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Cronaca

La 'rivoluzione' dei pronto soccorso parte da Cervia: "Creeremo Centri di assistenza per separare emergenza e urgenza"

L'assessore: "La nostra intuizione qui a Cervia si è già attuata, ossia separare l'emergenza dall'urgenza, creando Centri di assistenza che prenderanno in carico il cittadino per tutte le prestazioni che non richiedono l'accesso in pronto soccorso"

"La Romagna ha già scritto la pagina sulla quale vorremmo impostare la nostra riforma, siatene orgogliosi". Con queste parole l'assessore regionale alle politiche per la salute Raffaele Donini ha commentato la riorganizzazione del Punto di primo intervento territoriale messa in campo presso la Casa della Comunità di Cervia. Una sperimentazione destinata a ripetersi non solo in altre strutture romagnole - come in quella di Cesenatico e in quella di Cattolica - ma, stando a quanto riferito direttamente da Donini, in tutta la regione Emilia-Romagna.

"A fronte di problemi enormi riguardanti la sanità, questa regione sta cercando di trovare una soluzione, soluzione che qui a Cervia è già stata realizzata - ha spiegato Donini durante la conferenza stampa di presentazione del progetto - Come Regione abbiamo scritto un'ipotesi di riorganizzazione complessiva del sistema, che oggi è oggetto della commissione nazionale salute. Ci sono tre numeri che per noi sono le "colonne d'Ercole" nelle quali stiamo navigando. Il primo: i cittadini che si sono recati alle nostre strutture di pronto soccorso o primo intervento nel 2022 hanno superato coloro che vi si erano recati nel 2019 (pre-pandemia), più di un milione e 700mila persone. L'80% di queste persone si reca nei 20 pronto soccorso regionali Dea di primo e di secondo livello, solo il 20% invece nelle strutture territoriali di pronto soccorso. Terzo numero: poco più del 70% di queste persone (ma nei piccoli pronto soccorso si arriva addirittura al 95%) entra come codici bianchi o verdi, quindi come codici non d'emergenza".

Il Punto di Primo intervento territoriale di Cervia "fa scuola" per la gestione dei codici a bassa complessità

Oltre al problema di numeri molti alti e accessi in pronto soccorso spesso "impropri", o comunque differibili, se ne somma un altro ancora più grave: "Oggi i medici di emergenza-urgenza sono fino al 40% in meno rispetto al 2019, e nei prossimi 3 anni avremo un ulteriore decurtazione di circa il 30% a livello nazionale. In questi dati poi non sono comprese le dimissioni inattese, che in realtà sono "inattese" per chi non ci parla con questi medici, che fanno un lavoro esasperante e che non hanno un weekend libero da anni, che anche se ricoperti d'oro non resterebbero comunque. Ce lo dicono continuamente: "Non abbiamo più una vita e anche se siamo appassionati facciamo sempre più fatica a fare questo lavoro" - dice l'assessore riportando le parole dei medici - Nei prossimi anni le regioni si divideranno in due: quelle che avranno salvato il sistema di emergenza-urgenza con scelte coraggiose, innovative e strutturali e quelle che purtroppo non ce la faranno. Noi saremo nella prima categoria, perché abbiamo visto il problema ma ci concentriamo sulla soluzione, ossia migliorare ancora di più rispetto agli interventi tempo-dipendenti".

Ecco l'app per sapere affollamento e tempi d'attesa dei pronto soccorso romagnoli

La riforma che ha in mente la regione, assicura Donini, "non è una delibera, ma un patto tra istituzioni, sistema sanitario e cittadini. Nella riforma che faremo arriveremo prima di quanto arriviamo adesso a prendere in carico il cittadino se ha una patologia tempo-dipendente, come un infarto o un ictus, portandolo nel minor tempo possibile nella struttura più adeguata possibile. C'è un 70% di prestazioni che il cittadino sente come urgenti, dalla febbre alta alla colica renale, che oggi sono in carico ai pronto soccorso: ed è lì che dobbiamo intervenire, nelle prestazioni urgenti che non sono a rischio vita e che devono essere intercettate dal territorio".

"Questa è la nostra intuizione, che qui a Cervia si è già attuata, ossia separare l'emergenza (per la quale l'obiettivo è raggiungere i 14 minuti come tempistica di intervento, oggi siamo a 16) dall'urgenza - annuncia l'assessore - Entro marzo 2024 questa cosa verrà facilitata dall'arrivo del numero 116-117 anche in Italia (numero unico europeo per l'accesso alle cure mediche non urgenti e ad altri servizi sanitari territoriali a bassa intensità/priorità di cura, ndr). Metteremo inoltre un medico nella centrale operativa collegato con ogni mezzo di soccorso avanzato sul territorio per una valutazione come se fosse sul posto. L'idea è di creare veri e propri Centri di assistenza per l'urgenza con diagnostica e specialistica, che prenderanno in carico il cittadino per tutte le prestazioni che a oggi vengono prese in carico dal pronto soccorso, ma che non sarebbero da pronto soccorso. Dobbiamo investire anche sui medici di medicina generale per far sì che possano accompagnare in questa fase e fare in modo che svolgano anche loro una parte nella presa in carico di questi pazienti".

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