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Capitale Europea della Cultura, Ancisi: "L’affollato carro del perdente"

"Non sono mai salito sul carro del vincitore, come hanno fatto, ben compensati, tanti ex DC che al massimo valevano un decimo dei miei dati elettorali, più spesso un centesimo"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di RavennaToday

"Non sono mai salito sul carro del vincitore, come hanno fatto, ben compensati, tanti ex DC che al massimo valevano un decimo dei miei dati elettorali, più spesso un centesimo. Figuriamoci se, a fine corsa di Ravenna capitale europea della Cultura, mi aggrappo al carro del perdente. Di ritorno da Roma e in partenza verso la Spagna, per impegni non domestici di consigliere comunale e rappresentando Ravenna, leggo sulla stampa quotidiana di un'"opposizione unita, senza Ancisi", che ha esternato a giornalisti e fotografi di voler aprire un dialogo con la maggioranza sulle parti dell'ex progetto Ravenna 2019 da salvare. Mi associo con entusiasmo. Ma qualsiasi doverosa collaborazione su come spendere i soldi "dopo" non può prescindere da quanti soldi sono stati spesi "prima" - diciamo almeno un milione e mezzo - e in che modo e con quali risultati, spendibili o no. Mi sarei fermato qui se i suddetti capigruppo di Forza Italia, 5 Stelle, Lega Nord ed NCD (questi ultimi, peraltro, capigruppo di se stessi) si fossero limitati ad esprimere il loro pensiero - che io ho sempre rispettato, a prescindere da ogni giudizio, perché accomunati nella malasorte - se non avessero rimarcato, con battute a buon mercato, che loro, diversamente dal sottoscritto, sono "un'opposizione responsabile". Devo dunque ai lettori alcune puntualizzazioni.

1. Dopo la sconfitta, me la sarei presa con l'amministrazione con "caduta di stile". Mi ero limitato a diffondere un video di Pavarotti che canta: "Addio sogni di gloria" con belle parole poetiche, metafora della condizione della città in questo momento. Non c'è stata un'alluvione. I generali non se la sono presa. Ma guai a scherzare coi fanti. Ho poi risposto ad un giornalista, che mi chiedeva un'opinione sull'esito della gara, senza polemizzare con nessuno, anzi precisando di non voler giudicare il progetto di Ravenna. Lo dico adesso. Matera e Lecce, pur meno beneficiate di risorse culturali storiche, hanno saputo attualizzare, vivacizzare e valorizzare le proprie, meglio di quanto non abbia fatto Ravenna.

2. Nel giorno del giudizio, Ancisi ha perfino "disertato l'iniziativa al teatro Socjale di Piangipane". Se avessi saputo che, non mangiando i cappelletti, avrei fatto perdere Ravenna, avrei piantato ogni altro impegno, prendendone due razioni (con un maalox).

3. Avrei fatto una "premonizione del giorno dopo". Avessi detto che Ravenna era destinata a perdere, mi avrebbero sparato (e per prima l'opposizione di Sua Maestà) come ad un gufo. In realtà ho sempre detto, in privato, che la quarta città italiana capitale europea della cultura, dopo Firenze, Bologna e Genova, non avrebbe potuto essere un'altra del centro Italia, e per la seconda volta in Emilia-Romagna, se non forzando politicamente le nomine e i giudizi dei commissari grazie al peso nazionale del PD ed europeo del PSE. Se la giuria, per la prima volta, ha deciso di votare segretamente, vuol dire che le pressioni sono state tante e forti, come non mai. Non potevo prevedere che i nostri corregionali Bersani ed Errani perdessero il potere in Italia e in Regione, Ciò non toglie che Matera abbia vinto con merito.

4. L'Unione Europea chiese all'opposizione l'impegno di sostenere Ravenna se avesse vinto il titolo. Potevamo dire di no? Firmammo tutti, nello scorso agosto, con le opportune riserve sul progetto, un documento (dicono loro) "frutto di un accordo segreto e infranto solo da Ancisi". Io sputo l'anima perché niente sia segreto in Comune. Ma ho dato notizia di quel documento solo quando è stato pubblicato nel dossier di candidatura e perché sindaco & c. continuavano a violare, anche per l'eventuale futuro, l'altro impegno assunto con l'U.E. e mai mantenuto: che la struttura di governance del progetto fosse autonoma dalla politica di parte.

5. "Sulla figura di Cassani il giudizio è unanimemente positivo". A parte il giudizio sulla persona, non sono d'accordo: perché non aveva e non ha una qualificazione professionale manageriale quale si richiedeva, bensì solo politica, e per come politicamente ha gestito lo staff e la candidatura. Voglio male a Ravenna?

6. Al grido di "salvate il soldato Cassani", l' "altra" opposizione vuole che il Comune lo mantenga in servizio, almeno fino alla scadenza del sindaco, nel 2016, a cui il contratto è legato. Non me lo sogno neppure. Cassani è stato assunto, in sostanza, per la candidatura di Ravenna 2019, al costo attuale di 43.993,14 l'anno, più viaggi e rimborsi spesa (per esempio altri 23.888,04 euro nel 2012), tra i sette collaboratori politici fiduciari del sindaco, assunti a sua personale discrezione e lottizzati con la sua maggioranza. Costano, per i cinque anni di mandato del sindaco, tenendo conto degli adeguamenti al costo della vita, circa 1.800.000. Ma i contratti fatti per Ravenna 2019 sono "risolti di diritto…per qualsiasi evento diverso dalla scadenza naturale del mandato del sindaco". Sembra che un evento forte ci sia stato. Risolvere ora il contratto di Cassani, con un risparmio di circa 70 mila euro, sarebbe il minimo di quella spending review di cui non s'è mai vista traccia a Ravenna. Secondo i miei colleghi, invece, "bisogna utilizzare Cassani, che resta una risorsa". A fare che? Si trovi un impiego, faccia i concorsi, come tutti i giovani, e non più tanto, che non vogliono vivere di politica in eterno".

Alvaro Ancisi, capogruppo

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