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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca Cervia

Il rammarico dei Carabinieri: "Forse si poteva fare di più"

Lunedì sera, alle 20.30, la chiamata ai Carabinieri c'è stata. Mancavano circa 12 ore alla strage consumatasi il mattino seguente a Milano Marittima

Lunedì sera, alle 20.30, la chiamata ai Carabinieri c'è stata. Mancavano circa 12 ore alla strage consumatasi il mattino seguente a Milano Marittima. Gianfranco Saleri ha ucciso l'ex compagna, Sandra Lunardini, e poi si è sparato. A chiamare il 112 sarebbe stata proprio lei, la vittima, che voleva segnalare una situazione che la preoccupava: l'ex compagno si trovava in un momento problematico, era diventato prepotente. Poi la donna ricorda di avere fatto le 2 denunce e torna a parlare di un atteggiamento depresso di lui e del timore che potesse compiere gesti autolesionisti.

LA CHIAMATA AL 112
Lo spiega per filo e per segno il colonnello Guido De Masi, comandante provinciale dei Carabinieri di Ravenna. “In questi casi l'operatore ha seguito il protocollo suggerendo di chiamare prima di tutto il 118 e di fare parlare l'uomo con un medico. Noi interveniamo solitamente in un secondo momento, se il medico conferma la possibilità di un suicidio”. A questo punto la donna avrebbe riferito che aveva già chiamato il 118 e che era arrivato. La chiamata ai sanitari, invece, secondo i Carabinieri non c'è mai stata. “Nel frattempo Saleri si trovava a cena con amici – spiega De Masi – e, dal cellulare della vittima, risulta una chiamata ad uno di loro, alle 20.26, quindi prima di chiamare il 112. Dalle testimonianze è emerso che la Lunardini ha chiesto se Saleri era lì, una volta appurato, ha riattaccato”. Insomma secondo il colonnello la donna ha sentito lo stesso che qualcosa non andava. “Purtroppo ci ha detto che il 118 era già arrivato. L'operatore ha chiesto di fargli sapere e di richiamare in caso di bisogno”, ma niente.

SI POTEVA FARE QUALCOSA?
Di fatto con quella telefonata ci ha depistati – afferma De Masi – e resta un grande rammarico. Forse si poteva fare qualcosa di più, ma è dimostrato che chi progetta un suicidio o un omicidio, trova in ogni caso il modo di farlo. Se gli fossero state tolte le armi, ne avrebbe trovate altre”.

LE DENUNCE
Nelle due denunce fatte dalla donna, rispettivamente il 26 giugno e il 19 luglio, per violenza privata “non si è mai parlato di armi - precisa il comandante - Se solo ci fosse stata una minaccia o fosse stata vista dalla donna la pistola, anche sotto una giacca, durante una lite, avremmo potuto toglierla a Saleri, almeno per un po'. La prima volta la vittima ha parlato di minacce verbali e la seconda anche di percosse, perchè lui aveva tentato di prendere i soldi dalla cassa del negozio ed erano venuti alle mani. Ma non ha mai parlato di armi”.

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