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Crema solare: 5 miti da sfatare

È vero che la protezione solare minerale funziona meglio di quella chimica? Quale dura più a lungo? Va messa anche al chiuso? Quale non inquina i mari?

Ce lo sentiamo dire dalla prima volta che siamo andati al mare: “La protezione solare è fondamentale”. Verissimo, e, anno dopo anno, i dermatologi di tutto il mondo confermano che - a causa del buco dell’ozono - il sole è sempre più aggressivo, perché i suoi raggi ci arrivano sempre meno filtrati. Sfatiamo allora alcuni falsi miti sull'argomento crema solare.

1. “La protezione solare chimica assorbe i raggi UV, la protezione solare minerale li riflette”

Questa falsa affermazione deriva probabilmente dal fatto che i filtri solari minerali riflettono una piccola quantità di raggi UV (circa il 10%), ma il loro potere di protezione deriva principalmente dalla loro capacità di assorbirli. Quindi sia i filtri chimici che minerali (fisici) utilizzati nei solari assorbono i raggi UV e li convertono in calore.

2. “Le creme solari minerali durano più a lungo delle creme solari chimiche, quindi non vanno riapplicate così spesso”

Indipendentemente dal tipo di ingrediente filtrante utilizzato dalla crema solare, essa andrebbe riapplicata ogni due ore di esposizione al sole diretto. Mentre una volta si credeva che i filtri solari chimici fossero meno fotostabili dei filtri solari minerali, le ricerche hanno dimostrato che nella maggior parte dei casi si equivalgono.

3. “Più alto è l'SPF, più a lungo sarai protetto”

"SPF" si riferisce al tempo impiegato dai raggi UVB per arrossare la pelle quando si utilizza il prodotto esattamente come indicato e, in verità, la maggior parte delle persone non indossa la protezione solare nelle stesse condizioni in cui viene testata in laboratorio. Che la crema solare sia SPF 30 o SPF 50, è meglio riapplicarla ogni due ore, proprio come - nella maggior parte di casi - suggerisce l'etichetta.

4. “La protezione solare va applicata anche al chiuso”

Questo è in parte vero, ma in realtà tutto dipende da quanto si è esposti ai raggi UV all’interno. Calcolare l’esposizione ai raggi UV è un processo complicato e può variare in base a quanto si è vicini a una finestra, che ora del giorno è e altro ancora. Secondo la chimica cosmetica Michelle Wong, se si è seduti a circa un metro di distanza da una finestra con una vista del cielo inferiore al 2%, probabilmente si sta ricevendo circa l'1% della quantità di raggi UV che si otterrebbero stando all'aperto alla luce diretta del sole. Quindi, tutto sommato, l'esposizione ai raggi UV che si ottiene all'interno potrebbe essere meno preoccupante di quanto si possa pensare.

5. “I filtri solari ‘sicuri per il mare’ non lo inquinano”

La verità è che purtroppo non esiste una definizione regolamentata o ufficiale di ‘sicuro per il mare’ o ‘eco-friendly’, indipendentemente da ciò che dice l'etichetta della protezione solare. Inoltre, gli studi che collegano la protezione solare all'inquinamento dei mari si sono dimostrati alquanto controversi. Sulla base dei dati che abbiamo oggi, è altamente più probabile che le cause dell'inquinamento dei mari siano maggiormente riconducibili alle altre attività umane più che all’utilizzo di protezioni solari.

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