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Dalla traversata della "morte" nel deserto all'arrivo a Lugo: in un fotoreportage le storie degli "altri eroi"

Il progetto di Marco Scardovi racconta il percorso di integrazione di oltre 15 rifugiati in alcuni centri del territorio

"La maschera è una provocazione, un mezzo attraverso cui stimolare delle domande in chi guarda le persone riprese negli scatti". Dopo Radici, il fotoreportage sul dramma dell'alluvione, Marco Scardovi, fotografo amatoriale e operatore umanitario, è protagonista di un nuovo lavoro. 'Oltre la maschera - Alter Heroes' è il racconto delle storie, attraverso i volti 'mascherati' di un gruppo di rifugiati e richiedenti asilo arrivati in provincia di Ravenna  dopo essere scappati dalla guerra, dove hanno partecipato a progetti di inserimento socio-lavorativo. Marco, lughese residente a Faenza, ha fermato i loro volti in un reportage che è stato pubblicato sull'edizione di settembre del mensile Left.

"Il nucleo principale di queste foto è stato sviluppato tra l'aprile e il maggio del 2022 tra Lugo, Ravenna, Faenza e Castel Bolognese e solo di recente ho deciso di condividerle", racconta Marco, 38 anni, che dal 2009 al 2014 è stato anche assessore alle Politiche culturali e giovanili del Comune di Lugo. "Ho avuto modo di conoscere i protagonisti di questi scatti tra il 2016 e il 2018 quando lavoravo per una cooperativa sociale di Bologna che si occupava appunto dell'inserimento di queste persone. Da allora siamo rimasti in contatto". E da lì è nata l'idea di fissare con le immagini un percorso che da un lato parlasse di integrazione, dall'altro mettesse in evidenza quanto, spesso o quasi sempre, "ci possiamo dire poco incuriositi delle persone che incrociamo per strada".

Gli eroi di 'Oltre la maschera', ricorda Marco nel suo progetto, si portano dietro un vissuto fatto di drammatiche traversate nel deserto del Sahara, in Libia e nel Mediterraneo. Persone che rischiando la vita sono riuscite ad arrivare in Italia con i loro destini che si sono incrociati a Lugo, dove ancora vivono. "La logica alla base delle attività che abbiamo portato avanti in quegli anni - ricorda Scardovi - vedeva nell'interazione con il territorio un mezzo volto a promuovere scambi e conoscenza reciproca. E da lì sono nati i tandem linguistici, durante i quali chi arrivava in Italia da Paesi anglofoni o francofoni insegnava agli altri partecipanti l'inglese e il francese e imparava, allo stesso tempo, l'italiano". 

Altra esperienza è stata la nascita del 'Cefal United', squadra di calcio a 5 che per 3 anni ha giocato le gare campionato e coppa promosse dal comitato Uisp (Unione italiana sport per tutti) di Ravenna-Lugo. "Queste iniziative sono state in primo luogo un'occasione di confronto e hanno rappresentato un'occasione per far sì che ciascuno dei partecipanti potesse porsi interrogativi rispetto allo sconosciuto che si trovava di fronte", sottolinea Marco. 

"La logica del progetto fotografico vuole essere la medesima e con la maschera ho cercato di trovare un mezzo attraverso cui far sorgere interrogativi in chi guarda, tanto sul percorso che i protagonisti degli scatti hanno alle spalle quanto sulla misura in cui il loro quotidiano possa essere stato, o sia tuttora, complesso. Un modo - conclude - per accendere una luce sulla vita della persona dietro la maschera.

Oltre la maschera - Alter Heroes. Foto di Marco Scardovi

"Oltre la Maschera - Alter Heroes". Il progetto

Quanto (poco) possiamo dirci incuriositi dalla vita delle persone che incrociamo per strada? Le percepiamo appena, quasi fossero ombre di passaggio sul nostro cammino. Modelli inconsapevoli che vestiamo con maschere omologanti, tendenti al grigio, il cui fine ultimo è semplificare una complessità che - anche non dovesse spaventare - rischierebbe comunque di disorientare. Quasi volessimo mantenere il diritto ad osservare ma stessimo perdendo la capacità di comprendere, sembriamo essere pronti a relegarne le esistenze all’unico ruolo che sembra loro attribuibile: quello di comparse. 

A questo tipo di maschere intendono contrapporsi quelle indossate dalle persone ritratte in queste foto. Maschere forse deboli nella trama, ma forti nel significato in quanto simboli. Osservandole, verranno certamente in mente i nomi dei supereroi a cui fanno riferimento: Batman, Superman o Flash. Meno immediato, ricordare invece i nomi degli alter ego che si celano dietro ad esse, veri e più autentici protagonisti di ogni avventura, detentori della dimensione più intima e complessa di ogni supereroe. Per quanto riguarda i/le protagonisti/e di questi scatti, basti sapere che - dopo aver attraversato il Sahara, la Libia e il Mar Mediterraneo - i loro destini si sono incrociati nel 2016 a Lugo di Romagna. È in questa piccola cittadina di provincia che da allora vivono, lavorano e stanno costruendo il proprio futuro.

In un mondo ormai globalizzato, in cui i riferimenti geografici non bastano più a definire il vicino e il lontano, questi ritratti possono fornire l'occasione di riflettere tanto sulle ragioni che hanno spinto queste persone a rischiare la propria vita per raggiungere l’Europa, quanto sulle difficoltà legate al loro quotidiano. Vite in apparenza normali, quelle dei protagonisti, che per divenire tali hanno però richiesto una determinazione e sacrifici che vanno ben al di là dell’ordinario: vite da supereroi. Ciò che risulta di per sé complesso - come conseguire un titolo di studio, trovare un lavoro o un appartamento in affitto - per chi giunge da lontano può divenirlo in modo esponenziale. A ragioni di carattere linguistico, economico e amministrativo, spesso si sommano infatti sentimenti quali diffidenza e paura con cui - chi è considerato "altro" - deve purtroppo fare i conti.  

Se è quindi vero che ogni supereroe è figlio della propria epoca - in grado quindi di rivolgersi tanto alle paure quanto alle speranze di ciascun contemporaneo - ecco che queste maschere (e in particolare le storie di chi le indossa) possono fornirci una differente chiave di lettura della società in cui viviamo. Come osserva Grant Morrison all'interno del libro edito nel 2011, Supergods, il primo supereroe a calcare le scene e imporsi al grande pubblico fu Superman che, rappresentato sulla prima copertina di Action Comics intento a distruggere una fiammante automobile, nel 1938 diede risposta al timore - per altro già espresso da Chaplin in Tempi Moderni - di far parte di una società il cui baricentro non sarebbero più stati gli esseri umani bensì le macchine. L'anno seguente comparve Batman, eccentrico miliardario intento a combattere una criminalità che - così come nella gran parte delle metropoli statunitensi - a Gotham City stava divenendo un problema dilagante. Con la guerra ormai alle porte, nel 1941 fu quindi il momento di Capitan America, risposta di quella che sarebbe divenuta la Marvel al timore di un'entrata in guerra percepita ormai come inevitabile.

Nel 1963, l’uscita degli X-Men contribuì poi ad accendere i riflettori sulla questione dei diritti civili all'interno della società statunitense. In ragione del fatto che in un mondo immaginario - quello degli X-Men - i mutanti fossero percepiti come una minaccia dal genere umano - e per questo venissero temuti ed emarginati - i lettori di fumetti furono portati a interrogarsi circa la necessità di riconoscere alla comunità afro-americana il pieno diritto a far parte di una società che ancora li discriminava. A prescindere dal tipo di maschera che ciascuno di noi avrà la possibilità di indossare, le avventure dei supereroi si rivolgeranno tanto al nostro io più nascosto quanto al desiderio di somigliare loro, ma sarà solo attraverso la capacità di cogliere il mistero dietro la maschera che potremo cercare di comprenderne la natura e le azioni. 

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