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Cronaca

Bandi pubblici, Comune sotto attacco: "La selezione non spetta al Sindaco"

I bandi del Comune di Ravenna tornano sotto ai riflettori: questa volta a puntare l'indice contro Palazzo Merlato è il capogruppo di Lista per Ravenna, Alvaro Ancisi

I bandi del Comune di Ravenna tornano sotto ai riflettori, dopo le proteste sollevate dal gruppo CambieRà nei confronti di un bando relativo al turismo, il cui vincitore venne "predetto" dalla consigliera Samantha Tardi. Questa volta a puntare l'indice contro Palazzo Merlato è il capogruppo di Lista per Ravenna, Alvaro Ancisi: "Si è dimessa di recente dal Comune, dopo essere stata assunta in Regione, la capo-servizio responsabile delle attività economiche e produttive e coordinatrice dello sviluppo economico, turismo e sport, assunta nel 2017 con un contratto a termine agganciato al mandato elettorale del sindaco De Pascale - spiega Ancisi - Sarebbe stata l’occasione per ridurre almeno di uno gli otto dirigenti con contratto a termine (il massimo consentito) assunti a ogni loro elezione dai sindaci di Ravenna con la pretesa di sceglierli personalmente. Non tramite concorso, come richiede l’articolo 97 della Costituzione".

"È invece già partito il bando per assumere un nuovo dirigente - continua il consigliere d'opposizione - Il metodo è lo stesso con cui De Pascale, una volta insediato, ha scelto gli otto dirigenti a contratto. Contesto a questo bando la palese violazione dell’art. 35, comma 3, del Testo Unico sul Pubblico Impiego, il quale prescrive che la “selezione” per il “reclutamento del personale” sia effettuata con “modalità di svolgimento che garantiscano l’imparzialità” ed una “composizione delle commissioni esclusivamente con esperti di provata competenza nelle materie di concorso (...) che non siano componenti dell’organo di direzione politica”. Solo a commissioni tecniche, non ai politici, spetta dunque la selezione. Viceversa il bando, sulla scorta di un regolamento comunale di comodo, affida alla commissione tecnica - pur composta da tecnici non necessariamente autonomi dal sindaco - solo il compito di distinguere i candidati che possiedono le maggiori competenze dagli altri: “All’interno della rosa dei candidati selezionati dalla Commissione tecnica” - dice il bando - spetta al sindaco scegliere chi assumere".

"Nessuno può dunque escludere che il nome del vincitore sia nella testa del sindaco già da prima della “selezione”, che servirebbe in tal caso solo a prendere in giro gli altri concorrenti, costretti a produrre una voluminosa documentazione delle loro qualità e, se idonei, a sottoporsi a un esame senza una ragionevole speranza di assunzione - prosegue Ancisi -  Ma serve anche per offrire ai cittadini la parvenza di una specie di "concorso" (non importa si chiami “selezione” o, nel caso, “procedura comparativa pubblica”) con cui si valuterebbero solo le competenze dei candidati. Logica vorrebbe che, dimettendosi la dirigente, si assumesse uno degli altri che superarono l'esame nel 2017, rispettando il principio dell’economia degli atti che dovrebbe regolare la pubblica amministrazione. Si fa invece un’altra macchinosa “selezione”. Le qualità della dirigente dimissionaria sono riconosciute e fuori discussione: ciò che combatto, invece, è il malcostume largamente diffuso e troppo tollerato da cui derivano le molte degenerazioni del settore pubblico nazionale. Se la Magistratura italiana affrontasse a fondo il problema, il vaso di pandora esploderebbe. Sono a disposizione di chiunque voglia avviare e
condurre a fondo la battaglia. Le argomentazioni ci sono tutte".

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