D'Angelo (Ora x Ravenna): "Il disabile e l'altro, siamo noi"
La questione del disabile, o del “diverso”, come sovente viene definito chi ritenuto inidoneo o incapace di reggere il peso produttivo e sociale che la nostra civiltà impone, è diventata tema attualissimo di riflessione e di dibattito nell’ambito dell’inclusione sociale. Troppo spesso il disabile, qualunque ne sia la causa, è percepito come l’estraneo, come la non risorsa utile. Eppure l’agenda Europea 2030 per lo sviluppo sostenibile impegna a non lasciare nessuno indietro anzi enuncia: “Trasformazione verso una società sostenibile e coinvolgente per tutti”: è questo il tema scelto dalle Nazioni Unite per la Giornata internazionale delle persone con disabilità, che si celebra il 3 dicembre di ogni anno e che l’Onu nel messaggio che introduce la ricorrenza descrive come – "Le persone con disabilità, tanto come beneficiari quanto come agenti del cambiamento, possono tracciare velocemente il processo verso uno sviluppo inclusivo e sostenibile e promuovere una società più giusta per tutti". Dai dati Istat appare che il 28,7% delle persone con disabilità vive anche in povertà (dato questo che peggiora sensibilmente la già precaria qualità di condizione di vita), inoltre le persone con disabilità hanno maggiori possibilità di essere o divenire poveri e maggiori probabilità di rimanere a lungo disoccupate rispetto a persone senza disabilità. Questo è inaccettabile e se davvero l'obbiettivo per una società inclusiva e moderna è" non lasciare nessuno indietro" è necessario un cambio di paradigma culturale, affinché tutte le politiche assumano sempre come rilevante la disabilità e la libertà di rivendicarne i diritti spettanti. Molti di noi spesso si confrontano con il mondo della disabilità. Capita a coloro che già si occupano di persone diversamente abili per motivi professionali, a chi è parte attiva di associazioni di volontariato (vera risorsa del terzo settore) o a chi è coinvolto all’interno di esperienze personali o familiari (spesso in solitudine vivendo così un dramma maggiore). Ma può capitare di scontrarsi con il mondo della disabilità anche durante la quotidianità di tutti i giorni, anche quando ci sforziamo di non vedere. Talvolta riferito ad un soggetto disabile si pensa subito ad un “diverso”, a qualcuno a cui manca qualcosa. Diversità che però, non ha ragione di esistere se pensiamo che ogni essere umano si distingue oltre che per vissuti personali, anche per stili di vita, carattere, che lo rendono unico. Tutto ciò che è diverso è, allora certamente anche sinonimo di conoscenza, crescita e arricchimento. La persona con cui entriamo in contatto, prima di essere un/a disabile è una donna o un uomo. Il disabile, il diverso come in modo sprezzante talvolta lo definiamo, prima di tutto è un individuo con specifiche peculiarità e caratteristiche che non possono essere inglobate nella sua disabilità. Dimentichiamo che chi ha una disabilità, ha il diritto di volere essere parte integrante della società perché, seppur la vita non è stata benevola con lui, ha diritto come tutti di vivere in pieno la propria esistenza e socialità. Ma tutto ciò, per essere garantito, può e deve essere affrontato partendo da una nuova visione culturale, da un vero insegnamento del rispetto e dell’inclusione anche nei luoghi di socializzazione e cultura come la scuola. Occorre dare respiro e concretezza all’arte dell’educare e affrontare i temi della disabilità già nei banchi di scuola per formare i futuri cittadini a essere privi di pregiudizio e di distaccamento sociale ma capaci di esprimere una libertà di giudizio e di inclusione. Non aiuteremo nessuno a diventare persona libera senza concedergli il diritto di esserlo. A nessun disabile possiamo negare un valore quale il rispetto, il riconoscimento e il diritto di essere considerato cittadino.
Giancarlo D’Angelo, Ora x Ravenna