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Torna il rito dei "Lòm a Mêrz": nel ravennate oltre trenta eventi attorno ai tradizionali falò

L'edizione di quest'anno è dedicata all'importanza della casa rurale nella comunità contadina 

Oltre trenta eventi, dal 26 febbraio al 3 marzo, per l'edizione 2024 dei "Lòm a Mêrz" presentata mercoledì a Faenza, con l'accensione, dopo il tramonto, dei tradizionali fuochi nelle aie di aziende agricole, agrituristiche e in ristoranti e altri luoghi della cultura rurale in diversi Comuni della Romagna. Quest'anno il programma propone come tema “Abitare la tera, le antiche case custodiscono i ricordi”, naturale prosieguo, spiegano gli organizzatori, di quello della Mezzadria, scelto per l’edizione 2023.

L'iniziativa è promossa dall'associazione "Il lavoro dei contadini" presieduta da Lea Gardi. "La casa colonica - spiega Gardi - sentimento di un tempo che custodisce ricordi, diventa spunto per una riflessione di coerenza tra presente, passato e futuro del territorio agricolo della Romagna; e quindi per noi è l’ occasione per lanciare un piccolo appello alla riflessione su come mantenere e recuperare il patrimonio rurale della Romagna, in alcuni casi svilito da discutibili interventi umani e recentemente purtroppo e profondamente segnato dalla forza devastante della Natura. La  nostra iniziativa non ha certo lì ambizione e la forza di trovare soluzioni, vuole essere uno stimolo propositivo a 'ripensare', - attraverso ciò che resta di queste case, spesso ruderi - alle pratiche consolidate nei secoli di dinamiche di vita, di mantenimento di paesaggio e di manutenzione dei territori coltivati, che più che mai devono ritrovare l’equilibrio di salvaguardia e rispetto, che spesso sembrano sfuggiti di mano".

Questa edizione propone di andare indietro nel tempo ragionando sul ‘dentro’ e il ‘fuori’ della casa rurale, sulle logiche di ubicazione degli ambienti e il loro utilizzo: al piano terra la stanza principale col grande focolare per ritrovarsi e consumare gli scarsi pasti; la stanza del telaio dove le donne tessevano; e la stalla per i bovini, fondamentali strumenti di lavoro e indispensabili per il sostentamento della famiglia. La scala portava al primo piano per accedere alle stanze da letto, mentre nella parte più fredda della casa si conservavano i cibi e si custodiva il vino. Non mancavano all’esterno annessi, pertinenze e 'bassi comodi', il pagliaio affiancato all’aia, la buca del letame, il pozzo, il forno per cuocere il pane, i modesti manufatti per ricoverare piccoli animali da cortile e gli stalletti' per i maiali. 

Dalla memoria di tali testimonianze, dalle radici di un passato strutturale – che inevitabilmente si deve adeguare alle esigenze abitative odierne - sorge tuttavia un fondamentale insegnamento verso nuove idee di recupero che oltre a scopi abitativi può volgere lo sguardo verso soluzioni di ricettività e di turismo rurale comunque – come in passato – sempre in dialogo armonico col paesaggio agrario che le avvolge e, soprattutto, nel rispetto fondamentale delle regole che tutelano la salvaguardia del suolo. Riflessioni che saranno sviluppate e argomentate in occasione dell’ incontro che si terrà alla Sala Bigari del Comune a Faenza, lunedì 26 febbraio alle ore 18, con il contributo di importanti e autorevoli relatori esperti in materia.

L’evento è realizzato con il contributo dei Comuni di Brisighella, Casola Valsenio, Faenza, Imola, Riolo Terme, con la collaborazione delle Bcc Ravennate Forlivese e Imolese, Romagna Occidentale, in collaborazione con Il Lavoro dei Contadini in Romagna-Comunità Slow Food, IF Imola Faenza Tourism Company, Slow Food Condotta di Godo e Bassa Romagna e Condotta Ravenna, Musica nelle Aie - Faenza, Chef to Chef, Accademia Medievale e Rione Verde-Faenza.

Cosa sono "Lòm a Mêrz"

L’agricoltura, come molte altre attività “all’aperto” era, ed è tutt’ora, soggetta alle avversità meteorologiche. Così la tradizione contadina del passato voleva che per scongiurare la malasorte venissero fatti dei riti propiziatori, come i fuochi magici: i “Lòm a Mêrz” (i lumi di marzo). L’accensione di falò propiziatori intendeva celebrare l’arrivo della primavera e invocare un’annata favorevole per il raccolto nei campi, ricacciando il freddo e il rigore dell’inverno. Il suo significato era quello d’incoraggiare e salutare l’arrivo della bella stagione, bruciando i rami secchi e i resti delle potature. Per questa occasione, negli ultimi tre giorni di febbraio e nei primi tre di marzo, ci si radunava nelle aie, si intonavano canti e si danzava intorno ai fuochi (al fugarèn), mangiando, bevendo e soprattutto divertendosi. L’ Associazione “Il Lavoro dei Contadini” dall’ ormai lontano 2000, ha cercato di tracciare un nuovo solco con i Lumi a Marzo, con rinnovati obiettivi che intendono essere un invito per mettersi in viaggio in queste terre di Romagna, nelle quali si trova ancora un amore per il cibo tipico, sano, dove si possono ritrovare e condividere le tradizioni, usanze, cultura contadina e valori della coltura contadina.

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