Ausl, Spadoni (Udc): "Un pesante bisturi taglierà i posti letto: pericolo per Faenza e Lugo"
"Prevedibili disagi" per i pazienti con la nuova organizzazione degli ospedale. E' quanto sottolinea il consigliere provinciale dell'Udc, Gianfranco Spadoni
"Prevedibili disagi" per i pazienti con la nuova organizzazione degli ospedale. E' quanto sottolinea il consigliere provinciale dell'Udc, Gianfranco Spadoni. "La bozza dell’azienda Usl di Ravenna sulla revisione dell’ organizzazione interna dei tre presidi ospedalieri desta molta preoccupazione e, soprattutto, corre il rischio di essere adottata a breve, passando sulla testa delle popolazioni interessate", afferma Spadoni.
"La spending review da una parte, l’imminente ingresso in area vasta d’altra, oltre all’esigenza di razionalizzare l’assetto organizzativo complessivo, produrrà l’ennesimo sacrificio richiesto alla nostra provincia la quale, sull’argomento, ha già dato in precedenza il proprio consistente contributo - osserva il consigliere provinciale -. Peraltro la riduzione dei posti letto, su cui farò mi soffermerò di seguito, in un “quadro organico di programmazione d’interventi e di riconversione e ottimizzazione delle risorse” doveva essere attuata con il contributo dei professionisti e della comunità locale, ma quest’ultima ho la netta impressione sia costretta ancora una volta a subire supinamente e quindi a non incidere in alcun modo nelle scelte in discussione".
"Nel concreto - illustra Spadoni - la situazione dell’ospedale di Ravenna subirà un taglio di posti letto nell’area medica di – 37 e – 20 in day hospital, per un totale di meno 62 posti, mentre nell’area chirurgica la riduzione è più modesta , - 5 posti, per l’aggiunta di prestazioni e di attività in un’ottica di piattaforma chirurgica provinciale sottratte a Faenza e a Lugo. In quest’ultimo ospedale, l’area medica ridurrà “…nella prima fase…” – 32 posti, cioè 18 e 14 di day hospital, mentre l’area chirurgica vedrà scomparire 26 rispetto ai 78 attuali. Ma se Atene piange Sparta non ride".
Spadoni analizza poi la situazione dell'ospedale di Faenza: "L’area medica si riduce di 31 letti e quella chirurgica di 20. Insomma, oltre agli oltre 175 posti asportati con un pesante bisturi senza avere, oltretutto, alcuna certezza che l’operazione di negativo maquillage si fermi qui. In altri termini, il forte timore è di vedere gradualmente depauperati i servizi di Faenza e di Lugo, per concentrare molte attività primarie a Ravenna: tutto questo creerà gravi disagi e un forte pendolarismo per i cittadini, gli unici sempre pronti, obotorto collo, a donare il sangue".
"Per Lugo e Faenza, ad esempio, nel progetto si precisa chiaramente come la chirurgia addominale maggiore e l’urologia dovrà essere concentrata a Ravenna, e altre attività quali, ad esempio, le malattie croniche intestinali che faranno capo a Faenza, mentre la funzione senologica farà capo a Lugo - aggiunge l'esponente dell'Udc -. L’attività chirurgica di otorinolaringoiatria sarà concentrata a Ravenna così pure la degenza chirurgica dell’oculistica dovrebbe anch’essa essere accentrata nel capoluogo".
"Resta aperta, inoltre, una forte discussione sulla rete dei punti di nascita e, al riguardo, una specifica tabella contenuta nel documento Usl evidenzia bene come nell’area faentina, così pure per il territorio lughese, rispetto ad altri indicatori di città limitrofe più popolose, si registri un numero di parti limitato sino a fare ipotizzare nelle conclusioni del citato documento, la possibile concentrazione dei punti nascita in una o nell’altra città della provincia", sostiene ancora Spadoni.
"Anche Ravenna, tuttavia, oltre ai citati tagli di almeno 62 posti letto, pensa a come favorire lo sviluppo dell’assistenza primaria – medici di medicina generale e pediatri, e alle case della salute: quei servizi organizzati sul territorio dove diversi professionisti integrano le loro competenze, ma già sobbarcati da elevati carichi di lavoro - prosegue nell'analisi il consigliere provinciale -. Evidente, dunque, come in questo modo si sgravi l’ospedale e di conseguenza i costi diretti per l’azienda sanitaria diminuiscano. Ma a che prezzi e a quali condizioni e quali saranno i soggetti più penalizzati? Insomma, queste e altre questioni riguardanti l’ubicazione dei servizi e la salute in generale, dovrebbero essere oggetto di confronto con i cittadini e con i professionisti, per evitare, come avviene spesso, l’ inevitabile ricorso a proteste, petizioni e forte dissenso popolare. Faenza docet".