Giornate del Fai, alle Cappuccine il calco dell’Hera Ludovisi dopo il restauro
Il FAI (Fondo Ambiente Italiano) delegazione di Ravenna, propone venerdì alle 18, al museo civico delle Cappuccine di Bagnacavallo in via Vittorio Veneto 1/a, una speciale “anteprima” provinciale delle Giornate FAI di Primavera 2014. Oltre alla presentazione dettagliata dei beni aperti sul territorio provinciale, la serata sarà incentrata sulla figura di Ottaviano Augusto e sull’uso propagandistico delle immagini come mezzo per l’esercizio del potere. Si tratta di un esclusivo “regalo” che il FAI ravennate vuole fare ai propri iscritti.
L’occasione per parlare di questo argomento sarà la presentazione al pubblico di un pregevole calco ottocentesco da originale di età augustea (I sec. d.C.) conservato nel museo bagnacavallese, calco che da poco è stato recuperato grazie a un restauro fatto eseguire dal Comune di Bagnacavallo che ne ha consolidato la struttura e ripristinato l’unità estetica. Si tratta di una grande testa in gesso rappresentante la dea Hera (Giunone) il cui originale è la celeberrima “Hera Ludovisi”, conservata nel museo romano di palazzo Altemps. La presentazione sarà affidata a Diego Galizzi, conservatore del museo civico delle Cappuccine, con la relazione “Da Goethe a Enzo Morelli passando per Arturo Martini. Un caso di fortuna e continuità del modello classico”.
Seguirà un intervento di Tommaso Gnoli, docente di Storia romana dell’Università degli Studi di Bologna, per approfondire “L’imperatore Ottaviano Augusto e la propaganda per immagini”. Al termine, sarà offerto un aperitivo nel chiostro del museo, in collaborazione con l'azienda biologica Celti Centurioni di Bagnacavallo. L’iniziativa è a cura della Delegazione FAI di Ravenna, in collaborazione col Comune di Bagnacavallo e il museo civico delle Cappuccine.
CENNI STORICI
L’Hera Ludovisi apparteneva a una delle collezioni di sculture antiche più celebri e ricche di Roma, la collezione del cardinale Ludovico Ludovisi, nipote di Gregorio XV. L’opera ebbe un’enorme fama a partire dalla fine del Settecento, soprattutto in Germania, dove si cominciarono a produrre diversi calchi anche sulla scia dell’entusiasmo per questa scultura da parte di Winckelmann. Il più autorevole estimatore di questa testa fu senz’altro Goethe, che la definì “il mio primo amore romano”. Volle a tutti i costi avere un calco di questa testa, un calco oggi conservato nella sua casa natale ed identico a questo del Museo di Bagnacavallo.
Sul finire dell'Ottocento, sulla base di confronti con alcuni rilievi antichi, si giunse a ipotizzare che questo volto di Hera fosse in realtà un'immagine idealizzata di una donna della famiglia imperiale di età giulio-claudia (I sec. d.C.). In particolare, sulla base del confronto con un rilievo dell'Ara Pacis, si è proposto di riconoscere in questo volto femminile divinizzato quello di Antonia minore, figlia di Marco Antonio e di Ottavia, figlia dell'Imperatore Ottaviano Augusto. Antonia era ricordata come saggia e virtuosa; negli ambienti della famiglia imperiale si è dunque deciso di farne un'immagine divinizzata, con uno stile di gusto classicistico.
L’importanza del calco bagnacavallese, oltre che per il celebre modello, si deve anche alla storia che ha attraversato. Questo calco è appartenuto al pittore Enzo Morelli, che lo tenne nel suo studio e al quale spesso si ispirò nelle sue opere. La grande testa fu donata a Morelli dallo scultore Arturo Martini, che probabilmente la teneva a sua volta nello studio e dalla quale certamente trasse ispirazione.