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Cronaca

Test di carbonatazione su un frammento di torre Hamon, Italia Nostra: "Materiale ancora in condizioni eccellenti"

Nei giorni scorsi l'associazione ha eseguito una prova su un frammento della torre in demolizione utilizzando fenolftaleina (il test colorimetrico con fenolftaleina viene utilizzato per determinare la profondità di carbonatazione di un calcestruzzo indurito)

Continua la battaglia dell'associazione culturale Italia Nostra a difesa delle torri Hamon, per salvarne - a questo punto, visto che la prima è ormai stata demolita - almeno una delle due. Nei giorni scorsi l'associazione ha eseguito una prova su un frammento della torre in demolizione utilizzando fenolftaleina (il test colorimetrico con fenolftaleina viene utilizzato per determinare la profondità di carbonatazione di un calcestruzzo indurito).

"Risulta che la carbonatazione del calcestruzzo è solo molto superficiale; quindi, nonostante l’età, il materiale appare ancora in condizioni eccellenti ed in grado di proteggere i ferri di armatura da fenomeni ossidativi - commentano i risultati da Italia Nostra - Del resto, si trattava di manufatti molto costosi, fatti per resistere ad un lavoro usurante, e quindi costruiti con i migliori materiali e le migliori tecniche, costituendo veri capolavori di ingegneria strutturale. Ne siano prova la lentezza dei lavori e i relativi numerosi video che circolano e che ben evidenziano le condizioni. Fosse stato un rudere, si sarebbe sgretolato in fretta come polvere".

A riprova che il frammento campionato sia proprio della torre, Italia Nostra ha chiesto nei giorni scorsi di poter accedere al cantiere con un tecnico abilitato per effettuare una verifica. "Porte chiuse e nessuna risposta - spiegano dall'associazione - Dunque, desta sgomento la “leggerezza” con cui l’amministrazione si affretta a giustificare la demolizione parlando di condizioni di degrado avanzatissime. Non solo: nella “certificazione di completamento degli interventi di bonifica” effettuati da Eni e certificati da Arpae nel 2021, si legge: “Considerato il raggiungimento degli obiettivi di bonifica al termine delle fasi sopracitate, in accordo a quanto indicato nel POB, veniva effettuato il collaudo dei poligoni 6TS e 7TS senza dover realizzare anche l’intervento di Phytoremediation…”. Questo a significare che gli obiettivi della bonifica erano già stati raggiunti prima ancora di mettere in campo altri interventi. Bonifiche completate ma utili al solo uso industriale, con capannoni aperti? E allora, come si pensava di poter realizzare la Cittadella della nautica? Perché il sindaco, tutore della salute pubblica, non ha preteso una bonifica più approfondita, ma anzi, con la propria rappresentanza nell’ambito dell’Autorità Portuale, acconsentirà all’acquisto con soldi nostri dell’intera area ancora in parte inquinata a quasi 8 milioni di euro, compresi di iva? Considerando l’abbattimento delle torri a 2,6 milioni di euro, Eni si sbarazza di un terreno del genere a costo zero, anzi guadagnando 5,4 milioni di euro? Nel frattempo i cittadini perdono l’opportunità che era ben delineata nel Pug, con il progetto di un polmone verde ed il riuso per “eventi artistici, culturali, sociali, ludici e sportivi” delle torri, definite dal Pug “due straordinari monumenti di archeologia industriale”. Un veloce voltafaccia come se niente fosse".

"Il sindaco parla di solidarietà ai cittadini dispiaciuti: i cittadini “dispiaciuti” per non dire beffati sono tutti i ravennati, destinatari del Pug assunto il 14 gennaio 2022 con una delibera della giunta nominata dal sindaco eletto dal voto democratico, lo stesso sindaco che ha posto il suo nome sul frontespizio del Pug e che ora, senza nulla pretendere da Eni (azienda a maggioranza statale con un utile netto nel 2023 di 4,7 miliardi di euro, che tanto ha preso in quasi cento anni dal nostro territorio), cancella per sempre lo skyline dalla Darsena di Città verso il mare, la presenza e la speranza visibile di un riscatto, di una consapevolezza per le future generazioni - concludono dalla sezione ravennate di Italia Nostra, ringraziando l’Ordine degli Architetti di Ravenna per "l’autorevolezza e la chiarezza con cui ha posto a fuoco la vicenda. Attendiamo fiduciosi un ripensamento di Eni, del sindaco e di Autorità Portuale".

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