Sempre Verdi: con Luisa Miller il primo appuntamento all’opera del 2014
Il primo appuntamento con l’opera al Teatro Alighieri del 2014 è ancora nel segno di Giuseppe Verdi con Luisa Miller in programma venerdì (ore 20.30 – turno A) e domenica (pomeridiana alle 15.30 – turno B). La messa in scena del nuovo allestimento, coprodotto dai Teatri di Piacenza, Ferrara e Ravenna, è stata curata da Leo Nucci, grande interprete verdiano che nella sua lunga carriera ha vestito moltissime volte proprio i panni di Miller. Al suo fianco Stefano Rinaldi e Maria Grazia Cervetti per la realizzazione delle scene e Alberto Spiazzi per i costumi, mentre le luci sono di Claudio Schmid. Sul podio dell’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini – un filo rosso che unisce tutti i titoli della stagione - il maestro Donato Renzetti, accreditato specialista del repertorio romantico, mentre il Coro del Teatro Municipale di Piacenza è preparato da Corrado Casati. A dar voce ai personaggi dell’opera i giovanissimi solisti, età media 25 anni, selezionati dallo stesso Leo Nucci durante l’ultima edizione del concorso Voci Verdiane di Busseto che hanno partecipato al Corso di alto perfezionamento per interpreti del canto con specializzazione nel repertorio verdiano di cui Nucci è stato docente principale e responsabile didattico. Dunque, Giulia Della Peruta e Silvia Pantani si alterneranno nel ruolo della protagonista; Vincenzo Costanzo e Medet Chotabayerv in quello di Rodolfo; Mansoo Kim e Byunghyuk Choi in quello di Miller, Tamta Tarieli e Junhua Hao nei panni di Federica. A completare il cast, Gianluca Lentini come Conte di Walter, Cristian Saitta per il perfido Wurm, Angela Angheleddu Laura e Bruno Nogara Contadino.
Dopo la trilogia delle opere verdiane tratte da Shakespeare, che a novembre hanno concluso la XXIV edizione di Ravenna Festival, con Luisa Miller la stagione dell’Alighieri offre ora la possibilità di riflettere sul rapporto tra Verdi e un altro grande drammaturgo, questa volta settecentesco e tedesco, dalla cui produzione il compositore attinse più volte per le proprie opere: Friedrich Schiller. Nella scelta del soggetto per la travagliata commissione del Teatro San Carlo di Napoli – dove l’opera fu rappresentata per la prima volta l’8 dicembre 1849 – Salvatore Cammarano ritornò nella primavera del 1849 su un’ipotesi formulata dallo stesso Verdi tempo addietro: la riduzione del dramma in prosa Kabale und Liebe (“Amore e raggiro”) di Schiller. L’operazione fu assai complessa e richiese diversi mesi di lavoro, documentati dal fitto carteggio intercorso fra i due artefici. Nell’esperto Cammarano, Verdi trovava sì un librettista disposto a riconoscere le ragioni della musica, ma anche un uomo di teatro forte di un mestiere solidamente costruito, dunque non malleabile fino al punto da rinunciare alle proprie convinzioni: così fu il compositore a dover soprassedere su più d’un’idea; non però su quella, che egli ravvisava di centrale importanza in Schiller («domina come il fato tutto il dramma») dell’«infernale intrigo tra Walter e Wurm», cui diede spazio col duetto dell’atto secondo. Arrivando addirittura ad anticipare la figura di Jago – come è ravvisabile non solo nella caratterizzazione di Wurm ma anche in taluni dettagli della sua parte musicale -, nonché a lasciare intravedere segni premonitori di diverse altre sue opere. Si capisce che Luisa Miller ha un ruolo fondamentale nella produzione verdiana - considerata da molti la chiave di volta nella carriera del compositore – per come segna il passaggio dalle vicende grandiose celebrate nelle opere precedenti ad una maggiore attenzione per le storie individuali e le emozioni dei personaggi. Al centro di Luisa Miller infatti non risiede più la descrizione dell’evento storico ma le passioni umane: amore, vendetta, desiderio di potere, affetto filiale. E la complessità dei personaggi si realizza in una nuova suggestione melodica, capace di sondare le più intime pieghe dell’anima e prepararsi alla straordinaria stagione della maturità verdiana; abbandonati drammi corali e personaggi monumentali Verdi si cimenta con un dramma della borghesia, scavando nella psicologia e nelle emozioni di Luisa, l’eroina della vicenda, come mai aveva fatto in passato.
Leo Nucci, dopo aver interpretato tante volte Miller, ha ritenuto fosse il momento di mettersi alla prova nella realizzazione scenica di un’opera, operazione che ritiene debba essere condotta osservando scrupolosamente le indicazioni presenti in partitura: “rappresentare il dramma curando con attenzione la coerenza di ogni gesto, coordinando i gesti stessi con il canto, dando pieno risalto alla drammaturgia musicale”. Ma il celebre baritono non si definisce regista poiché, come ha lapidariamente dichiarato, “il regista è Verdi. Io mi limito a mettere in scena Luisa Miller”. Secondo Nucci infatti “in una partitura il compositore ha previsto tutto” e “fraseggiare secondo le intenzioni del compositore vuol dire farne capire anche le intenzioni più riposte”, come il desiderio iniziale di Rodolfo di essere accolto da Miller e dalla comunità del paese, o la schiettezza e la dignità di Miller, soldato in pensione. Tuttavia sono possibili alcune libertà, cosicché e infatti Nucci ha scelto di ambientare Luisa Miller non nel Seicento, come prescrive il libretto, ma nell’Ottocento, poiché a suo avviso in quest’opera “nella Miller Verdi punta a mettere in scena un dramma il cui nucleo si sottrae al tempo dell’azione”.
La vicenda, secondo il libretto, è ambientata in Tirolo, nella prima metà del XVII secolo. Nella modesta casa di Miller, vecchio soldato in ritiro, si festeggia il compleanno della giovane Luisa, innamorata del misterioso Carlo, in realtà Rodolfo, figlio del conte di Walter. Miller è preoccupato per la sorte della figlia: è convinto che un nobile non sposerà mai una contadina, tanto più che il giovane Rodolfo, pur sinceramente innamorato di Luisa, è promesso sposo alla duchessa Federica. Anche Wurm, malvagio castellano di Walter, ama Luisa e la chiede in sposa ma Miller, che conosce i veri sentimenti della figlia, nonostante le insistenze, cerca di sottrarsi alla richiesta. Ma il Conte di Walter accusa Luisa di avergli sedotto il figlio e la condanna, insieme al padre, al carcere. Rodolfo reagisce e ne chiede la liberazione, ma Wurm riesce a convincere Luisa che l’unico modo per salvare il padre sia rinnegare il proprio amore per il giovane, dichiarandosi pronta a sposare Wurm stesso. Rodolfo, sconvolto, accusa l’amata di tradimento e, versato del veleno in una tazza ne beve e ne offre a Luisa. Questa, in punto di morte, svela la verità a Rodolfo, per poi dare l’ultimo addio al padre, mentre il giovane, prima di morire accanto a lei, riesce in un’estrema vendetta a trafiggere Wurm con la spada.