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Cronaca Lugo

I 100 anni incredibili di Luigi, scappato dai lager e sopravvissuto a tre affondamenti. "Quella volta che un indigeno mi inseguì con un machete..."

Marinaio nella seconda guerra mondiale, dopo l’armistizio venne deportato in Germania nei campi di lavoro e ritornò in Italia fuggendo a piedi in condizioni di estremo disagio. Poi emigrò nell’America del sud e tornò a Lugo nel 1950, dove ha vissuto la sua lunga vita

Ricorda il bellissimo film di Tim Burton 'Big Fish', in cui il protagonista ripercorre tutte le storie incredibili vissute nella sua lunga vita, la storia di Luigi Gallignani, lughese che lo scorso 6 marzo ha tagliato il traguardo del secolo di vita. Nato nel 1922 a Lugo, il centenario di recente ha raccolto tutti suoi racconti e li ha pubblicati nel libro scritto a quattro mani con il figlio Secondo 'A tot bos – A tutta forza, a tutta velocità'.

Marinaio nella seconda guerra mondiale, dopo l’armistizio del 1943 Gallignani venne deportato in Germania nei campi di lavoro e ritornò in Italia fuggendo a piedi in condizioni di estremo disagio. Poi emigrò nell’America del sud e tornò a Lugo nel 1950, dove ha vissuto la sua lunga vita tra il lavoro di meccanico, il volontariato con i Vigili del Fuoco e la responsabilità di istruttore di saldatura con lezioni serali in una scuola professionale.

Una vita di avventure ma anche di duro lavoro, fin dalla tenera età. "Quando in terza elementare portai a casa la mia bella pagella, mio padre mi rimproverò dicendomi che ero stato troppo bravo - racconta Luigi - Lui non voleva che fossi così bravo, dovevo lavorare. Così mi prese su e partimmo per andare sul fiume Reno a raccogliere la sabbia per i muratori. Dormivamo sul rivale del fiume e non era facile, ci davano due centesimi a carriola, e quando tornammo a casa dissi a mio padre che non sarei più andato perchè era troppo faticoso. Lui in tutta risposta mi picchiò, a quei tempi era così. Poi mi portò a fare il pastore da un suo amico a Sesto Imolese, ma anche lì scappai e tornai a casa".

Poi nel 1942, a soli 19 anni, la chiamata alle armi e l'arruolamento in marina. "Sono sopravvissuto a tre affondamenti! - rivendica con orgoglio il centenario - Quando gli altri marinai avevano paura andavo sempre io, sono sempre stato votato al pericolo. Nel secondo naufragio eravamo 251 a bordo: ci siamo salvati solo in 31. Io sono stato fortunato, ho trovato un pezzo di legno in mare e ci sono rimasto aggrappato per 4 ore e mezzo, finchè non ci ha tirati in salvo un cacciatorpediniere tedesco. Da allora però non mangio più il pesce, perchè vedevo i banchi di pesce che passavano in mezzo a tutti quei cadaveri...".

I ricordi di Luigi sono lucidissimi tanto che, come spiega lo stesso anziano, in paese è soprannominato 'memoria storica'. E ricorda molto bene anche il periodo della deportazione in Germania: "Venni deportato in vari campi di concentramento, tra i quali Offenburg e Dachau, ma riuscivo sempre a scappare. Mi sono salvato per due fortune: essendo un metalmeccanico e un fabbro e parlando bene il tedesco, ero utile per insegnare ai tedeschi a usare il tornio e a saldare. Inoltre una ragazzina tedesca si era innamorata di me: mi accompagnò insieme ad altre 3 persone per una ventina di chilometri nella Foresta Nera e mi disse di seguire la linea elettrica fino a Innsbruck, io le promisi che sarei tornato indietro a sposarla. Negli anni '70 tornai a trovarla, ma appena mi vide suo marito mi cacciò fuori dal negozio perchè era geloso! Comunque non era facile... Camminavamo di notte e di giorno dormivamo sotto ai ponti, ma siamo arrivati solo in 2: gli altri 2 sono scappati in cerca di cibo e non sono più tornati. Noi mangiavamo lucertole e tutti gli insetti che trovavamo sotto alle pietre, anche le foglie... Eravamo diventati animali. Siamo partiti il 1 febbraio e siamo arrivati a Lugo il 16 maggio, ma prima ho combattutto 22 giorni con i partigiani a Casalmaggiore. Arrivato a Lugo mi hanno portato in camera di sicurezza perchè pensavano che fossi un fascista!".

Di quel periodo difficile, Luigi ricorda alcuni episodi curiosi: "In un campo di prigionia mi mandarono in un albergo. Dovevo pulire dei quadri e ce n'era uno che raffigurava Hitler. Io lo pulii sputandoci sopra e passando uno straccio. Venni denunciato alle SS e mi feci 15 giorni di prigione. Un'altra volta, in una fabbrica, mi diedero la colpa quando un bidone di pece scivolò addosso a una donna, che poi fu costretta a rasarsi i capelli a zero: altri 15 giorni di carcere. E altri 15 quando in un'altra fabbrica una chiave si infilò tra gli ingranaggi rompendo tutto: anche in quel caso diedero la colpa a me gridando al sabotaggio".

Tornato a Lugo, Luigi ben presto ricomincia a sentire il bisogno di avventura. "Nel '47 sono partito insieme a un amico per il Venezuela per fare il meccanico per la Shell - ricorda - Piano piano feci carriera, iniziai ad aggiustare le macchine e arrivai a riparare le pompe che estraevano il petrolio, per poi fare il saldatore in un pozzo pericolosissimo: quella zona era piena di serpenti a sonagli, puma... E lì c'era uno che voleva uccidermi solo perchè io ero italiano e suo fratello era morto in guerra in Italia! Una volta poi, ricordo, ero andato da una donna in una tribù di indigeni Motilon, quando all'improvvisò è arrivato suo marito e lei mi ha cacciato urlando. Lui ha iniziato a rincorrermi con questo enorme machete, voleva ammazzarmi. Così sono scappato attraversando a nuoto un fiume pieno di piranha e di caimani!".

Dopo tre anni vissuti in sud America, nel 1950 Luigi torna definitivamente a Lugo. "Avevo chiesto un permesso di sei mesi per tornare a casa, ma poi sarei dovuto andare in Arabia Saudita, a meno che non mi fossi sposato. E così ho fatto: mi sono trovato una fidanzata e l'anno dopo abbiamo avuto nostro figlio Secondo!". A Lugo, oltre a lavorare come meccanico (per 12 anni è stato alla Sirea di Barbiano), per 27 anni Luigi è stato volontario nei Vigili del Fuoco e per 14 la sera ha insegnato ai ragazzi, sempre come volontario, nella scuola professionale dei Salesiani. "Mia moglie è morta 11 anni fa, per gli ultimi 4 anni mi sono preso cura di lei affetta da Alzheimer - spega Luigi un po' amareggiato - Ora ho una badante perchè non so più neanche farmi da mangiare, ma è difficile tirare avanti con la mia pensione. Il Governo dovrebbe darmi ancora i soldi della prigionia, perchè quando sono tornato a Lugo nessuno mi ha aiutato, ho dormito per 4 notti sotto al Pavaglione. Ma si sono ricordati di me solo ora che ho compiuto 100 anni...".

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