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Combatte il tumore e si prepara ad Ironman: "Ma prima guiderò la nazionale ai mondiali. Non mi fermo mai"

Dopo il glioma Simone "Tartana" Fabbri si allena per l'edizione 2024. La sua storia sarà raccontata in un docufilm

"In cinque minuti mi è cambiata la vita: mi hanno raccontato cosa avevo e cosa bisognava fare. Mi sono trovato a piangere davanti a una persona che avevo appena conosciuto". Ha ancora gli occhi lucidi quando ne parla Simone 'Tartana' Fabbri, mentre ricorda quel giorno dell'autunno 2021 in cui all'ospedale Bufalini di Cesena gli avevano appena comunicato di avere un tumore al cervello. Un tumore sul quale si doveva intervenire con una certa urgenza.

Simone, 44 anni, è un ciclista e meccanico di mountain bike. Vive e lavora a Forlimpopoli, dove è titolare del "Tartana Bike Store" insieme al padre. Da quella diagnosi l'atleta ha subìto due interventi, il secondo a distanza di undici mesi dal primo. Ma non ha mai mollato, anzi: è tornato in bici e sarà ai nastri di partenza della prossima edizione di Ironman a Cervia, il 21 e 22 settembre.

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La partecipazione ad Ironman e il docu-film sulla sua storia

"Naturalmente correrò da amatore - racconta, sorridendo e tenendo un profilo basso, mentre è al lavoro nel suo negozio - Tutto è nato quasi per caso. Sono amico di Massimo Rovatti, uno dei promotori della manifestazione. Qualche tempo fa (già dopo aver sostenuto i due interventi, ndr) gli ho chiesto, per scherzo, quanta preparazione sarebbe servita a uno come me per poter partecipare alla gara. A suo dire, anche meno di un anno. E ho quindi deciso di raccogliere questa sfida". 

L'esperienza del 44enne sarà raccontata nel documentario "Tutta una questione di testa", come è stato spiegato alla presentazione di "Ironman 2024". Una produzione di 80-90 minuti di Endu Channel, portale che, come spiega lo stesso 'Tartana' ("è il soprannome del mio bisnonno che ha tramandato il lavoro a mio padre, che lo ha insegnato a me", dice), conta circa 50mila iscritti con la passione di sport come ciclismo, running, nuoto e triathlon. "Su Endu Channel - prosegue - conduco una rubrica che si chiama 'The Garage' dove vengono dati alcuni consigli per la manutenzione della propria mountain bike. Da loro è partita questa iniziativa, che verrà poi distribuita su Amazon Prime dopo la mia partecipazione ad Ironman. Mi stanno seguendo durante gli allenamenti, con una troupe. Mi seguiranno durante la gara e sono al mio fianco anche quando mi reco per i controlli in ospedale".

Il tumore al cervello: dai primi sintomi alla caduta in bici

Già diversi anni prima della diagnosi di tumore al cervello (in particolare di un glioma al secondo stadio) Simone aveva accusato dei problemi: "Nel 2015 ho cominciato ad avvertire alcuni strani sintomi come ronzii alle orecchie e fastidi simili - ricorda - che collegavo a una caduta avuta in allenamento. Ho fatto anche una tac, ma non erano emerse cose particolari. Nel frattempo la sintomatologia mutava; quindi in accordo con il mio medico curante, che è anche un amico, ho chiesto di approfondire. Mi sarei dovuto sottoporre a una elettromiografia all'ospedale di Forlì, ma il giorno della mia visita il macchinario aveva avuto un problema. Saltato quell'appuntamento, non ne ho fissato subito un altro. Ma ogni tanto i sintomi tornavano. Ho fatto ulteriori accertamenti che avevano evidenziato un piccola macchia, che sembrava quasi un'ischemia riassorbita. A volte quando mi allenavo mi sentivo come 'ruotato' sulla bici. Fino a quando, tre anni fa, ho fatto una risonanza e mi è arrivata la mazzata". 

Simone ricorda la delicatezza del medico che gli ha dato la notizia. "Ringrazierò sempre il dottor Marcello D'Andrea per come è stato in grado di accompagnare il mio percorso. Sono stato operato da lui in regime di semi-veglia, la prima volta a dicembre 2021. La seconda a fine 2022. E adesso tengo monitorata la situazione con dei controlli periodici programmati. E cerco, anche con l'aiuto di dietologi con specializzazione oncologica, di osservare un regime alimentare adeguato, sia per la mia vita sportiva che per la mia situazione di salute".

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Lo sport come passione e lavoro e l'esperienza olimpica

Tra un allenamento e l'altro, la famiglia (è sposato con Sara e ha un figlio sedicenne) e il negozio, Simone trova anche il tempo di fare il commissario tecnico della nazionale di downhill, disciplina che si corre in mountain bike, principalmente in montagna e su strade sterrate. "Sono ct in carica fino al 2024 - spiega - e ringrazio la Federazione ciclistica italiana perché mi ha tenuto in sella nonostante il percorso che stavo affrontando. Quando ho saputo della malattia ero stato nominato da meno di un mese. Ho chiamato il coordinamento e mi hanno semplicemente detto: fai quello che devi fare, noi ti aspettiamo e valuteremo insieme strada facendo". Il 44enne è stato anche meccanico della spedizione olimpica di Rio 2016, in Brasile. "In quel caso ho accompagnato la squadra di crooss-country nel team, tra gli altri, di Marco Aurelio Fontana, che era stato bronzo quattro anni prima a Londra".

Con il downhill, invece, l'impegno è diverso: "Non è una disciplina olimpica, ma ha il suo calendario impegnativo. Quest'estate abbiamo il Mondiale ad Andorra il 4 agosto e subito dopo l'Europeo in Svizzera. A settembre, invece, mi aspetta l'Ironman. Non mi fermo mai, così sono sicuro di arrivare preparato". Uno competitivo come lui, nella vita e nello sport, ha però già fissato un tempo entro il quale voler completare il circuito delle tre prove (ciclismo, nuoto e maratona) dell'Ironman. "Intanto, essendo la mia prima partecipazione, il primo obiettivo è finirlo. Ma un limite di tempo me lo sono fissato. Solo che - conclude tradendo un po' di scaramanzia - non lo dico".

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