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Commemorazione di Ettore Muti, monta la polemica: "Vietare la manifestazione di esaltazione fascista"

Come ogni anno, anche quest'estate monta la polemica sulla commemorazione, organizzata dall'Anai (Associazione nazionale arditi d'Italia), del gerarca fascista Ettore Muti

Come ogni anno, anche quest'estate monta la polemica sulla commemorazione, organizzata dall'Anai (Associazione nazionale arditi d'Italia), del gerarca fascista Ettore Muti. Da circa 20 anni, nella ricorrenza dell'uccisione del gerarca, a fine agosto nei pressi del cimitero ravennate si tiene l'adunata celebrativa, fino a qualche anno fa con un corteo fino alla sua tomba - ora, considerata la traslazione in altra città di quelle spoglie, si svolge nel piazzale antistante al cimitero.

"Ciò avviene in violazione anche del regolamento del Comune di Ravenna - commentano dalla Consulta provinciale antifascista di Ravenna - Non si tratta più di una visita a un defunto bensì di una chiara, pubblica manifestazione di esaltazione fascista. L'evento, divenuto simbolico stante la reiterazione, è da ritenersi antecedente causale idonea a provocare adesioni e consensi alla riorganizzazione di formazioni di stampo fascista in quanto è pubblicizzata, anche dai promotori, sulla rete e sulla stampa ex ante et post. Quest' anno, in aggravante, si inserisce nel centenario della marcia fascista su Roma che sarà certamente oggetto di iniziative celebranti la dittatura che portò l'Italia alla rovina e che di nostalgico hanno ben poco, perchè sono chiaramente revansciste. Sostenere pertanto, come hanno affermato in passato alcune autorità, che detta adunata deve essere ignorata perchè destinata a finire nel tempo è un evidente sottovalutazione di quanto rappresenta e del suo obiettivo".

"Ricordiamo soprattutto alle autorità pubbliche competenti che la legge n. 645 (legge Scelba) agli articoli n. 4, 5, 7 afferma: "Chiunque esalta pubblicamente esponenti, principi, fatti,metodi del fascismo... è punito con la reclusione fino a due anni"; "Chiunque con parole, gesti o in qualunque altro modo compie pubblicamente manifestazioni usuali al disciolto partito fascista e' punito con arresto fino a tre mesi e ammenda; ''La cognizione dei delitti preveduti dalla presente legge appartiene al Tribunale". Detta legge ,attuativa della XII^ disposizione finale della Costituzione è costituzionale come ribadito più volte dalla Corte costituzionale. Premesso che la Corte di cassazione ha più volte esplicitato che ''se un principio costituzionale viene violato da manifestazioni di pensiero,tali libertà di pensiero possono essere compresse'', sul sito ufficiale della Prefettura di Ravenna "Ordine e sicurezza pubblica" è riportato: "La salvaguardia dell'ordine pubblico va oltre un'attività di tipo repressivo per estendersi fino a ricomprendere ogni determinazione capace di evitare l'insorgenza di conflitti e il loro degenerare in turbativa. In tal modo tutelare l'ordine pubblico significa soprattutto prevenire le cause che potrebbero incrinarlo...Il questore per ragioni di ordine pubblico può impedire che la riunione abbia luogo... Quando in occasione di riunioni in luogo pubblico avvengono manifestazioni che possono mettere in pericolo l'ordine pubblico, la sicurezza dei cittadini, ovvero possono portare a delitti, le riunioni possono essere sciolte". "Se le manifestazioni fasciste venissero considerate legittime in quanto risolte in mere commemorazioni, si richiederebbe una surretizia interpretazione abrogativa della disposizione della legge n. 645" (così il Tribunale di Milano con sentenza n.13843/18)".

"Considerato quindi che detto raduno viola di fatto la legge n. 645, il regolamento del Comune di Ravenna, mette in pericolo l'ordine pubblico, è delittuoso e può essere causa di delitti in quanto insulta la memoria dei numerosi patrioti della Resistenza sepolti nel cimitero di Ravenna, nonchè la memoria dei marinai d'Italia che in migliaia aderirono alla Guerra di Liberazione in quanto si tiene a pochi metri dal monumento al marinaio d'Italia; aggravato dallo sventolio provocatorio del tricolore della Repubblica italiana nata dalla Resistenza e spesso da altrettanti provocatori epiteti fascisti e da saluti romani - concludono dalla Consulta - se ne richiede ancora una volta il divieto in quanto contiene la presunzione di infedeltà alle istituzioni democratiche e di pericolosità per l'ordine democratico. Si consideri anche che negli anni passati fu oggetto d'esposti alla Magistratura ravennate e che è in corso l'iter giudiziale specifico. Infine si sollecita il nuovo Parlamento ad approvare il pacchetto di leggi antifasciste, già presentate nel 2018,nella fattispecie l'articolo 293 bis del c.p contro ogni forma di propaganda fascista, e si richiede ai nuovi parlamentari locali di attivarsi in tal senso. L'ideologia fascista ha sempre causato gravissimi danni alla democrazia e alla società italiana va pertanto contrastata culturalmente e giuridicamente con efficacia".

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