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Relitto del Paguro, al via il piano di gestione della regione

È al largo di Ravenna l'unico Sito di Importanza Comunitaria in area marina dell'Emilia-Romagna, ora ufficialmente decretato tale grazie al progetto regionale di tutela e conservazione

Era il 1965 quando esplose e collassò sul fondo marino la piattaforma per l'estrazione del metano che era stata collocata al largo della costa ravennate.
Da quello che fu un incidente drammatico ebbe imprevedibilmente origine uno scrigno della biodiversità, punto di riferimento per sub, ricercatori e appassionati di biologia marina. Proprio in questi giorni questo patrimonio naturale è stato ufficialmente consacrato a Sito di Importanza Comunitaria in area marina dell'Emilia-Romagna, l’unico in regione, grazie all'approvazione del suo Piano di Gestione.

Il Piano, come riporta il sito dedicato all’ambiente della regione, comprende l’analisi della situazione ambientale attuale e dello stato di conservazione delle specie rinvenute in questi anni di censimento effettuato dal Centro Ricerche Marine di Cesenatico con la collaborazione dalla Struttura Oceanografica Daphne - Arpa e dall’Associazione Paguro e propone soluzioni gestionali e regolamentari. Il Piano di Gestione del “Relitto della Piattaforma Paguro” è quindi scaturito da intense ricerche, valutazioni, immersioni subacquee e attività di studio durate più di un anno.

Già 10 anni dopo l'affondamento della piattaforma l'area era diventata prima Zona di Tutela Biologica, poi, nel 2010, è divenuta Sito di Importanza Comunitaria (SIC), oggi compresa nella Rete Natura 2000 della Regione Emilia-Romagna. La Rete Natura 2000  individua in tutta Europa le aree di maggior pregio ambientale e naturalistico. In Emilia-Romagna la Rete è costituita da 158 siti che occupano circa 270.000 ettari di territorio (pari al 12% dell’intera superficie regionale).

Il SIC del “Paguro”, per quanto piccolo, è l’unico sito marino della nostra Regione ed è stato anche il primo ad essere istituito in Italia. Il 10 febbraio 2010 la Giunta della Regione, su proposta dell’Assessore Lino Zanichelli ed il contributo scientifico del Presidente del Centro Ricerche Marine di Cesenatico, il prof. Attilio Rinaldi, ha deliberato che la già presente "zona di tutela biologica del Paguro" divenisse anche Sito Importanza Comunitaria (SIC).

Sempre il portale ambientale regionale racconta la particolare storia del relitto. Negli anni '60, si cominciò lo sfruttamento a fini energetici dei giacimenti di gas metano presenti a grandi profondità nel mare Adriatico. La piattaforma "Paguro", di proprietà di Agip Mineraria, fu varata nel 1962 a Porto Corsini e fu poi posizionata a 12 miglia nautiche dalla costa romagnola. Nel settembre 1965 si avviarono le operazioni di perforazione del pozzo PC7, con l'obiettivo di raggiungere un giacimento a circa 2900 metri di profondità. La trivella, lavorando all'escavazione del pozzo andò ad intaccare un secondo giacimento, che conteneva gas a pressione elevatissima.

Nonostante fossero state attivate immediatamente le misure di sicurezza, dopo poco le pareti del pozzo cedettero, sprigionando un’eruzione non controllabile. Il Paguro fu travolto e si incendiò nell'esplosione. Nell’incidente persero la vita tre tecnici dell’Agip: Pietro Peri, Arturo Biagini e Bernardo Gervasoni. Il 29 settembre 1965, quindi, quel che restava della piaffaforma si inabissò su un fondale che, in quel punto dell'Adriatico, era profondo 25 metri. Nell'area si trova anche il cratere formatosi con l'esplosione del pozzo, profondo ben 33 metri, in cui le strutture della piattaforma sono parzialmente collassate. Vicino al relitto del Paguro nel corso degli anni sono state poi posizionate altre piattaforme per l'estrazione di metano.

Dal giorno dell'affondamento iniziò una inattesa seconda vita per il relitto del "Paguro". A quasi 50 anni di distanza, il sito dove sorgeva la piattaforma, che ora consiste in un intrico di rottami metallici affondati è diventato una sorta di oasi molto particolare nel contesto del mare Adriatico - che in prevalenza è fatto di fondali sabbiosi e fangosi - in grado di offrire alle specie animali di trovare siti di rifugio e protezione. Attorno al relitto della piattaforma Paguro la natura ha perciò saputo ricolonizzare questa piccola porzione di mare che ha assunto nel tempo un valore naturalistico, culturale e turistico-ricreativo.

Qui è vietata l’attività di pesca e sono ammesse solo visite subacquee per attività ricreativa e didattica. Nel corso degli anni si sono susseguite ricerche e censimenti sul patrimonio naturale presente, principalmente da parte della struttura Daphne di Arpa Emilia-Romagna. Negli anni '90 sopra il relitto sono state posizionate diverse piccole strutture dismesse che lo hanno reso ancora più affascinante. La parte più alta del relitto si trova 10 metri sotto la superficie del mare.

Oggi i rottami della piattaforma sono stati ricoperti da una miriade di forme di vita che altrimenti sarebbe difficile incontrare in questa zona dell'Adriatico: molluschi, crostacei, pesci creano una biodiversità ricchissima. Laggiù, dove la luce filtra a fatica anche a mezzogiorno nei mesi estivi, si incontrano ofiuridi, nudibranchi, cromodoridi, spugne, paguro_panormitili, granchi di numerose specie, ragni d'acqua, astici. E poi tanti pesci: dalle bavose alla castagnole, dalle tiglie di scoglio ai saraghi, dai muggini alle ricciole, dai gronghi agli sciami di occhiate e boghe fino all'ombrina, definita dai sub "la regina del Paguro". Durante i rilevamenti e i censimenti effettuati nell'area è stata anche individuata la presenza di due specie protette: la tartaruga Caretta Caretta e il tursiope, cioè il delfino più comune.

Tra i soggetti competenti all'attuazione del Piano di Gestione, oltre alla Fondazione Centro Ricerche Marine, alla struttura Oceanografica Daphne paguro_assocdi Arpa e alla Guardia Costiera di Ravenna, c'è anche l'Associazione Paguro di Marina di Ravenna. L'Associazione dal 1995 svolge un ruolo fondamentale per la tutela ed i rispetto del sito, ma anche nella valorizzazione ambientale e nella promozione di una cultura rispettosa del mare da parte dei subacquei. Il relitto infatti nel corso degli anni si è trasformato in una meta per i subacquei sportivi, per la ricchezza eccezionale di vita che aveva trovato in quel reef artificiale il modo di svilupparsi. La Capitaneria di Porto Guardia Costiera di Ravenna, con ordinanza, ha demandato all'Associazione il compito di regolamentare e gestire le visite subacquee nella zona.  All’Associazione Paguro possono aderire Circoli, Enti, Società e privati cittadini.

Lo scorso 6 dicembre, in concomitanza con l'avvio dell'iter di approvazione del Piano di Gestione, è stato presentato il documentario "Dal fondo la vita" (opera realizzata con il contributo di Enzo Cicognani e scaricabile sul sito) che illustra le caratteristiche biologiche del sito e le straordinarie creature che si possono incontrare immergendosi in queste acque.

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