Eugenio Sideri presenta il romanzo "Ernesto faceva le case"
Giovedì 17 giugno, alle ore 18, presso la Sala Strocchi, c'è la presentazione ufficiale di “Ernesto faceva le case”, ultima fatica letterario del drammaturgo e regista Eugenio Sideri. Il romanzo è il primo testo in prosa di Sideri, abitualmente noto per la sua produzione teatrale. L’incontro, in presenza, sarà introdotto da Guido Ceroni e moderato da Alberto Cassani che dialogheranno con l’autore, intervallati da letture dal romanzo, a cura dell’attore Enrico Caravita (Lady Godiva Teatro). Per prenotazioni: pdcircoloprimacirc@gmail.com
Ernesto, protagonista del romanzo, vive nelle terre piatte dalle grandi nebbie, luoghi in cui le case appaiono distese come lunghe file di alberi, inghiottiti dalla nebbia umida e silenziosa, che avvolge la strada principale e ci conduce in su e in giù, ai lati opposti del paese abitato da alcuni dei protagonisti. Due parti poco distanti ma distinte, capaci di contenere gli umori e i rancori, le scelte politiche e gli amori, di uno dei tanti paesi di quelle terre e di quella strana gente che qualcuno definisce come ‘romagnoli’.
A squarciare l’incanto quasi soporifero di quelle terre c’è un nitrito, la forte risata del protagonista, il signor Ernesto che faceva le case. È lui che, sbattendo il pugno sul tavolo, tiene le fila dei suoi racconti sentenziosi, che vanno a dipanare la matassa intricata della sua famiglia. Intricata e resistente, come i lacci delle scarpe, come appunto gli Stringos, appellativo dialettale romagnolo per definire ‘i lacci’ (quelli delle scarpe, ma ancor più, nel nostro caso, nome dell’intera gens, nome antico ancor più dei cognomi).
Libero ed Edera, rispettivamente classe 1880 e 1881, sono i capostipiti della dinastia, che si dirama nelle campagne romagnole, tra mezzadri e braccianti, tra lotte sindacali e chi ha scelto da che parte stare, senza tentennamenti. Storie di preti e di anarchici che si ritrovano in una cantina a bere vino rosso, di amori che si misurano sulla forza di un pugno dato a scaraventare una porta, di partigiani e di nomi di battaglia, di fuitine tra fienili e raccolti, di preti e di suore che pedalano per le strade o si nascondono negli anfratti della memoria. E soprattutto di galantuomini, ché una stretta di mano sugella più di un contratto.