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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca Cervia

Dopo l'alluvione la multinazionale austriaca chiude lo stabilimento di Cervia: "92 famiglie in mezzo alla strada"

Sindacati, Comune di Cervia e Provincia di Ravenna sulle barricate. Slc Cgil e Uilcom Uil: "L’alluvione non c’entra, è sciacallaggio. 92 famiglie in mezzo a una strada"

Una decisione che viene definita "inaccettabile". È netto il commento dei segretari territoriali di Slc Cgil e Uilcom Uil sull’annunciata chiusura dell’ex Farmografica di Cervia decisa dalla multinazionale austriaca Mayr-Melnhof. Il colosso del settore della carta e degli imballaggi è sbarcato in riviera da circa un anno ed ha acquisito lo storico stabilimento cervese di confezioni farmaceutiche rilevando la divisione “packaging” della britannica Essentra. Da sei mesi l’attività produttiva del plant aziendale è ferma per via dei catastrofici eventi alluvionali che lo scorso maggio si sono abbattuti sulla Romagna e, dopo un lungo tira e molla con i sindacati, la proprietà ha annunciato la chiusura definitiva del sito cervese ed il conseguente licenziamento dei 92 dipendenti in organico. 
Hanno pochi dubbi Massimo Medri, sindaco di Cervia, Michela Brunelli, assessora comunale alle attività produttive, Michele de Pascale, presidente della Provincia di Ravenna, Saverio Monno, segretario generale Slc Cgil Ravenna e Ryan Paganelli segretario generale Uilcom Ravenna: "È l’unico caso in Romagna di realtà produttiva industriale ad aver annunciato la chiusura a seguito dell’alluvione". 

"Per mesi – spiegano Monno e Paganelli – hanno lesinato informazioni sulle prospettive d’impresa, millantando di “valutazioni in corso” sui necessari investimenti per una ripresa dell’attività produttiva che avrebbe dovuto avere luogo nella storica sede di viale Di Vittorio oppure in un nuovo stabilimento, di cui non si è mai avuto notizia, a pochi chilometri di distanza dall’attuale. Sfruttano la tragedia per disinvestire in Italia e delocalizzare la produzione dove ritengono di poter trarre maggior profitto". 

"È innegabile che l’alluvione abbia irrimediabilmente danneggiato gli impianti produttivi – analizzano i sindacalisti – ma si trattava di macchinari obsoleti (in alcuni casi vecchi anche di trent’anni) che l’azienda ben prima dell’alluvione si era pure impegnata a valutare di sostituire. Valutazioni che con l’alluvione avrebbero dovuto subire un’accelerazione (perché non è indifferente, per dirne una, se questo tipo di macchinari si acquistano oppure si noleggiano), ma, di fatto, dopo l’allagamento del plant e il fermo obbligato di maggio, abbiamo registrato una battuta d’arresto anche nella pianificazione degli investimenti. E mentre a Vienna, probabilmente, già si pensava alla chiusura, a Cervia le lavoratrici e i lavoratori contribuivano a ripristinare l’agibilità dello stabilimento. Col capannone tirato nuovamente a “lucido”, la produzione ferma e i dipendenti in cassa integrazione ordinaria, gli uffici amministrativi hanno continuato a mantenere viva l’attività aziendale cervese, ma di fatto è cominciata una fase di delocalizzazione presso altri stabilimenti del gruppo (in Polonia e Spagna) che da “provvisoria” è diventata definitiva".

"Inutili i tentativi di sollecitare valutazioni sulla possibilità di accedere ad ulteriori misure di sostegno o interventi di ulteriore ristoro. Ad ogni occasione di confronto, in ogni tavolo, la proprietà ha di fatto mostrato un sostanziale disinteresse. E non soltanto nelle interlocuzioni sindacali, ma anche nei tavoli istituzionali sin qui convocati".

"Comune e Provincia – confermano Medri, Brunelli e de Pascale – si sono attivate immediatamente per far toccare con mano la disponibilità ad intraprendere tutte le iniziative necessarie alla ripartenza, con il pieno sostegno della Regione Emilia-Romagna, che è intervenuta con l’assessore allo Sviluppo Economico Vincenzo Colla ed il suo staff, e con l’assessore a mobilità e trasporti, infrastrutture, turismo, commercio, Andrea Corsini e del prefetto di Ravenna, Castrese De Rosa, ma hanno dovuto prendere atto della sostanziale indifferenza della multinazionale ad ogni tentativo di dialogo, ad ogni profferta di aiuto (sia orale che scritta, in italiano o in inglese che fosse). La proprietà non è sembrata prendere seriamente in considerazione nemmeno l’attivazione di sinergie con la struttura commissariale che sta gestendo l’emergenza alluvione. Hanno continuato ad agitare dati e tabelle con tanto di previsioni pessimistiche per gli anni a venire. Abbiamo già chiesto un tavolo di crisi in Prefettura, lo stabilimento di Cervia non può chiudere, Mm inverta immediatamente la rotta. Come abbiamo fatto con l'attuale proprietà, siamo pronti ad offrire ogni forma di supporto e sostegno a chiunque volesse dare continuità a questa storica unità produttiva". 

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