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Confesercenti lancia l'allarme: "Il commercio al dettaglio è un malato grave"

La presidente d’area Ravenna•Cesena di Confesercenti, Monica Ciarapica ed il direttore, Graziano Gozi: "Non sono sufficienti gli sforzi, spesso importanti ed apprezzabili, degli Enti Locali: il malato è grave e l’aspirina non è sufficiente"

“Nel 2013, in Italia, avevano aperto quasi 45.000 attività di commercio al dettaglio in sede fissa. Nel 2023 supereranno di poco le 20.000. Stessa situazione per il commercio ambulante: 13.000 aperture nel 2013 mentre non raggiungeranno le 4.000 nel 2023”. Lo affermano in una nota la presidente d’area Ravenna•Cesena di Confesercenti, Monica Ciarapica ed il direttore, Graziano Gozi. “L’Emilia-Romagna – proseguono Ciarapica e Gozi - segue lo stesso trend ed anche le province di Ravenna e Forlì-Cesena non vivono tempi migliori. Un commercio senza futuro? Senza ricambio? Il commercio al dettaglio, nello specifico quello non alimentare, con il Covid e con i successivi eventi tragici potrebbe aver subìto un colpo devastante. In Romagna e in tutto il Paese. Si tratta di un settore che attraversa da tempo una crisi strutturale. La crescita esponenziale delle vendite on line avvenuta durante la pandemia, non è altro che un acceleratore di un percorso già delineato”.

“Se da tempo servivano interventi radicali - spiegano presidente e direttore di Confesercenti - ora le decisioni sono indispensabili e urgenti. Non sono sufficienti gli sforzi, spesso importanti ed apprezzabili, degli Enti Locali: il malato è grave e l’aspirina non è sufficiente. I piccoli borghi, le periferie delle città, sono già desolatamente prive di attività commerciali al dettaglio e le nostre località hanno sempre più vetrine spente. Avanti di questo passo, in pochi anni cambierà la fisionomia delle nostre città: non saranno più piacevoli da passeggiare, animate e illuminate come le abbiamo conosciute per centinaia di anni. Un mestiere non più appetibile per le giovani generazioni perché non più gratificante sul piano economico”. “Vanno stravolte le regole – insistono Monica Ciarapica e Graziano Gozi - per esempio abbattendo l’Iva o dimezzando l’Irpef per chi sceglie questa professione. Il carico fiscale privilegiato per i colossi delle vendite on line è un’ingiustizia insopportabile, davanti agli occhi di tutti. Come può competere in queste condizioni il piccolo esercente vessato da tasse e imposizione fiscale sproporzionata ai ricavi? Chiediamo agli amministratori locali ed ai parlamentari del territorio di farsi carico di un problema imponente e porlo con forza sui tavoli della politica nazionale ed europea”. Anche la nuova Legge regionale sul commercio sulla quale ci riserviamo un approfondimento di merito, non potrà invertire una tendenza in atto da anni nonostante l’importante dotazione di 18 milioni di euro a supporto delle imprese”.

“Nei Centri Storici – conclude la nota di Confesercenti - è centrale anche il tema del decoro, e l’equilibrio fra attività commerciali e di somministrazione, affinché non sia esasperata la tendenza a trasformarsi in un luogo puramente ricreativo ma che rimane di riferimento per il cittadino. Su questi filoni è opportuno utilizzare strumenti adeguati, che impongano la bonifica ed il tamponamento delle vetrine sfitte degradate, che così pesantemente impattano sull’immagine delle vie. Indispensabile, inoltre, affrontare il tema del “caro affitti”, a partire da quelli praticati negli immobili di proprietà degli enti pubblici”.
 

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