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Cronaca

Ivano Marescotti dà l'addio alle scene: "Ho avuto l'onore di recitare con Hopkins. Ora mi dedico ad altro"

Uscirà nel 2022 il suo ultimo film. "Ho lavorato con grandi attori e registi. E' stato divertente, devo riconoscerlo, anche se mi sentivo un infiltrato"

Non è una conclusione, è solo una nuova fase della vita. Ma per tantissimi fan si tratta di una notizia dal sapore amaro. Ivano Marescotti si ritira dalle scene, lo annuncia lui stesso sui social. Abbandona il palcoscenico "seguendo l'esempio di Jack Nicholson che a 73 anni s'è ritirato dalle scene (si deve pur avere un modello) per godersi la vecchiaia". L'attore 76enne nato a Villanova di Bagnacavallo ha preso la sua decisione e chiude una pagina di grandi successi per dedicarsi completamente alla scuola Tam (Teatro Accademia Marescotti) di Marina di Ravenna.

Dopo aver preso parte a centinaia di film (in Italia e all'estero), recitato in innumerevoli spettacoli e recital teatrali, e guadagnato importanti premi e riconoscimenti, arriva per Marescotti il momento di staccarsi dal suo ruolo d'attore, così come molti anni prima aveva detto addio ha un posto di lavoro sicuro per dedicarsi, non senza fatiche e rinunce, al mondo dello spettacolo. Abbiamo chiesto quindi allo stesso Marescotti di raccontarci le motivazioni che lo hanno spinto a questa scelta e di svelare qualche aneddoto del suo passato.

Come è giunto alla decisione del ritiro?
Sono alcuni anni che stavo meditando di smettere, per cambiare vita. Ho cominciato a fare l'attore a 35 anni, licenziandomi dal mio impiego all'ufficio urbanistica del comune di Ravenna e adesso, allo stesso modo, ho deciso di chiudere la mia carriera di attore. Ho esaurito le mie curiosità in campo cinematografico e teatrale. Negli ultimi film non mi sentivo neppure molto coinvolto. La scuola Tam è l'unica cosa che mi tiene legato alle scene. E del resto, dopo giovinezza e maturità, ora arriva la senilità, una nuova fase della vita che voglio vivere con felicità.

L'emergenza Covid e le ripercussioni sul mondo dello spettacolo hanno avuto una parte nella sua decisione?
Non è da escludere, anche perché in questi ultimi due anni si è lavorato molto poco. Negli ultimi due anni ho fatto solo due film, uno di questi uscirà quest'anno, girandoli solo in estate, perché meno rischioso. Forse questa situazione mi ha fatto assaporare una vita diversa da quella dell'attore e mi ha fatto concentrare su altre cose.

Non teme di provare nostalgia per il palcoscenico?
Di nostalgie nella vita se ne hanno tante. Tutta la vita che ho fatto produce nostalgie. Anche il mio lavoro come funzionario del Comune, che poi ho lasciato, produce delle nostalgie. Oggi si parla del nuovo piano regolatore e ricordo il piano del 1974 al quale lavorai. Ma quello che mi interessa ora è la vita che ho davanti. Ho avuto l'onore di lavorare con grandi registi, attori e attrici, interpretando il ruolo di protagonista, di antagonista e anche tanti camei. Ora provo qualcos'altro.

Ripercorrendo la sua lunga carriera, quali sono i momenti che rimangono indelebili nella sua memoria?
La più grande emozione l'ho provata quando ho debuttato, senza fare neanche le prove. Fu un'emozione enorme: si trattava di uno spettacolo per ragazzi e io ero sconvolto. E poi ricordo con grande emozione anche quando sono andato a recitare in America, in Inghilterra e ho incontrato attori mitici come Anthony Hopkins, Clive Owen, Julianne Moore, Matt Damon… Con Hopkins si è creato anche un rapporto d'amicizia. Quando lo incontrai 'masticavo' poco l'inglese, ma riuscimmo comunque a chiacchierare un po'. Lui poi mi ha invitato più volte a colazione e ci siamo rivisti per la presentazione del film (Hannibal, ndr) a Roma. Una persona splendida, oltre che uno dei più grandi attori al mondo. Poi in Italia credo di aver conosciuto almeno 100 registi tra film, fiction e cortometraggi. Un Nastro d'argento l'ho vinto proprio con un corto e l'altro l'ho vinto con "A casa tutti bene" di Muccino. E' stato divertente, devo riconoscerlo, anche se mi sentivo un infiltrato, perché mi ero tuffato in quel mondo quasi per caso.

C'è qualcosa che rimpiange? Un progetto che non ha potuto portare a termine, oppure che non avrebbe voluto fare?
Per cominciare questa carriera ho dovuto fare anche cose che non mi piacevano, ma le facevo per poter andare avanti, prendendole come impegno etico e professionale per arrivare ad altri progetti che mi interessavano maggiormente. Ho avuto anche un bel culo, bisogna dirlo. Quando ho lasciato il mio lavoro in Comune, ho passato anni difficili, ero senza lavoro e non trovavo una parte perché ero già avanti con gli anni per il mondo dello spettacolo. Poi però sono arrivate le soddisfazioni.

C'è qualcosa che vuol dire ai suoi allievi e a tutti gli aspiranti attori che vogliono entrare a far parte del mondo dello spettacolo?
In queste occasioni spesso si dicono cose banali come "Coraggio", "Non mollate", "Buttate il cuore oltre l'ostacolo"... Nella mia scuola vengono giovani attori professionisti e altri che invece hanno già una certa età, sono troppo avanti per una carriera professionale, ma che vogliono fare un esperienza culturale e capire qualcosa di più su sè stessi e sui personaggi che vogliono interpretare. Mi piace molto mettere a lavorare giovani e meno giovani. Tratto tutti quanti come professionisti. A loro dico che oltre a imparare a recitare, al termine del percorso saranno anche ottimi spettatori e critici. Credo che proprio questo sia uno degli obiettivi: diventare ottimi e qualificati spettatori.

Quali sono ora i suoi obiettivi con la scuola Tam?
Come ogni anno portiamo avanti il nostro corso che, prima del Covid prevedeva uno spettacolo finale in teatro. Ultimamente, per la pandemia, questo non abbiamo potuto farlo, così abbiamo registrato le scene, buttandoci così sul lato cinematografico della recitazione, destando anche un certo interesse.

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