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Cronaca

Ultimo saluto a don Settimio Levorato: ecco il testamento spirituale

Durante le esequie è stato letto il testamento spirituale di don Settimio Levorato

Si sono svolti lunedì mattina i funerali di don Settimio Levorato, che è stato vicario generale della diocesi, parroco e insegnanti in Seminario e ai licei, Classico e Scientifico, della città. Durante le esequie è stato letto il testamento spirituale di don Settimio Levorato. "Carissimi familiari, confratelli, Seminaristi, parrocchiani, quanti ho incontrato lungo la mia vita sacerdotale, vogliate gradire queste mie ultime parole, d’addio certo, ma nell’attesa grande di rivederci in cielo - è l'esordio -. Ho appena disposto per testamento di quanto possiedo, consapevole che si sta avvicinando l’alba del giorno eterno. Non mi resta nell’attesa che rivolgermi al Signore per dirgli che mi prepari con il suo aiuto a bene incontrarlo. Paolo apostolo bramava di vederlo, come pure anch’io bramo di vederlo “così come Egli è” e di sentirmi dire, lo spero, nella sua grande bontà, che mi conosce. Sarà quel giorno, non la so definire, gioia grande: inizierà quel giorno anche per me quel canto di lode, che sarà sempre nella mia bocca, assieme a quello dei Santi e della Vergine Santa. Inizierò a gustare quella “quies” che non avrà più fine, ringrazierò il Signore per la vocazione santa, di cui mi ha fatto dono e che volle coronata, dopo non poca sofferenza, a 31 anni, a Ravenna, il 20 maggio 1956, solennità di Pentecoste, nella nostra Cattedrale. Data indimenticabile! Rimarrà in Cielo la mia riconoscenza per il Seminario, che mi ha accolto e per il santo Arcivescovo, S. Ecc. Mons. Egidio Negrin, che mi ha consacrato. Ringrazierò il Signore per aver disposto di me attraverso l’obbedienza, in diversi campi di ministero, che mi hanno arricchito, grazie anche all’aiuto e alla benevolenza di cui mi si è voluto circondare. Della mia inadeguatezza ovviamente non posso che chiedere sincero perdono: “Nihil dignius facit lingua (Sant’Agostino)”".

"Affiderò al Signore la sorella e i fratelli ancora viventi. Che bella famiglia mi ha dato il Signore! Tutti i nipoti e pronipoti, ai quali raccomando di tenere preziosissimo il dono della fede - ha aggiunto don Settimio -. Cristo ci è necessario: senza di Lui nulla di vero, di bello, di santo. Ricorderò gli Arcivescovi, i molti confratelli, che mi hanno sostenuto con la loro benevolenza e che ho amato e stimato meglio che ho potuto. Penso alla scuola in Seminario e pubblica, agli Uffici pastorali diocesani, alle parrocchie, che mi hanno avuto pastore, alle Religiose con cui abbiamo camminato insieme con slancio ed amore grande; al Seminario, cuore del mio cuore, a cui devo tanta e tanta riconoscenza e per il quale rinnovo ogni più santo augurio e prego ricchezza di vocazioni degne di guidare santamente il popolo santo di Dio. Mi conceda il Signore di chiudere santamente i miei giorni in pace. E a quanti ho ricordato, ai medici che mi hanno curato per tanto tempo e con tanta abnegazione, senza mai chiedere un compenso, a quanti con la loro preghiera, noti e ignoti, hanno resa fruttuosa la mia vita sia gradito augurio quello di ritrovarci assieme un giorno nella gloria eterna, dove non ci sarà più inquietudo, ma quies eterna nel Signore. Grazie per la preghiera che vorrete elevare al Signore per la mia purificazione, previa al mio riposo eterno".

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