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La chiusura dell'ex Farmografica arriva alla Camera, Bakkali: "Il Governo intervenga per salvare i 92 posti di lavoro"

Il caso della chiusura dell’ex Farmografica di Cervia decisa dalla multinazionale austriaca Mayr-Melnhof, con il conseguente licenziamento dei 92 dipendenti in organico, arriva in Parlamento

Il caso della chiusura dell’ex Farmografica di Cervia decisa dalla multinazionale austriaca Mayr-Melnhof, con il conseguente licenziamento dei 92 dipendenti in organico, arriva in Parlamento. Il tema è infatti al centro di un'interrogazione presentata dall'onorevole Ouidad Bakkali.

"La decisione del colosso austriaco Mayr-Melnhof di chiudere lo stabilimento dell’ex Farmografica di Cervia è inaccettabile: mette a rischio licenziamento 92 dipendenti e minaccia una realtà produttiva storica del nostro territorio - scrive Bakkali - Bene hanno fatto il sindaco Medri, il Presidente della provincia de Pascale e l’amministrazione regionale con Corsini e Colla a denunciare, insieme ai sindacati, l’ennesimo caso in Italia in cui una multinazionale decide di delocalizzare sulle spalle di lavoratori e lavoratrici. In parlamento ho provveduto a presentare, raccogliendo le firme di tutta la delegazione parlamentare democratica dell’Emilia-Romagna, un’interrogazione urgente al Ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, affinché il Governo e la struttura commissariale, si interessino alla vicenda e affianchino gli enti locali e la Regione Emilia-Romagna, che da subito si sono attivati per salvaguardare questa realtà produttiva e occupazionale".

"La motivazione fornita dall’azienda, che cita i danni subiti nell’alluvione di maggio come causa della chiusura, appare un intollerabile pretesto per una scelta che sembra piuttosto derivare dalle prospettive di maggiore profitto offerte da siti di produzione esteri - continua la deputata - Significativo in questo senso il fatto che Mayr-Melnhof sia l’unica impresa in Romagna ad annunciare una decisione simile in seguito all’alluvione. Tutto questo avviene dopo 6 mesi in cui lavoratori e lavoratrici, ora in cassa integrazione, sono stati protagonisti dell’opera di ripristino dell’agibilità dello stabilimento, mentre l’azienda ha beneficiato degli ammortizzatori sociali messi a disposizione dallo Stato italiano e incassato rimborsi da un’assicurazione aziendale che ha garantito ristori a copertura dei danni subiti e del mancato fatturato".

Per questo nell’interrogazione "abbiamo chiesto al ministro che, in aggiunta garantire il continuo accesso alla cassa integrazione per tutti i dipendenti, si prendano provvedimenti affinché le risorse ottenute dall’assicurazione in seguito all’alluvione possano essere impiegate anche nel sostegno e indennizzo di lavoratori e lavoratrici. Inoltre, davanti alla possibilità che un’azienda del territorio subentri al gruppo austriaco, ho richiesto che quest’ultima possa accedere al sostegno della struttura commissariale per la ricostruzione - conclude Bakkali - Sarebbe assurdo che una multinazionale che delocalizza abbia più titolo a chiedere indennizzi rispetto a un’azienda italiana che vuole salvare un’impresa e i suoi dipendenti".

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