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Suono ma nessuno apre

Suono ma nessuno apre

A cura di Matteo Fabbri

"Io, Roger Waters, sono più importante di The Weeknd". È vero, ma...

In un’intervista la leggenda dei Pink Floyd si è scagliata contro la stampa canadese, lamentando il fatto che quest’ultima abbia riservato molto più spazio all’esibizione di The Weeknd piuttosto che alla sua

Dunque, facciamo per un attimo quello che hanno fatto nei giorni scorsi tutti i siti acchiappa-like, ovvero decontestualizziamo la frase che Roger Waters, leggenda dei Pink Floyd, ha pronunciato a margine di un concerto: “Sono molto, molto, molto più importante di The Weeknd”. Applausi! Standing ovation! Premio Nobel! Certo, e come dargli torto? Lui è stato il co-leader di una delle band più importanti della storia del rock, mentre l’altro è “solo” una stella attuale della sfera pop/hip hop/R&B. Insomma, è un po’ come dire “voglio la pace nel mondo”. Sì, ok, siamo tutti d’accordo. Però...

Cerchiamo invece di essere seri e analizzare la questione per bene, senza farci prendere dal tifo da stadio. Cos’è successo esattamente? Circa una settimana fa l’ex Pink Floyd ha fatto tappa a Toronto per un concerto, in concomitanza con la data inaugurale del tour che la star della black music stava per intraprendere nella stessa città. In un’intervista Waters si è scagliato contro la stampa canadese, lamentando il fatto che quest’ultima abbia riservato molto più spazio all’esibizione di The Weeknd piuttosto che alla sua.

Ora, mi sembrerebbe davvero superfluo, e quasi offensivo nei confronti di chi legge, dover sottolineare che si tratta di due personaggi imparagonabili, ma lo faccio perché nell’epoca dei social non si sa mai: è ovvio che in termini assoluti Roger Waters sia superiore e col suo genio abbia contribuito a cambiare la storia della musica, mentre l’altro invece è ancora un artista relativamente giovane che ha molto da dimostrare. Però sulla questione nello specifico, secondo me, stavolta il “vecchio” ha toppato. Per tanti motivi, due in particolare. Innanzitutto perché The Weeknd non solo è canadese, ma è originario proprio di Toronto. Per cui mi pare abbastanza pacifico se la stampa del suo paese, in particolare quella della sua città natale, gli abbia dato più risonanza. Ma soprattutto bisogna considerare che siamo nel 2022, non nel 1974. The Weeknd è un fenomeno contemporaneo, peraltro nel pieno della sua carriera, non un novizio. In dieci anni ha già sfornato cinque dischi (per giunta tutti schizzati al numeri uno), e mentre sto scrivendo è il secondo artista al mondo come streaming su Spotify (che, come sappiamo, è un po’ il termometro di riferimento del successo musicale). In più, se non bastassero i numeri (sì, avete ragione, anche i Backstreet Boys vendevano milioni di dischi...), allora va evidenziato il suo stile riconoscibilissimo, la voce peculiare e un’ottima abilità di scrittura. Caratteristiche che l’hanno portato sotto l’ala protettiva di un guru come Quincy Jones (non Malgioglio).

Insomma, non vi sembra normale che i giornali si occupino prima di tutto di un artista al top della fama, mettendo invece in secondo piano una vecchia, per quanto rispettabile, volpe del rock? Se la vostra risposta è “no”, allora vi faccio la domanda successiva: voi nel 2022 preferireste assistere a una partita di calcio giocata da Van Basten, Zidane e Baggio ultracinquantenni e con la “panza”, oppure da Cristiano Ronaldo, Messi e Mbappè? I primi tre ci sanno sicuramente ancora fare col pallone tra i piedi e hanno indubbiamente cambiato la storia del calcio. Esattamente come Waters quella della musica. In termini assoluti tutti noi preferiamo il “Cigno di Utrecht”, “Zizou” e il “Divin Codino”, e scommetto che pure voi, come me, spesso fate un salto su YouTube per godervi gli highlights delle loro storiche giocate. Ebbene, quelle giocate resteranno per sempre, da ripescare quando ne abbiamo voglia. Così come la bella musica.

Ma il presente è un altro. Così come ai tempi dei Pink Floyd la stampa dava più spazio a loro piuttosto che ai pionieri degli anni '50-'60, allo stesso modo è scontato che i media attuali corrano più dietro a un astro del presente piuttosto che a un (enorme) musicista del passato. Io odio quando i giovani tacciano i più attempati di “boomerismo”, ma in casi come questi sembra quasi che se le cerchino...

A questo link è possibile ascoltare il podcast Suono ma nessuno apre

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