di Ravenna che si interroga su ritorni, reminiscenze e restaurazioni e intanto guarda al futuro: il futuro del museo, del suo pubblico, della città e dell’arte contemporanea in Italia.
Il Premio è dedicato al medico e critico Giulio Guberti, che curò un’importante stagione di mostre all’allora Pinacoteca Comunale di Ravenna, ed è sostenuto dal Comune di Ravenna, Assessorato alla cultura, dalla Regione Emilia Romagna e dalla clinica Domus Nova, di cui Guberti fu a lungo direttore sanitario. La Tradizione del Nuovo è il nome della rivista-catalogo che accompagnò quell’esperienza e che oggi guida il lavoro di indagine di ogni nuova edizione biennale del premio. La Section d’Or o della Restaurazione era il tema del 1979, la chiave che scelsero Guberti e Flavio Caroli per intercettare una serie di artisti nell’aria del riflusso che già si respirava.
Dal 23 giugno al 15 luglio sono però in scena gli artisti premiati in questa prima edizione di questo premio che si spera diventi un appuntamento biennale per la città, ma con uno sguardo al Paese intero.
Orari: dal martedì al sabato 9 – 18; domenica 14 – 18. Ingresso libero
Elisa Strinna è stata selezionata per la sua sofisticata ricerca sui confini tra natura e cultura. Sperimenta nei propri lavori modalità di traduzione linguistica del mondo, in una sorta di ricerca del ritorno alle origini che incrocia il tema dei ritorni e delle reminiscenze.
Fra le opere in mostra c’è Wood songs, una serie di sezioni di tronchi d’albero, predisposte per essere lette dalla testina di un giradischi: un’opera in cui Strinna mette alla prova l’idea che ‘i discorsi’ non si limitino ai discorsi umani, ma possano altresì nascere da qualunque linguaggio-codice.
Archivio e collezione sono invece le ossessioni da cui scaturisce la ricerca artistica di Giuseppe De Mattia, il cui lavoro tende a salvare ciò che è generato dal passaggio del tempo, come scarto, e di prendersene cura. De Mattia vede degli archivi dove nessun’altro li vede: ad esempio i fogli di prova per le penne che normalmente vanno buttati, De Mattia invece se li è fatti spedire, li ha collezionati, li ha selezionati ed infine li ha incorniciati con un ampio passepartout, costringendo lo spettatore ad osservarli con la stessa cura che si riserva all’arte figurativa (Made in Germany).