Turista trentino in vacanza in Romagna: "Ferie solidali nei luoghi alluvionati"
Accadde. Maggio 2023. Alluvione in Emilia Romagna. Ricordo le cronache impietose dei notiziari, le devastazioni portate alla popolazione tutta da una natura matrigna di leopardiana memoria che inesorabilmente, a volte spaventosamente, rammenta quanto sia pericoloso credere di poterla imbrigliare per sempre. E ricordo le fasi dell’emergenza, con l’accorrere, da tutte le regioni, dei soccorsi organizzati e di tanti volontari. E così, può succedere che si prenda una decisione: “Quest’anno ferie solidali lì!”. E così è stato.
«Ritorno a Lugo», perchè da lì sui TG di allora apparvero le cronache dell'alluvione, con cittadini, imprenditori che non si capacitavano del disastro. E così, ferie solidali. Tante le cose viste: all’arrivo a Lugo, subito noto i vigneti: a filari, con ben visibile la linea dove è arrivata l’acqua: fino a quasi un metro tutte le foglie appaiono rinsecchite. Le altre coltivazioni a fusto sembra abbiano sofferto meno, però a tratti sono visibili espianti, in alcuni casi la frutta, invendibile, non è stata neppure raccolta. Il paese, che conta circa sedicimila anime, appare oggi libero dai detriti; passo in centro, visito le chiese, il museo di Baracca. Posso solo immaginare l'impegno e l'immane lavoro profuso per rimettere tutto a posto. I romagnoli lo hanno fatto. E nei paesi operosi trovi allegria. La paura non ha vinto.
Ma giro anche nelle zone attorno. A Faenza in un' antica bottega di ceramisti contemplo l'attimo in cui una giovane, assorta decoratrice, solleva il pennello dalla terracotta senza far accumulare il cangiante colore mentre il muro alle sue spalle mostra il segno fino a dove era arrivata l'acqua dell'alluvione: più di un metro; e le case basse, vicine al Lamone, mostrano ancora i segni dell'esondazione; non è difficile vedere cumuli di detriti da lì tolti, ma c'è gente che opera, lo si vede anche dai canali vicini che sono stati ripuliti. A Ravenna i ricchi mosaici di pasta vitrea in stile bizantino sono ancora lì, e lo sguardo serafico di Giustiniano sembra rassicurare tutti. Le spiagge vicine sono ancora calde, complice anche questo mese di ottobre particolare e molta gente ne approfitta.
A Conselice, alla sede di Unigra, azienda simbolo di questo territorio, ferve il lavoro che è in veloce ripresa. Centinaia di famiglie dipendono da questa attività. Il personale, dopo l'alluvione, è stato protetto con la cassa integrazione, in diversi casi usando le ferie accumulate, portando avanti l'attività da remoto quando possibile. Adesso serve uno sguardo attento per notare i segni lasciati da un metro d'acqua, ma come per altre aziende, la faticosa ripresa procede.
Qualche giorno, poi riparto. Metto nel cassetto dei ricordi i volti visti e le storie ascoltate, i cappelletti, i bicchieri di vino, le calde giornate, i mosaici, le ceramiche, ma tra tutti, una frase carpita al volo passando a Bagnacavallo, esclamata nel tipico accento romagnolo e il cui ricordo credo meriti di essere condiviso: "Si, il giovane può sbagliare, ma va salvato! Anche lo Stato sbaglia!". Una frase che racchiude mille considerazioni, prima tra tutte: la rinascita non può che venire dai giovani. Che film, la vita.
Alessandro da Trento