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Incendio allo Spartaco, "largamente annunciato"

L’incendio avvenuto, ancora una volta, al cosiddetto centro Spartaco si può dire largamente annunciato, come in ogni edificio in cui nessuno risponde dell’uso e dell’abuso.

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di RavennaToday

L’incendio avvenuto, ancora una volta, al cosiddetto centro Spartaco si può dire largamente annunciato, come in ogni edificio in cui nessuno risponde dell’uso e dell’abuso. Le cause non sono soltanto un mozzicone di sigaretta o di spinello in un luogo pubblico nel quale la legge fa divieto di fumo.

NON SI CHIAMA “SPARTACO”, NON dovrebbe essere UN “CENTRO AUTOGESTITO”
Stiamo parlando di un immobile di proprietà comunale. Solo al Comune spetta dargli la denominazione, che a tutt’oggi è di Centro giovanile Chiavica Romea. Abusivo è già il nome, con cui gli originali occupanti della struttura non intesero certo il gladiatore romano che sollevò gli schiavi contro l’impero romano, ma il raggruppamento dei socialisti estremisti, cosiddetti spartachisti, che in Germania nel 1918 costituì il partito comunista. Non a caso furono dipinti sui muri esterni del centro i simboli dell’internazionale comunista. Certo, molti giovani che lo frequentano non fanno politica e organizzano attività culturali, artistiche e ricreative lodevoli. Ma l’anno scorso un giovane che era stato candidato di Lista per Ravenna alle elezioni comunali e si era accostato al centro ha riferito ad un giornale locale: “uno mi ha preso in disparte e mi ha chiesto se davvero ero con quel conservatore di Ancisi”. Conservatore sarà lui, sia chiaro.
Allo stesso modo il centro è definito “autogestito”, mentre in realtà, a tutti gli effetti, è formalmente gestito direttamente dal Comune, come potrebbe essere una scuola o l’anagrafe. Che poi la debordante assessora alle Politiche giovanili abbia fatto scrivere ai giornali che invece è stato “concesso in comodato gratuito”, non sapendo dire a chi, “è falso”, come mi ha confermato per iscritto la dirigente stessa del suo servizio.


ED IO PAGO
Se il centro fosse stato assegnato a terzi, sia pure gratuitamente, almeno i costi di gestione dovrebbero essere a carico dell’innominato gestore. L’assessora dovrebbe invece sapere, più di me, che questi costi sono a carico del Comune, contabilizzati esattamente, in linea con gli anni precedenti, in 24.707 euro nel solo 2011, comprendenti manutenzioni, pulizia, sorveglianza e custodia (certo un po’ labile se l’incendio è stato scoperto da cittadini cinque o sei ore dopo), riscaldamento, energia elettrica, acqua e gas. Che poi la struttura dovrebbe essere veramente pubblica, e non ad uso privato, deriva anche dai 250 mila euro spesi dal Comune per trasformare una ex scuola materna in tale centro giovanile, nei 110 mila spesi per ricostruirlo dopo l’incendio del 2006 e in quelli che dovrà spendere per quello attuale.

GESTIONE IRRESPONSABILE
La realtà è invece che, al di là della formulazione di un generico programma di attività, il centro è nelle mani di qualcuno che lo frequenta e se ne è appropriato senza dover rispondere di niente, in mancanza non solo di alcun controllo, ma di alcun soggetto responsabile della conduzione. La verità finora comunicata è che l’incendio è stato presumibilmente provocato da un mozzicone di sigaretta (o spinello?) finito su una ginocchiera utilizzata per una pista di skateboard di legno autocostruita in una stanza. Nel punto da cui si sono propagate le fiamme è stato trovato un portacenere con materiale combusto tipo sigaretta o spinello. Lo skateboard è stato autorizzato, era omologato, era a norma? Queste risposte dovranno essere date. Nel centro si può fumare liberamente e “qualcuno si fa degli spinelli” (ammesso su facebook) come in casa sua? Le domande potrebbero essere cento, ma bastano queste, direttamente collegate alla causa finale dell’incendio, per dimostrare che la causa a monte è quella che l’assessora non ha potuto nascondere: “Forse incuria, grave disattenzione”: dunque una causa non dolosa, ma colposa, che richiama le responsabilità politiche di chi ne ha provocato e tollerato i presupposti.

COSA FARE?
“L’incendio deve servire per ripartire da capo, una volta ripristinato il centro, su basi nuove ispirate al principio che la struttura è della città e quindi di tutti i suoi giovani (e non di ristrette e privilegiate avanguardie) e alla condizione imprescindibile di una gestione rispettosa della legalità e del diritto”. Lo scrissi dopo l’incendio del 2006. Mi ascoltino almeno prima del prossimo, vero o metaforico che sia.
 

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