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Lunedì, 29 Aprile 2024
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Caso Ortazzo-Ortazzino, La Pigna: "Nella zona C possibili le attività agricole. Perché il Comune non fa nulla?"

La lista civica punta il dito su una delle tre zone dell'area naturale dove sarebbero consentite attività agricole e agrituristiche e dove è già presente un fabbricato: "Il Comune ha perseverato nella volontà di non esercitare, ancora una volta, il diritto di prelazione"

La lista civica La Pigna torna a discutere del caso Ortazzo-Ortazzino. In primis si tocca il tema dei contatti tra il Comune di Ravenna e la società immobiliare Lido di Classe, proprietaria dell'area prima della compravendita. "Come provano la documentazione acquisita e lo stanziamento a bilancio 2021 (e non utilizzato) di 514.400 euro per l'acquisto dell'area Ortazzo-Ortazzino, tra le parti c’è stato ben più di semplici contatti", afferma La Pigna. "L'esistenza di una trattativa ben avviata" per la lista civica sarebbe "provata anche dal fatto che il Comune di Ravenna il 1 febbraio 2018, aveva conferito l'incarico all'ufficio territoriale dell’Agenzia delle Entrate, di determinare con una perizia estimativa, il valore dell'area Ortazzo-Ortazzino. Valore determinato in euro 512.400", valore vicino a quello stanziato nel bilancio di previsione 2021 del Comune di Ravenna nel dicembre 2020.

"De Pascale, poi, non  ha spiegato e continua tuttora a non spiegare, come mai non abbia utilizzato lo stanziamento di 514.400 euro presente nel Bilancio di Previsione 2021: unitamente al credito lievitato a euro 195.700 euro (a carico della società immobiliare, ndr) sempre per Imu non versata, portava ad una disponibilità di oltre 710.000. Un importo di molto superiore al valore di cessione dell'area Ortazzo-Ortazzino che è stato di 580.000 euro", prosegue La Pigna. La lista civica ravennate sostiene quindi che "il diritto di prelazione non è stato volutamente esercitato dall’Ente Parco e nessun vizio di forma nella comunicazione inviata a suo tempo dalla Lido di Classe in liquidazione, è stato ravvisato".

C'è poi il tema delle 3 zone (A, B e C) in cui è suddiviso il sito naturalistico. "Perché viene sempre esclusa la zona C, nelle affermazioni e negli atti dal 9 novembre 2023 in poi - si chiede La Pigna - sia per il primo diritto di prelazione, sia per l'esercizio di un temerario diritto di riscatto?". Nella zona C è presente "un'immobile costruito nei primi del 1900 denominato ex pileria". Come descritto nella perizia estimativa dell'ufficio provinciale del territorio dell'Agenzia delle Entrate di Ravenna, si tratterebbe di un fabbricato composto di una parte centrale di 2 piani e di 2 porzioni laterali di 3 piani, per una superficie totale di 1.850 metri quadrati. "Nell'area C è consentita l'attività di agriturismo, l'offerta di servizi ambientali e per l'ospitalità, ricettivi e ricreativi per attività del tempo libero - afferma La Pigna - In zona C sono possibili le attività agricole, forestali, zootecniche ed altre attività, e sono consentite le nuove costruzioni funzionali all’esercizio delle attività agrituristiche e agro-forestali". Una possibilità che per la lista civica sarebbe  "indicata anche nel contratto preliminare" della seconda compravendita tra una società con sede legale a Roma e una società agricola del Ferrarese.

L'edificio nell'area C dell'Ortazzo-2

Una situazione in cui il Comune avrebbe perseverato "nella volontà sia di non esercitare, ancora una volta, il diritto di prelazione sia di voler escludere l’area C dal medesimo diritto di prelazione A e B", sostiene la lista civica, indicando che il 31 ottobre 2023 il Parco del Delta del Po avrebbe chiesto "al Comune di Ravenna un contributo di euro 95.000 per esercitare il diritto di riscatto, da sommare al contributo della Regione Emilia-Romagna e al contributo dell'Ente stesso per un importo stimato di 430.000 euro". Il 7 novembre, poi la Giunta Comunale adotta una delibera che, per La Pigna, "contiene diversi vizi", a partire dalla data (31 ottobre 2022 invece di 2023).

Regione Emilia-Romagna, Comune di Ravenna e Ente di Gestione per i Parchi e la Biodiversità – Delta del Po sostengono dal canto loro che la comunicazione del diritto di prelazione relativo alla prima compravendita scadente il 19 gennaio 2023 non fosse conforme alla normativa vigente: "a loro avviso, essa non era riferita alle sole Zone A e B - sottolinea La Pigna, aggiungendo che se il Parco - aveva dei dubbi circa la modalità per l'esercizio del diritto di prelazione, poteva tranquillamente scrivere alla Società Immobiliare Lido di Classe srl in liquidazione. Non lo ha fatto".

"L'esercizio del diritto di riscatto, attraverso un contenzioso legale, può rappresentare rischi economici notevoli per l'Ente di Gestione per i Parchi e la Biodiversità Delta del Po e tempi di definizione lunghissimi. Una eventuale e altamente probabile soccombenza dell'Ente - precisa La Pigna - determinerebbe pesanti ripercussioni economiche, anche per la più che probabile domanda riconvenzionale da parte dei soggetti interessati. Il contenzioso, porterebbe anche al ritardo nel rogito previsto dal nuovo contratto preliminare di compravendita". 

Per la lista civica, "anziché avventurarsi in un temerario e rischiosissimo contenzioso legale attraverso l'esercizio del diritto di riscatto", ci sarebbero 2 soluzioni alternative. La prima sarebbe quella di abbandonare la "strada del contenzioso per l'esercizio del diritto di riscatto ed esercitare il diritto di prelazione entro il giorno 11 dicembre 2023 per l'intera area dell'Ortazzo-Ortazzino". La seconda "è quella dell'espropriazione dell'area C prevista dall'articolo 15 comma 1 della Legge 394 del 1991, possibilità inspiegabilmente mai ipotizzata da Ente di Gestione per i Parchi e la Biodiversità – Delta del Po, da Comune di Ravenna e Regione Emilia-Romagna, per poi trattare l'acquisto delle zone A e B fortemente vincolate ed acquisibili a quel punto a prezzo molto conveniente".

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