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Ravenna Holding, Ancisi (LpRa): "Ricavi inferiori di 400 mila euro rispetto al 2022"

Il consigliere della lista civica attacca il Comune sui conti delle società partecipate

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di RavennaToday

Sarà come gettare un messaggio in bottiglia al largo di Marina di Ravenna, ma non si può ulteriormente tacere, per rispetto dei cittadini frastornati dai cori assordanti, sui risultati magnifici e progressivi di Ravenna Holding, cosiddetta cassaforte del Comune di Ravenna per la maggioranza, con le sue 9 società controllate/partecipate, “cassadebole” invece secondo Lista per Ravenna. Mi riferisco ai risultati del 2023, esaltati alla stampa il 19 gennaio, dopo l’approvazione del consiglio di amministrazione societario, e appena 12 giorni dopo, con le stesse parole, dopo l’approvazione del Consiglio comunale da parte della sola maggioranza.

Il filo conduttore della narrazione si concentra infatti nella seguente affermazione, semplicemente infondata: “Il conto economico presenta un risultato netto di quasi 11 milioni e 800 mila euro grazie alle migliori performances registrate dalle società partecipate”. Come dimostra invece il confronto dei dati registrati nel bilancio consuntivo 2022 e nel preconsuntivo 2023 (vedi il quadro iniziale), i ricavi del 2023 sono stati inferiori di oltre 400 mila euro a quelli del 2022, mentre i dividendi prodotti dalle società partecipate (13.349.970 euro nel 2022 e 12.439.439 del 2023), sono stati inferiori di quasi un milione. Più in dettaglio, circa i dividendi elargiti alle casse comunali, si può dire che: se ne astengono Acqua Ingegneria, il cui utile è inferiore a quello d una botteghina di quartiere (10.000 euro), e  Start Romagna, che non ha neppure presentato il preconsuntivo del 2023, sicuramente poco esaltante;  Ravenna Entrate, Romagna Acque e Sapir mantengono lo stesso dividendo del 2022; Aser e Azimut lo riducono di 100.000 euro; Ravenna Farmacie lo smantella di 262.349 euro, più  della metà rispetto ai 462.349 del 2022; Hera, unica in aumento per 365.639 euro, passa da 9.153.812 a 9.519.451.

Soffermiamoci solo - tanto altro essendoci da obiettare, per ciascuna, circa l’illustrazione entusiastica fatta al Consiglio comunale dall’assessore competente - sui due dividendi fenomeno, in negativo e in positivo: Ravenna Farmacie, avendo un patrimonio pubblico di oltre 30 milioni di euro, composto da 16 farmacie in buona posizione commerciale e di un magazzino all’ingrosso tra i maggiori dell’Emilia-Romagna, ha registrato nel 2023, con ricavi di 79,5 milioni, un utile di appena il 2,1%. Di Hera, Ravenna Holding possiede 73.226.545 azioni. Il loro valore in borsa è aumentato nel 2023 del 17,05%, pari a 31,7 milioni. Il bilancio di Ravenna Holding sta in piedi con ricavi che nel 2023 sono stati di 18,25 milioni, sostenuti per metà col dividendo di Hera.

In effetti, è proprietà dei cittadini il patrimonio di mezzo miliardo di euro consegnato a Ravenna Holding, le cui entrate derivano esclusivamente dai seguenti facili incassi: i dividendi societari di cui sopra e gli “affitti” ricavati dai beni immobiliari ricevuti in gestione, condutture dell’acqua potabile ed isole “ecologiche” dei rifiuti (“proventi dalla reti”), più edifici e terreni comunali, oltre ad alcuni servizi effettuati per le società partecipate (“altri ricavi e proventi”). Ebbene, questi incassi bendidio hanno prodotto, nel 2023, un utile di appena il 2,3%, a fronte di un costo della vita aumentato del 5,7%. Quindi, una perdita di valore. Con molto meno un semplice amministratore finanziario che si rispetti avrebbe fatto meglio. Che sia luccichio d’oro si possa almeno discuterne.

Alvaro Ancisi - capogruppo di Lista per Ravenna

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