A scuola al freddo: "La soluzione anti-Covid non può essere ammalarsi d'altro"
Piovono proteste da parte di genitori confusi e preoccupati per le condizioni in cui sono costretti a frequentare le scuole i propri figli. Bambini che tornano a casa raffreddati dopo aver subito il processo di congelamento-scongelamento-congelamento; bambini evidentemente infreddoliti perché costretti, in molte scuole, a partecipare alle lezioni con le finestre spalancate tornano a riscaldarsi durante le lezioni di educazione fisica all’interno delle palestre, per poi tornare a infreddolirsi nelle classe ghiacciate. E' evidente che questo processo comporti ricadute sulla salute degli alunni. In altri casi gli alunni che svolgono attività di educazione fisica all’aperto vengono comunque costretti a indossare la mascherina anche al verificarsi del rispetto delle distanze di sicurezza, come del resto succede all’interno delle aule. Molti genitori stanno pensando di esonerare i propri figli dalle lezioni di educazione fisica. Sicuramente i dirigenti scolastici e gli insegnanti cercano di districarsi fra le indicazioni non sempre chiare e precise del ministero della salute delle regioni, ma crediamo che i responsabili comunali e gli assessorati di competenza debbano fare chiarezza su queste situazioni, perché la soluzione per non contrarre l’infezione Covid non può essere quella di sviluppare altre malattie da raffreddamento che, oltretutto, comportano lo scatenarsi dei protocolli per potenziale malati Covid.
Elisa Guerra e Mauro Bertolino, Alleanza di Centro per i territori Ravenna