Giuseppe Matteucci svela "L’intricata vicenda del sepolcro e delle ossa di Dante"
Giovedì 2 dicembre, alle ore 17.30, nella sala Ragazzini in Largo Firenze a Ravenna, Giuseppe Matteucci presenterà il suo libro: "L’intricata vicenda del sepolcro e delle ossa di Dante". Introdurrà l'incontro Franco Gabici.
Il sommo Dante non ha mai avuto pace né da vivo e nemmeno da morto. E lo dimostra il fatto che dopo sette secoli dalla sua scomparsa stiamo ancora a discutere sulla vicenda delle sue ossa, una storia che parte da lontano e precisamente dal 1519 quando Firenze chiese a Ravenna di portare a Firenze le ossa del poeta. Non era la prima volta che i fiorentini pretendevano di avere le spoglie del poeta nella sua città natale, ma questa volta la richiesta era suffragata da papa Leone X che aveva autorizzato una delegazione di recarsi a Ravenna per prelevare le ossa e portarle a Firenze.
Ravenna all’epoca era ritornata sotto il Governo pontificio e pertanto al papa bisognava ubbidire. Non furono dello stesso avviso, però, i frati Francescani che dal 1261reggevano la basilica di S. Pier Maggiore (conosciuta poi come S. Francesco) e che si erano sempre considerati i custodi della Tomba di Dante dal momento che si trovava nella loro giurisdizione. I fatti sono arcinoti.
In una notte imprecisata i Francescani trafugarono le ossa dalla Tomba e le nascosero nel loro convento dove rimasero fino al 1810 quando, a causa delle leggi napoleoniche sulla soppressione degli ordini religiosi, dovettero abbandonare il convento. Prima di abbandonare Ravenna, però, decisero di nascondere le ossa e le murarono all’interno del Quadrarco di Braccioforte e lì rimasero fino al 1865 quando, a seguito dei lavori di ristrutturazione della zona, vennero casualmente scoperte. E oggi per nostra fortuna le ossa sono ancora a Ravenna conservate come un prezioso tesoro che dà lustro alla città insieme ai suoi mosaici.