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Società partecipate, Ancisi (LpRa): "Corte dei conti bacchetta il Comune. Potrebbe intervenire anche la Procura"

Il consigliere di Lista per Ravenna rende nota la ricognizione della Corte dei Conti sulle 19 società partecipate del Comune: "Possibili danni erariali"

"La scure della Giustizia contabile si è abbattuta duramente sul Comune di Ravenna con le 112 pagine tramite cui la Corte dei Conti dell’Emilia-Romagna, nella sua adunanza del 19 gennaio 2024, ne ha effettuato la ricognizione delle società partecipate, addirittura 19 tra dirette ed indirette, per gli anni 2021 e 2022". Lo afferma Alvaro Ancisi, consigliere comunale di Lista per Ravenna, che indica come siano 16 le criticità "definitivamente rilevate nel loro assetto organico, dopo un carteggio col Comune in atto da tre anni. A questo punto, sarà difficile che il Comune si sottragga ulteriormente, senza incorrere in procedimenti giudiziari, alle contestazioni stringenti e alle richieste di revisione degli atti di base formulate dalle Corte". 

Diversi gli aspetti rilevati dalla Corte dei Conti, secondo quanto riferisce Ancisi. "Fondamentale è il riferimento a quattro società partecipate dal Comune di Ravenna, che, pur essendo possedute in maggioranza da enti pubblici, sono state finora sottratte al controllo pubblico. Libere in sostanza di comportarsi come società private, ad esempio nelle assunzioni del personale, negli incarichi professionali, negli appalti, nelle forniture", per le quali la sezione regionale della Corte dei Conti avrebbe invece stabilito la sottomissione al “controllo pubblico come da costante giurisprudenza della stessa Sezione, di recente confermata dal Consiglio di Stato”. Come riferisce il consigliere civico, tale situazione riguarderebbe Sapir (porto di Ravenna), Start Romagna (trasporto pubblico), AMR (mobilità romagnola) e Angelo Pescarini (formazione professionale).

"Sapir dovrà, ad esempio, ridurre il proprio organo di amministrazione, composto esageratamente da nove consiglieri - riferisce Ancisi - Dovrà esserne ridotto anche il compenso totale, che nel 2021 è stato di 290.362 euro e nel 2022 di 292.363 euro, laddove il TUSP pone il limite massimo di euro 240.000 annui al lordo dei contributi previdenziali e assistenziali e degli oneri fiscali a carico del beneficiario”. 
Start Romagna invece dovrebbe adeguare il proprio statuto alla norma del Testo Unico che impone “il divieto di corrispondere gettoni di presenza o premi di risultato deliberati dopo lo svolgimento dell’attività, e il divieto di corrispondere trattamenti di fine mandato, ai componenti degli organi sociali”. Per Azimut, società mista a capitale pubblico (60%) e privato cooperativo (40%), nel caso assuma “nuove commesse” anche “da privati”, dobrebbe "concorrere sul mercato al pari di ogni altro operatore privato, rispettando le regole della concorrenza e dei contratti pubblici".

Altro capitolo riguarda poi Ravenna Holding (“cassaforte” del Comune di Ravenna). Per Ancisi è proprio lei a subire "la decisione più grave riguardo alla sua partecipazione, tramite Romagna Acque, per la quota del 21%, nella nuova società Acqua Ingegneria, costituita nel 2021, di cui dovrà dunque disfarsi", in quanto il Testo Unico lo consentirebbe "solo per le holding che assumono esclusivamente partecipazioni in enti o società pubbliche, mentre Ravenna Holding si aggiudica anche reti, impianti ed immobili". Ancisi aggiunge come su questo punto "la Corte si rivolge alla sua Procura, affinché verifichi se ciò 'abbia o meno comportato un danno all’erario comunale ovvero se […] vi sia stato un effettivo depauperamento della partecipazione societaria'. Potrebbero anche discenderne conseguenze a catena, dato che il Comune di Ravenna ha affidato direttamente ad Acqua Ingegneria la redazione di molti progetti tipici della libera professione, in particolare per concorrere ai finanziamenti europei col Pnrr".

Per Ancisi, "la Corte dei Conti, compiendo a fondo le sue azioni di controllo della spesa pubblica riguardo al fenomeno abnorme delle società partecipate in cui il Comune di Ravenna esterna e 'imbosca' una moltitudine dei propri servizi, ne ha rilevato le distorsioni e gli eccessi, da sempre contestati in Consiglio comunale da Lista per Ravenna. Il mancato o tardivo adeguamento alle proprie prescrizioni - conclude il consigliere - potrebbe o dovrebbe anche indurre la Corte ad attivare la propria Procura per accertare e perseguire gli eventuali conseguenti danni erariali, se non anche la Procura della Repubblica per eventuali ipotesi di reato".

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