"Positivo al Covid con febbre alta e difficoltà respiratoria: mai visitato dai medici"
Dal 31 dicembre mio marito, 56enne, accusa febbre alta, dolori e tosse insistente. Il 2 gennaio viene inviato al drive through al Pala de André dal medico curante a fare il tampone, risultando positivo. Dal 2 gennaio a oggi (11 gennaio), l'Ausl ha chiamato solamente per chiedere quali sono stati i contatti avuti, prescrivendo una quarantena fino al 16 gennaio. A tutt'oggi mio marito sta avendo crisi respiratorie, ma il medico curante ci ha avvertito che la situazione sanitaria non consente una visita a domicilio, dando competenza alle Usca: nessuno ad oggi lo è mai venuto a visitare. Sabato notte ha avuto una crisi con saturazione precipitata a 84/85 e, chiamando la guardia medica, ci è stato detto che sarebbero venuti a visitarlo all'indomani. Siamo stati contattati la domenica mattina dallo stesso medico, che non ha ritenuto di doverlo visitare perché i parametri risultavano accettabili. Tantomeno Ausl, che dovrebbe garantire assistenza continuativa, a oggi 11gennaio non ha fornito indicazioni circa la data del prossimo tampone e inesistenza circa le informazioni di tracciamento. Io, negativa, al contrario sono stata chiamata più volte telefonicamente, dove mi si chiedeva se avevo sintomi e mi consigliavano comunque di avvertire in caso comparissero. Sono indignata che al 12esimo giorno di malattia nessuno venga a visitare chi realmente sta male, ricordando anche che il medico di base ci ha detto "È già tanto se vi chiamo io". Essendo la salute un diritto di ogni individuo, e come tale va riconosciuto, sono consapevole della situazione attuale e della scarsa presenza di medici sul territorio, ma è pur vero che per avere un quadro clinico il paziente va visitato per accertare una diagnosi. Non è inoltre un decorso regolare dal 31 dicembre fino tutto il 6 gennaio la febbre alta e la difficoltà respiratoria, presente a oggi 11 gennaio senza alcun miglioramento.
Una lettrice