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Torna l'incubo del calcio scommesse: arrestato poliziotto della questura

Gli inquirenti avrebbero accertata l'esistenza di due diverse associazioni criminali in grado di alterare risultati degli incontri di Lega Pro e Serie D

Torna l'incubo del calcioscommesse. Ha interessato anche la Romagna l'operazione "Dirty Soccer", coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, che ha già portato a una cinquantina di fermi, tra calciatori, dirigenti e presidenti di club. Gli inquirenti avrebbero accertata l'esistenza di due diverse associazioni criminali in grado di alterare risultati degli incontri di Lega Pro e Serie D. Il capo d'accusa è associazione a delinquere, finalizzata alla frode sportiva, aggravata dall'aver favorito la malavita organizzata.

Arresti e perquisizioni sono state svolte non solo in Calabria ed Emilia Romagna, ma anche in Campania, Puglia, Abruzzo, Marche, Toscana, Liguria, Veneto e Lombardia. E' finito in manette anche un poliziotto, Alberto Scarnà, sovrintendente attualmente in servizio alla Questura di Ravenna.  Viene considerato dagli inquirenti uno degli uomini di fiducia di Fabio Di Lauro, la figura centrale di questo giro di scommesse illegali.

Calcioscommesse: in manette poliziotto (Foto Alessandra Salieri)

A Faenza è finito in manette anche un imprenditore 62enne di Riolo Terme, Raffaele Poggi, considerato co-finanziatore di combines assieme al forlivese Enrico Malvisi. Il “trucco” sarebbe sempre lo stesso: partite pilotate per lucrare con le scommesse, sia in Italia che all'estero (gli scommettitori erano non solo italiani, ma anche serbi, russi, cinesi e maltesi). Tra le squadre romagnole coinvolte risulta  il Santarcangelo in Lega pro, con ben 4 partite nel mirino dell'inchiesta. Dietro ci sarebbe – secondo quanto ipotizzano i magistrati – anche l’azione di cosche della ‘Ndrangheta.

In totale gli arresti sono stati 50, di cui 16 collegati con la Romagna. Le partite oggetto delle combine, riuscite o meno, sono 28 nei campionati in corso di Lega Pro e serie D. Figura centrale viene considerata quella di Fabio Di Lauro, residente a Bellaria, che appunto nel poliziotto in servizio alla questura di Ravenna - ipotizzano le indagini - aveva un "collaboratore".

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