La lettera di un'"innamorata" dei Capanni Aperti: "Buona cucina, natura e convivialità"
Anche quest'anno ho partecipato con entusiasmo e trepidante attesa all'iniziativa 'Capanni Aperti', un evento senza nessun tipo di lucro che si ripete con successo da qualche anno, finalizzato a far riscoprire queste ‘peculiarità vallive’ e che fa parte della manifestazione ‘Fiumi Uniti’ organizzata da Romagna Trail e promossa da Co.Fu.Se. E vorrei raccontare questa straordinaria esperienza e sottolineare - ancora una volta - il valore e l'importanza dei Capanni e dei Capannisti, in riferimento anche sulle accese polemiche delle ultime settimane. Esistono luoghi che sembrano nati apposta per fare da cornice a momenti indimenticabili, e che appaiono così, all'improvviso tra stradelli ghiaiati, sovente deserti. Lungo vie silenti che intersecano campi, che corrono a ridosso di canali o di corsi d'acqua, attorniati da alberi e che spesso sembrano condurre verso il nulla...e poi imrovvisamente appaiono loro, immersi in una fitta e brillante vegetazione, acciambellati lungo il verde smeraldo del fiume, come gemme rare in monile suscitano incanto e stupore in chi se li trova davanti. Uno di questi luoghi è la zona dei fiumi uniti, dove sorgono gli antichi capanni da pesca. I capanni da pesca costituiscono una realtà identitaria radicata alle tradizioni culturali degli specchi d'acqua lagunari e dei fiumi, la loro origine si perde nelle notte dei tempi, vissuti in epoche passate come un rifugio per chi praticava la pesca per il sostentamento della famiglia. Oggi, l’intervento dell'uomo ha fatto sì che l’area in cui sorgono sia da tempo preservata in funzione di un processo di riqualificazione che va a beneficio di tutto il territorio. Io e altri amici siamo stati ospiti del Capanno n.11 (Fiume Uniti Argine Sinistro) per il pranzo, grazie alla straordinaria accoglienza e ospitalità dei capannisti: la giornata è stata un’ occasione conviviale straordinaria, in cui abbiamo potuto scoprire, appunto, le antiche tradizioni dei questi ‘padelloni’, che sorgono in un’oasi tra fiumi, valli e pinete, gustando un pranzo eccellente. Abbiamo conosciuto tanti amici nuovi e simpatici. Dopo il pranzo ci siamo rilassati in mezzo alla pace e alla tranquillità di quest'oasi paradisiaca, nella zona verde del capanno piena di fiori e alberi, con un giardino meraviglioso e curatissimo.
Ma è di certo doveroso parlare anche del risvolto della medaglia.... Vorrei portare all'attenzione diversi punti; questi appuntamenti dei capanni aperti non rappresentano in nessun modo fonte di guadagno per i capannisti, e di certo non vanno a fare concorrenza a nessuna ristorazione alternativa. E comunque ci sono molte persone - come la sottoscritta - a cui non interessa andare nei ristoranti ma preferiscono queste occasioni di svago in mezzo alla natura dove si puo' socializzare e trascorrere momenti di serenità, cosa che di certo in un ristorante è del tutto improbabile. Detto questo voglio sottolineare anche che queste strutture appoggiate sulla golena non rappresentano di sicuro ostacolo durante le emergenze idrauliche. Questo ci è stato spiegato bene da un ingegnere che era anch'esso ospite del Capanno. E addirittura si palesa l'idea di demolirne diverse decine, ed è questa un idea assurda. Essi sono pezzi di storia del territorio e non si devono toccare, ma sostenere e valorizzare. Ma la cosa da portare all'attenzione che non viene detta è quella delle ingenti spese che sostengono i capannisti a fronte di nessun guadagno, ma anzi essi svolgono uno straordinario lavoro di manutenzione dei luoghi: le spese che sostengono tutti i capannisti sono Imu, Demanio, Tari, Enel, Acqua, quota associativa Capanno, assicurazioni, quota associativa Cofuse, e inoltre a loro spese si occupano solo per fare un esempio di sfalciature, manutenzione del verde, manutenzione degli stradelli, pulizia degli spazi e degli argini vicino al capanno. Dunque è giusto invece che vengano sostenuti dall'amministrazione e valorizzati, dandogli la possibilità di aprirli al pubblico piu' spesso. Infine, ritengo che i problemi da risolvere a Ravenna e nei dintorni siano di tutt'altra portata, invece di attaccare una realtà dei capanni che fa parte di ognuno di noi, delle nostre tradizioni e che rappresenta un valore aggiunto sul territorio, da far conoscere il più possibile e anche da sostenere attraverso dei contributi. Ringrazio con tutto il cuore i cari amici che sono i ‘nostri capannisti del n.11’ ci hanno preparato una cena straordinaria: Luciano Pagani, la moglie Monica, Pasquale, Sonia, e tutti gli altri presenti e gli organizzatori, e spero che si vada verso una risoluzione della questione positiva per i capanni da pesca, prendere la strada inversa vorrebbe dire una grande perdita per tutta la collettività.
Caterina Bonazza